
Paula Leiton, nata nel 2000 a Terrassa (provincia di Barcellona), il 10 agosto 2024 ha vinto l’oro olimpico nella pallanuoto femminile. Boa della Spagna con i suoi 1,88 metri per 96 chili — fra le più forti nel suo ruolo — è presto diventata bersaglio di insulti e critiche per la sua stazza. Un anno dopo, Leitón ha raccontato il proprio percorso dall’oro olimpico alla lotta contro la grassofobia nel libro «XXL». Il motivo del titolo lo spiega direttamente lei in un’intervista a Marca: «Perché è la mia taglia per magliette, costumi da bagno e tutto il resto. Questa sono io. Ciò che cerco di fare è incoraggiare l’accettazione della diversità corporea. Mia madre mi diceva sempre che ero io quella normale, che non ero diversa solo perché ero più grossa. Ognuno ha le sue caratteristiche speciali».
«Il numero sulla bilancia non dice chi siamo»
L’odio social l’ha colpita proprio quando Paula ha raggiunto il suo sogno sportivo, il trionfo olimpico: «Per fortuna mi è capitato a 25 anni, in un periodo in cui ero già matura sia a livello sportivo che personale. Con l’aiuto della mia famiglia e dei miei amici, la mia personalità si è plasmata. Ma per un ragazzo che sta entrando nell’adolescenza, questi commenti possono portare a disturbi alimentari. Il numero sulla bilancia non definisce chi siamo, pesare due chili in più o in meno non cambia la Paula che sono. Mi vedo ancora bella e meravigliosa. Spesso sentiamo parlare di peso ideale ma cosa è? Quando si punta a un determinato peso, lo si deve fare per essere in salute e non per apparire più carino».
La carriera di Paula è iniziata molto presto, alle Olimpiadi di Rio aveva solo 16 anni e ricorda di essere rimasta «a bocca aperta ovunque. Incontrare Pau Gasol o Rafa Nadal nell’ascensore del Villaggio è stato incredibile. Non potevo crederci. Era il sogno della mia vita». Poi nell’edizione successiva, a Tokyo, il trionfo in finale con l’Australia: «Non ci sono parole per descrivere il momento in cui sono entrata in piscina e ho visto le tribune gremite. Sono rimasta lì quando ci hanno consegnato le medaglie e ho visto la mia famiglia piangere». Considerazione finale: «I social sono fantastici, per me ormai sono uno strumento di lavoro, ma cos’è la realtà e cos’è la finzione? Un adulto sa cosa è reale, ma gli adolescenti che si avvicinano per la prima volta ai social no. Oggi tutti vogliono essere influencer. Questa non è la realtà».
16 ottobre 2025
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