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Elezioni regionali in Veneto, sul palco con il candidato del centrodestra Stefani (e il simbolo della discordia) ci saranno solo Salvini e Zaia: assenti FdI e Forza Italia

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L’appuntamento dell’orgoglio leghista è in agenda per il 15 ottobre alle 20 al Gran Teatro Geox di Padova. Orgoglio per un aver strappato il candidato di coalizione nel centrodestra, Alberto Stefani, e magari per puntare al riscatto dopo la batosta rimediata in Toscana. Sono attesi sul palco, oltre a Stefani, il vicepremier, ministro delle Infrastrutture e segretario federale della Lega, Matteo Salvini e il presidente della Regione uscente Luca Zaia.

Il simbolo della discordia

L’attesa è anche per quel simbolo elettorale che tanto ha agitato le acque in casa Lega nei giorni scorsi. Martedì ha cominciato a circolare, con parsimonia, e riporta il simbolo ufficiale con Alberto Da Giussano, il leone di San Marco più in piccolo, la scritta Lega. Alla base del tondo, però, anziché «Salvini» campeggia uno «Stefani presidente» in bianco che spegne l’ultimo lumicino di speranza per gli zaiani che puntavano al traino del «presidentissimo» già sul simbolo. Pare proprio non andrà così. Nessun passaggio ufficiale in direttivo, il tempo stringe, le liste non sono ancora state comunicate e chi è fra «color che son sospesi» scalpita per avere conferme e anche per avere quel simbolo necessario a far partire la macchina della campagna elettorale-lampo, poco più di un mese per farsi conoscere o, nel caso degli uscenti, per sbaragliare la concorrenza a suon di preferenze. E in alcuni collegi, segnatamente Treviso, non è impresa facile, non fosse altro che per la certezza che lì Zaia correrà da capolista. E negli altri collegi provinciali? Non è ancora detto anche se è probabile. Ci si aspetta che le ultime riserve vengano sciolte proprio mercoledì sera.

I rapporti con gli alleati

Il simbolo definitivo rischia di diventare l’emblema della sfida che Zaia ha lanciato al suo partito che, però, ha scelto altrimenti. Non senza causare un disappunto profondo nel presidente. Chi gli sta vicino non esclude che i conti si faranno a urne chiuse. Ora, però, si deve correre, non c’è più tempo per tensioni interne particolarmente accentuate negli ultimi giorni. Meglio ricompattare le fila dato che gli alleati di Fratelli d’Italia e Forza Italia sono agguerriti. Per inciso, all’appuntamento del Gran Teatro Geox sono stati annunciati dall’organizzazione «personalità di altri partiti del centrodestra». Non è dato sapere quali, di certo non ci saranno Luca De Carlo, coordinatore veneto di FdI e Flavio Tosi, coordinatore regionale di FI. Entrambi avrebbero declinato l’invito di Stefani. Quindi è ormai chiaro che non si tratterà del lancio della campagna elettorale del centrodestra, bensì della sola Lega.

L’incognita delle liste (mentre il tempo stringe)

Assenze motivate, volendo, dato che alla fine il candidato l’ha strappato la Lega al termine di una sfiancante battaglia per la presidenza. Comprensibilmente, poi, la priorità ora è tutta sulle liste, manca poco più di una settimana al deposito ufficiale e si lavora di lima. Se nel centrosinistra tutte le forze in campo, dal Pd ai Cinque Stelle, hanno ufficializzato le proprie, nel campo avverso si soffre. A partire dalla Lega dove l’incognita Zaia e il tira e molla sul simbolo hanno bloccato il meccanismo. «C’è chi sa di essere in lista, chi sa di essere fuori – lamentano i leghisti – e chi non sa ancora se ci sarà o no». Un limbo in cui patiscono anche tanti uscenti. In Fratelli d’Italia l’unica provincia ad aver chiuso sui 9 nomi in lista è Vicenza con un voto all’unanimità (che include nomi destinati ad avere buone chance come Francesco Rucco, Joe Formaggio e Sergio Berlato) ma neppure qui c’è l’ufficialità. Si attende che anche le altre province sottopongano le rose di nomi al nazionale che le dovrà certificare, auspicabilmente entro la settimana o all’inizio della prossima. Per FdI il problema sarebbe l’affollamento. FI, infine, con Tosi capolista, sta ultimando le ultime caselle.


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15 ottobre 2025

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