
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES – Domani forse si capirà quanto la voglia di pace di Trump, dopo il successo incassato in Medio Oriente, sia ancora forte e a rivelarlo sarà l’esito dell’incontro con Zelensky a Washington. Però le dichiarazioni del segretario della Guerra Usa Hegseth al Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, che si è riunito dopo il vertice dei ministri della Difesa della Nato, sta facendo sperare benché la cautela resti forte al quartier generale dell’Alleanza.
Le misure necessarie
Hegseth ha detto che gli Stati Uniti e i loro alleati adotteranno le misure necessarie per «imporre alla Russia dei costi per la sua continua aggressione» se la guerra in Ucraina non dovesse terminare. E ha aggiunto che «se dovremo compiere questo passo, il dipartimento della Guerra Usa è pronto a fare la sua parte in modi che solo gli Stati Uniti possono fare». Alla Nato non hanno discusso della fornitura a Kiev di missili a lungo raggio Tomahawk, che sarà al centro del colloquio di domani, perché «è una questione bilaterale» tra gli Stati Uniti e l’Ucraina, ha spiegato il segretario generale Rutte. Hegseth ha esortato gli alleati ad aumentare gli investimenti nel programma Prioritized Ukraine Requirements List (Purl), che ha sostituito le donazioni di armi statunitensi all’Ucraina e prevede che ora siano agli alleati a pagare per le consegne di armi Usa: «Tutti i Paesi seduti a questo tavolo — ha detto — devono contribuire, senza scrocconi». Quando l’iniziativa è stata lanciata hanno aderito in sei (Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia e Germania) ma ora, ha spiegato Rutte, sono saliti a sedici. Ancora assenti Regno Unito, Francia, Italia e Spagna. Il ministro britannico Healey ha detto che Londra sta «valutando con attenzione se partecipare».
Le carenze militari Ue
I ministri della Difesa hanno discusso dei mezzi per rafforzare la risposta della Nato dopo le numerose incursioni russe nello spazio aereo europeo. Il confronto è proseguito poi in sede Ue con i rappresentanti dei Ventisette che si sono confrontati sulla road map per colmare le carenze militari dell’Unione entro il 2030, che la Commissione presenterà oggi. Nel piano sono indicati quattro progetti faro: l’iniziativa di difesa contro i droni, il controllo del fianco orientale, lo scudo aereo e quello spaziale. L’Alto rappresentante Ue Kallas ha spiegato che sul muro dei droni «i piani militari provengono dalla Nato, ma l’approvvigionamento deve essere effettuato dagli Stati membri, che devono acquistare i dispositivi per soddisfare anche gli obiettivi di capacità della Nato». Qui entra in gioco la Commissione che, secondo la bozza del piano, prevede che entro la fine del 2027 il 40% degli appalti per la difesa siano congiunti.
Lo scudo e la Germania
Intanto Berlino si è fatta avanti per «assumere la guida del progetto Air Defence Shield», ha spiegato il ministro della Difesa Pistorius, tenuto conto che «nei prossimi anni la Germania investirà 10 miliardi in droni di ogni tipo, di attacco e di difesa, a tutte le altitudini» perché «il comportamento ibrido di Putin sarà sempre più aggressivo».
15 ottobre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA