«Quando sono diventata cieca chiedevo ai volontari della protezione civile di stare al mio fianco mentre dormivo. Quel “buio” mi faceva venire gli attacchi di panico. Oggi nel mio letto c’è il mio cane guida». Vanessa Casu sa com’è il mondo. Lo ha visto con i suoi occhi fino a 20 anni. Conosce il colore del cielo di Roma, dove vive, e quello del prato dove ogni giorno porta a passeggio Pancake, la sua cagnolona d’assistenza. Eppure, oggi li distingue in modo diverso. Non più grazie alla vista, ma agli altri sensi «attraverso rumori, odori e soprattutto al mio Labrador», racconta.
Un percorso di rinascita che la trentenne – cantautrice, batterista, kickboxer agonista e content creator da più di 150mila follower – ha dovuto seguire quando «l’ennesima emorragia ha colpito i miei occhi e sono stata operata d’urgenza. Al risveglio il “buio” più totale. O meglio: vedevo dei lampi di luce, causati dalla calcificazione della cornea. Conviverci all’inizio è stata dura. L’idea di non poter “controllare” più il mondo che mi circondava mi tormentava e ho iniziato a soffrire di attacchi di panico. Per due anni non sono mai uscita e chiamavo i volontari della protezione civile, chiedendo se potessero venire a casa per stare un paio d’ore vicino al mio letto mentre dormivo. La consapevolezza che qualcuno mi “sorvegliasse” era l’unico modo per risposare».
Ma la totale cecità di Vanessa è stata solo l’apice di una lunga malattia iniziata «a dieci anni, quando mi hanno diagnosticato l’artrite reumatoide, che con il tempo ha colpito anche le cornee. Poco dopo, a soli tredici anni, ho perso l’occhio destro che infatti oggi è finto. L’altro, invece, ha avuto un peggioramento graduale, ma a vent’anni non c’è stato più nulla da fare. Come una bambina ho dovuto imparare di nuovo a camminare e prendere dimestichezza con gli spazi, ma soprattutto capire che essere ciechi non è un limite».
E in questo, ad aiutarla, ora c’è la sua cagnolona d’assistenza Pancake. Una cucciola di Labrador dal manto color miele, che però non è arrivata subito. In Italia, infatti, tra la richiesta di un cane guida e la sua assegnazione possono passare anche due anni. La domanda è più alta degli animali disponibili. Il nodo è nell’addestramento: lungo, costoso ed eseguito solo da cinque scuole abilitate in tutto il paese. Ed ecco spiegati i ritardi che hanno colpito anche Vanessa: «Ho fatto domanda nel 2019, ma lei è arrivata solo a novembre del 2021. Per tutta la pandemia mangiavo pancake e, sapendo già di volerla chiamare così, immaginavo il suo arrivo a casa».
Una decisione, quella di condividere la sua vita con un cane guida, maturata dopo una lunga riflessione. «Non ho fatto richiesta appena diventata cieca, perché ho grande rispetto per gli animali. Per diverso tempo ho pensato che il mio stato non mi avrebbe permesso di essere una brava padrona per lei: prima di essere d’assistenza, sono cani e meritano le stesse attenzioni che vengono date ai loro simili da compagnia. Poi l’incontro con un’altra persona cieca e il suo fedele amico a quattro zampe ha cambiato la mia visione. Oggi Pancake è tutto, senza di lei non potrei vivere, ma non è una questione di “dipendenza” o “necessità”: la percepisco come una figlia, una parte di me, al di là del supporto concreto che mi da. Prima di essere i miei occhi, è il mio cuore».
Un legame indivisibile, che – per quanto la legge consenta alle due di essere inseparabili, permettendo l’accesso dei cani guida anche nei luoghi dov’è vietato l’ingresso agli animali – spesso viene interrotto da «chi mi dice “signora, il suo cane qui non può entrare” e mi ritrovo a dover spiegare la norma che mi tutela. Non è questione di discriminazione, ma di disinformazione».
E proprio per arginare l’assenza di conoscenza sul mondo dei ciechi, Vanessa ha creato da circa sette mesi una rubrica social dal titolo «Ti piace il mio cane guida?». Una serie di reel pubblicati sul suo profilo Instagram, dove la trentenne romana si mostra con il suo cane guida mentre affrontano le sfide quotidiane per «abbattere gli stereotipi sulle persone cieche. Non mi sono mai sentita come alcuni occhi mi hanno guardata: limitata. Per questo attraverso i video mostro la mia vita, che è addirittura più bella di tante altre ritenute “normali”. Io e la mia cagnolona facciamo squadra, divertendoci mente insieme ci orientiamo e schiviamo gli ostacoli per strada come fosse un videogioco».
4 novembre 2025 ( modifica il 4 novembre 2025 | 09:05)
© RIPRODUZIONE RISERVATA




