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Shutdown, l’allarme dei controllori (a lavoro senza stipendio): «Volare negli Usa è meno sicuro giorno dopo giorno»

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Nei trenta aeroporti più grandi degli Stati Uniti, da giorni non si presenta al lavoro tra il 20 e il 40% dei controllori di volo, dieci-tredici volte il tasso medio. Nell’area di New York — una delle più trafficate del mondo — venerdì scorso il tasso di assenza nelle torri e nei centri radar ha toccato l’80%, costringendo a rallentare i movimenti, a distanziare maggiormente gli aerei e in alcuni casi a farli procedere su rotte alternative. L’associazione di categoria denuncia un numero record di dimissioni, che porta il personale — già al di sotto della soglia ottimale — a essere inferiore a quello del 2019, mentre il traffico aereo è oggi nettamente superiore. E anche se le compagnie portano cibo e bevande nei centri di controllo, tra i controllori cresce una domanda inquietante: quando si arriverà al punto in cui tutto questo porterà all’errore fatale e al disastro? L’incidente delle 5.13 del pomeriggio, ora locale (le 23.13 in Italia) all’aeroporto “Mohammed Ali” di Louisville, nel Kentucky, di cui non si sanno ancora le cause, di certo alimenterà le polemiche

Busta baga da zero dollari

Oltre un mese dopo l’inizio dello shutdown (il blocco della pubblica amministrazione), dal 28 ottobre circa 11 mila controllori di volo — lavoratori pubblici che svolgono funzioni essenziali — hanno iniziato a ricevere le prime buste paga dal valore di zero dollari. Nonostante questo, sono obbligati a continuare a lavorare. In molti si mettono in malattia e il personale ridotto costringe le autorità a rallentare decolli e atterraggi per garantire la sicurezza. Secondo i calcoli dell’associazione che riunisce i vettori statunitensi, più di 3,2 milioni di passeggeri hanno già subìto ritardi o cancellazioni dall’inizio dello shutdown.

«I soldi stanno finendo»

«Si respira un’aria tesa, peggiore di quella del 2019, durante il precedente shutdown», racconta al Corriere un controllore dell’area di New York. «Le bollette si accumulano, il costo della vita qui è altissimo, e al supermercato non ci dicono certo che potremo pagare quando torneremo a ricevere lo stipendio». Spese per la casa, l’auto, la scuola dei figli, le visite mediche. «Dobbiamo pagare tutto subito e la liquidità si riduce rapidamente». E in tutto questo, ricorda il presidente della National Air Traffic Controllers Association, Nick Daniels, «i controllori di volo devono mantenere il 100% di concentrazione per il 100% del tempo».

Le testimonianze

Daniels parla apertamente di «pressione finanziaria». «Ho ricevuto un messaggio da un controllore che diceva: “Sto finendo i soldi. E se lei non riceve le medicine di cui ha bisogno, muore. È la fine”». «La pressione è reale», conferma in conferenza stampa Joe Segretto, che lavora in un centro radar dell’area di New York. «Abbiamo persone che cercano di mantenere questi aerei sicuri, tirocinanti che stanno imparando un lavoro frenetico, stressante e complesso, e che ora devono anche preoccuparsi di come pagare le bollette».

L’opzione della chiusura

La sera di martedì 4 novembre, il sito della Federal Aviation Administration (Faa) mostrava «ground delay» — ritardi imposti — in diversi aeroporti del Paese. La ragione ufficiale: «due to other», «a causa di altro». Ma il dettaglio rivela sempre lo stesso motivo: carenza di personale, soprattutto nelle torri di controllo. Il segretario ai Trasporti, Sean Duffy, ribadisce che volare resta sicuro, ma avverte che se la chiusura del governo federale dovesse proseguire ancora una settimana «potrebbe portare al caos» tanto da costringerlo «a chiudere parte dello spazio aereo nazionale».

I numeri

Quest’anno, secondo il Dipartimento dei Trasporti, il 5% dei ritardi dei voli è stato attribuito alla carenza di controllori di volo. Ma nelle ultime settimane, la mancanza di personale in alcuni aeroporti — anche grandi hub — è stata responsabile del 44% degli 8.700 ritardi registrati domenica scorsa. Giornata in cui, secondo la piattaforma Cirium, si sono verificati rallentamenti a Newark (New York), Orlando e Nashville. Quel giorno, attraverso i varchi di sicurezza, sono transitate 2,27 milioni di persone, secondo la Tsa

Carenza di personale

Tra sabato 1° novembre e martedì 4 novembre oltre 19 mila voli sono atterrati in ritardo, circa 650 sono stati cancellati, secondo i calcoli effettuati sui numeri forniti da FlightAware. «Oltre a dover capire come pagare l’affitto, il mutuo, la spesa e le utenze, i nostri iscritti devono affrontare ulteriori difficoltà legate al lavoro, come trovare il modo di pagare la benzina o i servizi di assistenza all’infanzia», denuncia in una nota l’associazione dei controllori di volo. Che parla di «distrazioni inutili» che stanno portando «a un sistema sempre meno sicuro di giorno in giorno». I controllori certificati oggi sono 10.800, a fronte di un fabbisogno ottimale di 14.633.

«Iniziano a dimettersi»

A NewsNation, il presidente dell’associazione ha raccontato che lo shutdown «ha portato a un aumento delle dimissioni». «È una novità — ha detto —. Abbiamo meno controllori rispetto al 2019. E se si aggiunge a tutto questo la strumentazione inaffidabile, il rischio è destinato ad aumentare». I cieli americani stanno ancora cercando di superare i troppi “incontri ravvicinati” tra aerei e il grave incidente di fine gennaio, quando un elicottero militare si è scontrato con un volo di linea all’aeroporto di Washington, uccidendo 67 persone.

Il precedente del 2019

Ogni giorno che passa, secondo gli addetti ai lavori, aumenta il rischio di incidente. «Non certo per incapacità nostra», ripete più volte al Corriere il controllore di volo di New York. «Ma perché oggettivamente sta diventando impossibile separare i problemi a casa dal lavoro quotidiano». E chi sta in torre o nelle sale radar ha bisogno della massima concentrazione. Per questo più di qualcuno ritiene che lo shutdown dovrebbe finire proprio per evitare che una crisi gestionale si trasformi in tragedia. Come già accaduto nel precedente blocco amministrativo, nell’autunno del 2019, durante il primo mandato di Donald Trump. Ma allora il tasso di assenze nelle torri era attorno il 10%. Meno della metà dei valori attuali.

lberberi@corriere.it

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5 novembre 2025

5 novembre 2025

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