Settembre è tradizionalmente il mese di punta per le vendite di automobili in Cina e le esportazioni di veicoli elettrici sono raddoppiate lo scorso mese rispetto all’anno precedente, grazie all’espansione delle case automobilistiche cinesi oltre confine. Secondo l’Associazione cinese dei costruttori automobilistici, le vendite nazionali di autovetture sono aumentate dell’11,2% su base annua nel mese scorso, in calo rispetto al +15% di agosto.
La spinta dell’export cinese
L’export di veicoli green, compresi i veicoli elettrici a batteria e gli ibridi plug-in, sono cresciute del 100% a 222mila unità a settembre rispetto all’anno scorso, ma in lieve calo rispetto alle 224mila esportate ad agosto. Nei primi nove mesi dell’anno il settore cinese dei veicoli «a nuova energia» ha mantenuto un forte slancio in termini di produzione e vendite: la produzione è aumentata del 35,2% su base annua, raggiungendo gli 11,24 milioni di unità nei primi tre trimestri. Le vendite nello stesso periodo sono aumentate del 34,9% su base annua, raggiungendo quasi 11,23 milioni di unità, pari al 46,1% delle vendite totali di veicoli in Cina.
Ma la guerra dei prezzi butta giù i profitti
I produttori cinesi di veicoli elettrici guardano sempre più spesso ai mercati esteri, come quelli europei e del Sud-Est asiatico, poiché l’eccesso di capacità produttiva e le guerre dei prezzi sul mercato interno hanno messo sotto pressione i loro margini di profitto. Secondo un recente rapporto della società di consulenza statunitense Rhodium Group, lo scorso anno hanno investito più all’estero che in Cina, per la prima volta dal 2014.
Il boom in Regno Unito
Le vendite mensili interne della casa automobilistica Byd, uno maggiori produttori cinesi di veicoli elettrici, sono diminuite a settembre per la prima volta dal febbraio 2024, registrando un calo del 5,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La società ha dichiarato questo mese che il Regno Unito è diventato il suo più grande mercato al di fuori della Cina con un aumento delle vendite dell’880% su base annua a settembre.
Gli investimenti cinesi in Medio Oriente ed Africa
Le case automobilistiche cinesi stanno aumentando sempre più gli investimenti in Medio Oriente e Africa dopo che l’Unione europea, gli Stati Uniti, il Canada e altri Paesi hanno imposto tariffe rigide sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese. Recentemente, in un’intervista al Corriere della Sera, il sottosegretario di Stato Usa, Jacob Helberg, ha messo in guardia i paesi europei. «Spero che da voi in Europa si discuta molto di più di come invertire la tendenza verso la deindustrializzazione e di come affrontare le pratiche sleali della Cina, perché le sue aziende vi stanno davvero danneggiando».
La pressione di Byd
«Nel settore auto il costruttore di Shenzhen Byd esercita un’enorme pressione sulle case automobilistiche tedesche», ha osservato Helberg. «Il problema della base industriale europea non siamo noi, è la Cina. Serve anche da voi una riflessione molto seria sulla capacità di ricostruire l’industria e su quali relazioni commerciali dovete avere con Pechino», ha aggiunto.
La crisi di capacità produttiva
Anche per questo l’Europa affronta una crisi di capacità produttiva. Secondo la società di consulenza globale AlixPartners, ripresa dal Sole 24 Ore, ha «otto fabbriche di troppo». Gli impianti europei lavorano oggi al 55% della loro capacità. La concorrenza di marchi come Byd e MG (gruppo Saic) potrebbe costare ai costruttori del Vecchio Continente fino a due milioni di veicoli in meno nei prossimi anni, portando la quota cinese al 5% del mercato europeo già nel 2025 e potenzialmente al 10% entro il 2030.
Le difficoltà di Volkswagen
Chiudere stabilimenti resta un tabù politico e sociale. In Germania, dove i rappresentanti dei lavoratori siedono nei consigli di sorveglianza, i tentativi di ridurre la capacità produttiva incontrano forti resistenze. Volkswagen, per esempio, ha sospeso temporaneamente le linee di produzione di Zwickau (impianto dedicato alle auto elettriche) e rinegoziato al ribasso piani di chiusura dopo mesi di trattative con i sindacati.
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14 ottobre 2025 ( modifica il 14 ottobre 2025 | 17:22)
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