Home / Esteri / Aileen Wuornos, la giustiziera che uccideva «gli uomini cattivi»: il disturbo di personalità ignorato e le sei condanne a morte. «Quante volte volete uccidermi?»

Aileen Wuornos, la giustiziera che uccideva «gli uomini cattivi»: il disturbo di personalità ignorato e le sei condanne a morte. «Quante volte volete uccidermi?»

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Il 9 ottobre 2002 Aileen Wuornos viene giustiziata con un’iniezione letale nel carcere della Florida, dieci anni dopo essere stata condannata per gli omicidi di sette uomini commessi tra il 1989 e il 1990. Poco prima di morire, ammetterà: «Per me questo mondo non è altro che malvagità. Sono una che odia profondamente la vita umana e ucciderebbe di nuovo. Ho l’odio che mi striscia dentro».

Vittima o mostro?

La sua storia ha smosso l’opinione pubblica, che per anni si è chiesta se fosse giusto riservarle una fine simile dopo una vita fatta di sofferenze e violenze («ho subito in tutto trenta abusi, compreso uno stupro di gruppo al liceo» confessa alla regista Jasmine Hirst nel 1997); e ha attirato l’attenzione di scrittori e registi, che per anni hanno cercato di mettere in luce anche la vittima che c’era in lei, oltre al mostro. 

Patty Jenkins, una delle registe che hanno seguito fin dall’inizio il suo caso, l’ha raccontata in Monster, affidando il suo ruolo a Charlize Theron, con cui l’attrice ha vinto anche un premio Oscar. E ora Aileen Wuornos torna sullo schermo grazie al documentario Netflix Aileen: Storia di una serial killer, che ripercorre la sua storia attraverso i video dei processi e le interviste del tempo.

L’arresto del padre, incinta a 14 anni

Nata nel 1956 a Rochester, nel Michigan, perde prima il padre – schizofrenico, condannato per molestie su minori e suicida in carcere – e poi la madre, che la abbandona con i fratelli alla cura dei nonni. Una volta cambiata casa però, la situazione peggiora. Il nonno è alcolizzato e severo ai limiti del militaresco: «Era stato un sergente, mi impartiva un’educazione rigida e ferma. Una volta per sbaglio mi colpì in faccia con la cintura, ma non fu un fatto grave» racconta Wuornos.

A dieci anni ha il suo primo rapporto sessuale, a undici beve e fuma, mentre a quattordici rimane incinta dopo essere stata violentata da un amico di famiglia. Qualche mese dopo la nascita del bambino, la nonna muore per insufficienza epatica e lei viene cacciata di casa. Per mantenersi inizia a prostituirsi: ha solo sedici anni.

Il matrimonio durato due mesi

Qui cominciano anche i problemi con la legge: prima gli arresti per prostituzione, poi per possesso illegale di arma da fuoco, infine per aggressione e rapina. Nel 1976, appena ventenne, sposa il facoltoso 69enne Lewis Gratz Fell. 

Nove settimane dopo il fratello muore per un cancro all’esofago e la ragazza ottiene 10 mila dollari dall’assicurazione che la spingono ad annullare le nozze appena celebrate e a trasferirsi in Florida, dove si innamora della cameriera Tyria Moore, con cui va a convivere.

Aileen Wuornos, giustiziata per l'omicidio di sette uomini: le trenta violenze subite, la maternità a 14 anni, la prostituzione a 16 e le discussioni sulla condanna

Gli omicidi in serie 

È proprio in Florida che inizia la vita da serial killer di Aileen Wuornos. Il primo omicidio avviene la notte del 30 novembre 1989. Il corpo dell’uomo, l’elettricista Richard Mallory di 51 anni, verrà ritrovato il 13 dicembre in un bosco vicino a Daytona.

Qualche mese dopo, il 5 maggio 1990, le autorità trovano il corpo di un altro uomo, anche lui ucciso da due colpi di calibro 22, proprio come Mallory. A giugno compare un terzo cadavere, questa volta identificato come David Spears. Stessa arma del delitto. Così come i precedenti, era un uomo bianco di mezza età il cui corpo è stato ritrovato nel bosco, con l’auto abbandonata poco più lontano e i sedili spostati in avanti. 

Sul suo mezzo non ci sono prove che possano aiutare le forze dell’ordine a risalire all’omicidia. Il sospetto però, è che possa trattarsi di una donna: su tutte le scene del crimine vengono ritrovati preservativi usati e capelli biondi. 

Pochi giorni dopo, viene trovato il corpo decomposto di un quarto uomo. Dopodiché è il turno di Eugene Burness. Infine, a settembre, vengono ritrovati i cadaveri di Dick Humphreys e del poliziotto in pensione Walter Jeno Antonio. 

