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Debito pubblico, Fmi: l’Italia sale al 136,8% del Pil nel 2025 (138,3% nel 2026)

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I dazi americani provocano danni contenuti alla crescita mondiale che dal +3,2% del 2025 passerà al +3,1% nel 2026. Contemporaneamente le prospettive dell’economia tricolore tendono a stabilizzarsi e nel 2025 si conferma per l’Italia un tasso di crescita economica dello 0,5%, con un aumento previsto nel 2026 dello 0,8%, valore in linea con le elaborazioni del luglio scorso. Questi i numeri chiave delle stime del Fmi contenuti nel World Economic Outlook, presentato nel corso dell’Annual Meeting della World Bank a Washington. 

La Germania cresce meno dell’Italia

Lievi limature colpiscono invece la Germania e la Francia: la locomotiva tedesca crescerà quest’anno meno dell’Italia, con un Pil in aumento dello 0,2% ( 0,1 punti percentuali in più rispetto alle stime di luglio), mentre nel 2026 la crescita tedesca è confermata al +0,9%. Per la Francia il Fmi ritocca al rialzo di 0,1 punti le previsioni di aumento del pil del 2025 a +0,7%, e lima di 0,1 punti quelle del 2026 a +0,9%. 

Sul versante del debito secondo il Fondo l’Italia riuscirà a riportare il suo deficit di bilancio sotto la soglia del patto di stabilità e di crescita (3% del Pil) solo il prossimo anno, e precisamente al 2,8%: in base alle previsioni quest’anno il disavanzo di bilancio dovrebbe invece attestarsi al 3,3%, a fronte del 3,4% del 2024. In aumento invece il rapporto debito/pil che passa dal 135,3% del 2024 al 136,8% di quest’anno al 138,3% nel 2026. 

A livello globale, il debito pubblico mondiale raggiungerà il 100% del Pil nel 2029, «ai massimi dal 1948». Il Fmi cita «Canada, Cina, Francia, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti» come Paesi con un debito elevato ma con rischi di bilancio «moderati».

Gli investimenti nell’Ai

Tra gli elementi di rischio all’interno di uno scenario sostanzialmente benigno, il capo economista del Fmi Pierre-Olivier Gourinchas ha puntato l’indice sull’«aumento degli investimenti nell’intelligenza artificiale, riecheggia il boom delle dot-com della fine degli anni ‘90. L’ottimismo sta alimentando gli investimenti tecnologici, aumentando le valutazioni azionarie e stimolando i consumi attraverso le plusvalenze. Ciò potrebbe spingere al rialzo il tasso di interesse reale neutro».

 In contemporanea il presidente della Fed Jerome Powell ha sottolineato che i rischi al ribasso sul mercato del lavoro sono saliti e i dazi stanno aumentando le pressioni sui prezzi. In questo contesto la Fed «potrebbe mettere fine al suo processo di riduzione del bilancio». Parole che lasciano intravedere un possibile taglio dei tassi di interesse alla prossima riunione del Fomc di fine ottobre.

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15 ottobre 2025

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