Come sta cambiando il mercato in cui opera Philip Morris?
«Osservando l’Europa direi che l’intero settore sta cambiando in maniera molto rapida, con una profonda trasformazione della nostra industria. I consumatori — spiega Massimo Andolina, presidente Regione Europea di Philip Morris International — si stanno spostando sempre più rapidamente dalle sigarette a una grande varietà di prodotti senza fumo. Il mercato europeo conta circa 110 milioni di consumatori di nicotina, di cui più del 50% dichiara di avere utilizzato negli ultimi sette giorni un prodotto senza combustione. Questa trasformazione sta accelerando e lo vediamo da come muta il nostro business: a livello globale più del 40% dei nostri ricavi netti deriva dai prodotti senza fumo».
In cosa si distinguono i mercati europei?
«Le principali differenze sono nei diversi aspetti normativi e fiscali. Nei Paesi dove c’è stato un approccio molto dogmatico e poco propenso alla differenziazione tra diverse categorie di prodotto si è innescata una minore migrazione dei consumatori verso i prodotti innovativi senza combustione e una crescita esponenziale del contrabbando. Un esempio è quello della Francia, dove ormai circa il 50% delle sigarette sono vendute dai criminali».
L’Italia come si colloca in questo scenario?
«Siamo un Paese virtuoso grazie all’approccio pragmatico dei vari governi nel corso degli ultimi 10 anni. Intendo dire che si è privilegiata, per esempio, la creazione di una filiera tabacchicola forte, che va dal seme alla manifattura, fino al riciclo degli apparecchi elettronici».
E dal punto di vista fiscale?
«L’Italia ha messo in piedi un modello differenziato tra i vari prodotti, sia da un punto di vista fiscale, sia da un punto di vista normativo, permettendo ai consumatori di informarsi e sapere dell’esistenza di questi nuovi prodotti. Le cifre ci indicano che sono circa 2 milioni i fumatori che hanno abbandonato le sigarette per passare ad Iqos, in Francia sono 30 mila. Tutto questo è stato accompagnato da un grande impegno delle forze dell’ordine per il controllo del mercato illecito, che rende l’Italia uno dei paesi con la più bassa incidenza di sigarette di contrabbando in Europa».
Questo modello garantisce marginalità migliori rispetto agli altri mercati europei?
«La marginalità in questo business dipende, come detto, dal livello di tassazione applicato. Se è vero che in alcuni casi la marginalità può essere migliore per i prodotti senza combustione, è altrettanto vero che per renderli disponibili sono stati realizzati investimenti molto importanti, che in alcuni casi sono ancora da ammortizzare. Tutto ciò è possibile grazie a una fiscalità differenziata. Non a caso bisogna fare attenzione con le decisioni adottate a Bruxelles, perché con gli eccessi di tassazione, guidati spesso da dogmatismi, si rischia di danneggiare l’innovazione, gli investimenti e mettere a repentaglio i posti di lavoro. Due numeri per capire: l’area di mia competenza in Europa vale un milione di occupati e oggi Philip Morris rappresenta circa lo 0.5% del Pil Ue».
Cosa prevede l’accordo siglato tra Filiera Italiana e Philip Morris in occasione del Forum internazionale dell’agricoltura di Coldiretti?
«Per noi vuole dire formalizzare e rafforzare l’impegno già esistente con la filiera tabacchicola, innovando e contribuendo a programmi di agronomia avanzata, con processi di sostenibilità economica e sociale. Rappresenta, inoltre, la conferma di uno stretto aggancio con le imprese per creare filiere integrate e forti. A questo si aggiunga tutto il corredo di investimenti in tecnologia destinati ai nostri prodotti innovativi, interamente sviluppati in Italia, generando un ecosistema con le piccole e medie imprese nostre fornitrici, oltre che con le università. È una filiera molto integrata che dà lavoro a 44 mila persone e a circa 8 mila imprese, di cui 1.000 nel settore agricolo».
15 ottobre 2025
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