Tutti questi uomini sono stati uccisi utilizzando una calibro 22. A quel punto è chiaro: deve trattarsi di una prostituta che addesca gli uomini e poi li uccide.

La svolta nelle indagini e l’arresto

La vera svolta arriva con l’aiuto della stessa Wuornos. La polizia infatti, cercando indizi nei banchi dei pegni della zona, viene a sapere che una donna ha consegnato una videocamera appartenuta a Mallory, il primo uomo ucciso, su cui trovano le stesse impronte della scena del crimine

Wuornos viene arrestata mentre si trova a una festa di motociclisti. L’accusa inizialmente è di porto d’armi abusivo. Poi, grazie alla collaborazione della sua compagna, Tyria Moore, l’accusa diventerà di omicidio.

Nei mesi seguenti, cercando di proteggere Moore dalle accuse («ti amo, se devo confessare tutto per tenerti fuori dai guai lo farò» la si sente dichiarare durante un’intercettazione telefonica mentre è in chiamata con Tyria), ammette tutti gli omicidi, assumendosi ogni responsabilità.

La condanna a morte

Il primo processo, quello per la morte di Mallory (in Florida ogni omicidio è considerato un reato da giudicare in maniera separata e autonoma), si tiene a gennaio del 1992 e dura qualche settimana. La corte della Florida la condanna alla pena di morte, nonostante i tentativi da parte della difesa di sottolineare che Wuornos aveva subito violenze da parte della vittima e di aver dunque agito per difesa

«Mallory mi ha messo una corda intorno al collo» dichiara la donna nel corso del processo. «Mi ha detto di non provare a scappare altrimenti mi avrebbe ucciso e poi avrebbe avuto un rapporto con il mio cadavere, come aveva fatto con le altre, e poi mi ha violentato. Solo dopo il secondo omicidio non mi interessava più nulla, se dovevo finire sulla sedia elettrica, tanto valeva uccidere qualche brutta persona. Ma mi dispiace tanto, non ero più in me». 

Tornerà più volte su questo tema nel corso delle interviste rilasciate in carcere, sottolineando di aver iniziato a uccidere per autodifesa, promettendo a sé stessa che se qualcun altro avesse provato a violentarla «avrebbe desiderato non aver mai incontrato questa prostituta», e poi, sapendo che, in caso di arresto, sarebbe stata condannata alla sedia elettrica, «tanto valeva fare fuori qualche stupratore. La terza vittima era un idiota, un trafficante di droga. Io sono contraria alla droga, e quando iniziò a parlare di trafficare… lo feci fuori. Quello fu un vero omicidio di primo grado, non mi interessava più niente in quel momento, non ero più in me dopo gli stupri. La vera Aileen non è una serial killer, ma a quel punto ero persa, e alla fine lo sono diventata».

Nonostante il processo riguardasse solo l’omicidio di Mallory, il giudice permise al pubblico ministero di portare anche le prove relative agli altri sei omicidi: gli servivano, infatti, per dimostrare che Wuornos, durante le confessioni, non aveva mai parlato di aver subito violenze, smontando così la sua difesa. E così, a fine gennaio, Wuornos viene condannata alla pena di morte per mezzo della sedia elettrica (con il nuovo millennio lo Stato della Florida passerà all’iniezione letale).

Il disturbo di personalità

Solo qualche anno dopo, grazie alle indagini dei media, si scoprirà che Mallory era stato condannato, in passato, a dieci anni di carcere per stupro violento in un altro Stato. Atti che non sono mai stati portati in tribunale, e che forse sarebbero serviti per sostenere la tesi della legittima difesa. 

A quel punto però, non serve a nulla il ricorso in appello: le perizie la indicano capace di intendere e di volere, nonostante le fosse stato diagnosticato un disturbo di personalità antisociale e borderline. Wuornos affronterà altri sei processi, per gli altri sei omicidi commessi, tutti conclusi con la stessa sentenza. A tutti si presenterà affermando di non voler ribattere alle accuse, di non voler nemmeno essere presente, tanto il suo destino era già segnato («quante volte volete uccidermi?» dirà alle telecamere). Solo l’ultimo processo, quello per l’omicidio dell’ex poliziotto, non si terrà, probabilmente perché la corte non lo riteneva più necessario viste per condanne precedenti.

Morirà tramite iniezione letale il 9 ottobre 2002, a 46 anni, dopo averne trascorsi dieci nella prigione di Stato di Raiford, in Florida. Il suo corpo è stato cremato e le sue ceneri disperse nell’aria.

4 novembre 2025

4 novembre 2025

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