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Il Trump vittorioso nega gli ostacoli. E adesso focus su Xi, Putin e Iran

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Washington – «Non credo di averlo mai visto così orgoglioso», ha detto un funzionario che tornava con il presidente americano dal Medio Oriente. Sull’Air Force One, prima di atterrare a Washington alle 2 e 35 del mattino, ai giornalisti che gli chiedevano come si sentisse, Trump ha ricordato «tutti quei Paesi… Paesi seri» presenti al summit a Sharm-el-Sheikh: una stanza piena di «soldi e potere» che possono risollevare Gaza. E ha menzionato la gioia dei parenti degli ostaggi («Sono impazziti»). I giornalisti hanno osservato la differenza tra l’accoglienza trionfale ricevuta in questo viaggio all’estero e le divisioni dell’opinione pubblica in patria; a Trump questo non è piaciuto, ha detto che in campagna elettorale l’hanno accolto benissimo anche nel Bronx, ma ha sottolineato la sua soddisfazione per le «buone recensioni» dei media: «È un giorno importante, nessuno pensava che fosse possibile. E la stampa è stata molto rispettosa, tanto per cambiare. Non succede molto spesso».

I capelli scomparsi

La soddisfazione per la copertura mediatica è sembrata dissiparsi il giorno dopo, a causa della copertina della rivista Time: un articolo «relativamente buono» ma la foto dal basso «mi fa sparire» i capelli — si è lamentato il presidente sul suo social Truth — e «c’è qualcosa che fluttua sopra la testa che sembra una corona ma estremamente piccola».

Più tardi, incontrando il presidente argentino Milei, il presidente ha rifiutato di rispondere a una domanda di Abc News, rimproverando la rete per un’intervista in cui il giornalista aveva interrotto «in modo irrispettoso» il suo vice J.D. Vance.

Il disarmo di Hamas

A chi solleva dubbi sulle fasi successive dell’accordo, in particolare sul disarmo di Hamas, Trump ha replicato ieri: «Se non si disarmano, li disarmeremo noi. E succederà rapidamente e forse in modo violento». Ha lamentato anche la difficoltà a ritrovare i cadaveri degli ostaggi. In generale il presidente respinge ogni dubbio sulla solidità dell’accordo di pace. In volo, si è irritato quando un reporter ha suggerito che parlare di pace in Medio Oriente sia prematuro: «Vuoi che altra gente venga uccisa? Che altre 3-400 mila persone siano uccise?». E ad un altro che gli faceva notare che Netanyahu ha detto che «la campagna non è finita», lui ha replicato: «La guerra è finita. La guerra è finita. La guerra è finita. Ok? Lo capite?». Ne è sicuro perché «abbiamo molto potere. Quella era una stanza piena di potenti, alcuni dei Paesi più ricchi».

E sul Nobel punzecchia il premier norvegese

A Sharm Trump ha elogiato i leader di oltre venti Paesi venuti «con 20 minuti di preavviso». «Siete tutti grandi amici, ma ci sono un paio di persone che non mi piacciono, non dirò chi». Una stretta di mano con Macron si è trasformata in un braccio di ferro; era evidente l’insoddisfazione con la Spagna (ieri alla Casa Bianca, Trump è tornato sul tema avvertendo che Madrid è «incredibilmente irrispettosa nei confronti della Nato» per non aver aumentato la spesa per la difesa al 5% del Pil e ha minacciato «dazi» come punizione). E il premier norvegese Jonas Gahr Store, si è sentito chiedere in Egitto: «Norvegia, che cosa è successo?» (probabilmente un riferimento al Nobel). Un microfono aperto ha inoltre catturato il presidente indonesiano Prabowo Subianto che chiedeva a Trump se può incontrare suo figlio Eric, vicepresidente dell’azienda di famiglia.

Due Stati o uno

Il presidente americano ha evitato di esprimersi sulla soluzione dei due Stati: «Parlo di ricostruire Gaza. A molti piace la soluzione di uno Stato, ad alcuni piace la soluzione dei due Stati. Vedremo. Deciderò che cosa è giusto, ma sarà in coordinamento con altri Stati e Paesi», ha detto ai giornalisti.

Gli altri scacchieri

In un Medio Oriente che è già cambiato — con Iran, Hamas e Hezbollah indeboliti, la caduta di Assad in Siria — molti analisti riconoscono il risultato ottenuto da Trump ma si chiedono ora se perderà interesse prima di arrivare ad un accordo di pace definitivo. Già la sua attenzione si sta spostando sull’incontro con Xi Jinping, il leader cinese, che avrà luogo a fine ottobre in Sud Corea. In Malesia, al vertice delle nazioni del Sud-est asiatico, gli hanno chiesto di firmare un accordo di pace tra Thailandia e Cambogia. Prima di volare in Israele, Trump ha detto al suo inviato diplomatico Steve Witkoff che adesso deve prestare attenzione all’accordo nucleare con l’Iran, ma non prima di risolvere la guerra in Ucraina (venerdì il presidente Volodymyr Zelensky verrà alla Casa Bianca a chiedere i missili Tomahawk). Il leader turco Erdogan potrebbe essere in grado di aiutare con la Russia. «È rispettato da Putin, ed è amico mio, vado d’accordo con i duri, non con i deboli», ha detto il presidente americano ai giornalisti. Gli europei e gli ucraini sperano che dal successo diplomatico in Medio Oriente, Trump abbia appreso una lezione che vale anche per Putin: la pressione funziona, anche se le circostanze (incluso l’appoggio di Pechino al leader russo) restano molto diverse.

14 ottobre 2025 ( modifica il 14 ottobre 2025 | 23:11)

14 ottobre 2025 ( modifica il 14 ottobre 2025 | 23:11)

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