
DAL NOSTRO INVIATO
FIRENZE – «A 17 anni ero ancora extracomunitario. Di notte mi mettevo in fila per rinnovare il permesso di soggiorno. Mi prendevano le impronte in Questura, poi andavo al liceo con le dita sporche d’inchiostro. Mi vergognavo tanto. Poi, pochi mesi dopo essere diventato maggiorenne, ero davanti al presidente Sergio Mattarella che mi ha nominato Alfiere della Repubblica». Bernard Dika, albanese di 27 anni, ha gli occhi lucidi mentre riavvolge il nastro della sua giovane vita. Una storia tosta da raccontare. Anche oggi che Bernard — figlio di Ibrahim, arrivato nel 1994 con un gommone e gettato in mare dagli scafisti nel porto di Lecce — ha incassato 14.282 preferenze ed è il secondo consigliere più votato alle Regionali della Toscana, per il Pd. Ad appena 14 anni, nella sua Pistoia, è stato il coordinatore più giovane d’Italia per Bersani alle primarie contro Renzi. Negli ultimi tre anni è stato il portavoce di Eugenio Giani, governatore appena rieletto per il Campo largo, ma poi ha deciso di misurarsi con la politica e il consenso della gente. Fino a qualche tempo fa, la sua famiglia era aiutata dalla Caritas: ora potrebbe diventare il primo sottosegretario della Toscana.
«Sono nato a Elbasan, città delle acciaierie con migliaia di operai soggiogati a causa degli accordi che la dittatura albanese strinse con il Partito comunista cinese — racconta Dika al Corriere —, mio padre partì una notte da Valona… Non aveva niente, ma riuscì ad arrivare fino a Pistoia, dove iniziò a fare il manovale. WhatsApp era fantascienza e scoprì tre giorni dopo che nostra madre Flora aveva partorito Arbina, la mia sorellina». Ibrahim viene scoperto a lavorare in un cantiere e rispedito in Albania. Nel 1996 un’altra traversata drammatica. Poi il padre di Bernard viene aiutato da un maresciallo dei carabinieri a richiedere il permesso di soggiorno. E nel 1999 arriva a Larciano, in provincia di Pistoia, tutto il resto della famiglia.
«Nel 1998, a Elbasan, ero nato pure io eh — ricorda Bernard —. Poi sono cresciuto e ho capito di quanto la scuola fosse il più formidabile ascensore sociale per uscire dalla povertà». È il momento della folgorazione della politica: «Iniziai come rappresentante di classe: sentivo di dover restituire alla comunità tutto ciò che avevo ricevuto. Da ragazzino stavo ore ad ascoltare gli anziani del mio paese: imparai un sacco di cose, per questo non mi piacque la “rottamazione” di Renzi — conclude Dika —, poi però andai alla Leopolda per il referendum del 2016». E ora? «Non sono più un bambino, ma il secondo più votato della Toscana. Una gioia immensa: devo tutto a mia mamma».
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14 ottobre 2025 ( modifica il 14 ottobre 2025 | 21:18)
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