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Un sindaco musulmano e «socialista» a New York? I giovani spingono per l’«uragano Mamdani»

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È la mia quarta elezione di un sindaco a New York. Non avevo mai visto nulla di simile. «Uragano Zohran Mamdani»: impressionante. Date le previsioni di alta affluenza, mi sono avvalso dell’opzione di voto anticipato. Ma già sabato, tre giorni prima dell’Election Day, ho dovuto fare una lunga fila al seggio. Prima ancora di arrivarci, per strada incontravo gruppi di volontari della sua campagna elettorale: giovani, multietnici, entusiasti e sorridenti. Questo 34enne di origini indiano-ugandesi ha scatenato un effetto generazionale. I giovani in America sono un elettorato mobile e imprevedibile: sono stati spesso assenteisti; nel 2024 si sono spostati verso Donald Trump. I comizi di Mamdani non lasciano dubbi: questa è la «loro» elezione. 

Il sindaco musulmano

Sono le ragazze e i ragazzi l’esercito in marcia che promette questo evento storico: l’elezione del primo sindaco musulmano. Nella città-martire dell’11 settembre, quando tremila innocenti morirono nell’attacco di Al Qaeda. Nella più grande metropoli ebraica fuori dallo Stato d’Israele. Sindaci islamici ce ne sono già in alcune città occidentali: Londra e Rotterdam; negli Stati Uniti un paio di comuni del Michigan. Ma New York è speciale, se i sondaggi saranno confermati, l’impatto mondiale sarà unico. 

Il sindaco di New York diventerebbe il primo politico innalzato dalla Generazione Gaza a un incarico di questa importanza e visibilità. Un aneddoto illustra questa risonanza planetaria: pochi giorni fa ho incontrato a Manhattan lo sceicco Al Thani, premier del Qatar, a un dibattito sul Medio Oriente. Mediatore-capo tra Israele e Hamas, pure lui ha dovuto rispondere alla domanda: che impatto avrà nel mondo arabo, l’elezione di Mamdani? (Se l’è cavata nel modo più diplomatico possibile). Oltre alle origini, alla religione e alle posizioni filo-palestinesi, Mamdani ha un programma «socialista»: nel cuore del capitalismo globale, nella sede di Wall Street

È un’altra ragione per cui i giovani si sentono protagonisti di una rivoluzione. Devo risalire al 2008, alla crisi dei mutui subprime e alla prima elezione di Barack Obama, per ritrovare un clima così eccitato. Oggi la grande crisi, invece dei mutui, è la presidenza Trump. La base di Mamdani è convinta che la sua vittoria darà la risposta più forte possibile al trumpismo. 

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Affitti e sfratti

Quando sapremo il risultato, se la previsione verrà confermata, sarà il momento di ragionare sulla fattibilità del suo programma radicale: blocco dei fitti e degli sfratti, gratis asili e scuole e assistenza per l’infanzia, gratuiti anche i trasporti pubblici, supermercati gestiti dal Comune per combattere il carovita. Ai lettori italiani che possono prendere alla leggera queste promesse, bisogna ricordare che un sindaco nel federalismo americano ha poteri vasti: è capo della polizia, gestisce la scuola, ha un’autonomia fiscale ampia. Il programma di Mamdani non è un semplice manifesto ideologico, il «socialismo a New York» ha la possibilità di realizzarsi. Tanti giovani vedono la concreta possibilità che questa metropoli diventi il «loro» laboratorio, il luogo dove prende corpo un’altra America. È già aperto un dibattito nazionale, se la linea Mamdani sia il futuro dell’intero partito democratico. Un mio amico, pure lui con doppia cittadinanza, Carlo Invernizzi, analizza con approccio «scientifico» il successo di Mamdani, essendo docente di Political Science alla Columbia University e al City College.

L’inquietudine

Osserva che la sua è stata una campagna «eccezionalmente disciplinata» nei messaggi, con una concentrazione sul tema dominante: «il carovita e in particolare la difficoltà di accesso alla casa». Ma tra la sua popolazione studentesca avverte già l’inizio di una inquietudine. Mamdani all’avvicinarsi della vittoria ha cominciato a incontrare tutti i poteri forti della città, in particolare i banchieri, che promettono di «aiutarlo». I più avvertiti intravedono lo stesso rischio di Obama, partito con l’aspetto di un rivoluzionario, poi molto più moderato e incline al compromesso. Ma questi saranno gli scenari del dopo. Intanto New York si gode l’attesa trepidante, e l’attenzione mondiale.

4 novembre 2025

4 novembre 2025

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