Tra il 1974 e il 1991 Dennis Rader uccise dieci persone. Di giorno si occupava della sua comunità come membro della Chiesa Luterana di Wichita, Kansas. Di notte usciva di casa per legare, torturare e uccidere le sue vittime. Da qui il nome con cui chiese di farsi chiamare: il «killer BTK» (dall’inglese: bound, torture and kill).
Fino al 2005 il suo caso è rimasto irrisolto, nonostante le numerose lettere e prove che lui stesso aveva inviato a mass media e polizia nell’arco di decenni. Poi, nel gennaio di quell’anno, quando ormai tutta la comunità lo aveva archiviato come un cold case, un suo passo falso l’ha condannato a scontare 175 anni nel carcere di massima sicurezza di El Dorado.
«A casa non capivamo che dietro la facciata mio padre era il male in persona» racconta la figlia Kerri Rawson nel nuovo documentario Netflix «Mio padre, il killer BTK». La sua storia ha ispirato lo scrittore Stephen King per il racconto Un bel matrimonio, e Thomas Harris per il personaggio di Francis Dolarhyde ne Il delitto della terza luna.
Padre, capo scout e luterano: chi era Dennis Rader
Dennis Rader cresce a Wichita, nel Kansas, per trasferirsi nella vicina Park City dopo l’università. Fin da giovane, si scoprirà poi, aveva mostrato i segnali di pericolo della «Triade di MacDonald», ovvero campanelli d’allarme della psicopatia che si possono diagnostire già durante l’infanzia. Gli piaceva torturare gli animali, aveva fantasie sessuali sadiche sulle donne indifese, praticava asfissia autoerotica e cross-dressing (spiava le vicine di casa mentre indossa la loro biancheria intima).
Tra il 1966 e il 1970 viaggia in giro per l’America e per il mondo come membro dell’U.S. Air Force. Dal Texas all’Alabama, alla Corea del Sud, Grecia e Turchia. Una volta tornato negli Stati Uniti ottiene il diploma in elettronica e si iscrive all’università, dove si laurea in Criminal Justice.
Nel 1971 si sposa con Paula Dietz, da cui ha due figli, un maschio e una femmina. «All’esterno sembrava un uomo educato e perbene, ma se si innervosiva, cambiava improvvisamente – racconta la figlia Kerri Rawson -. Non potevo sedermi al suo posto altrimenti si arrabbiava, doveva essere servito per primo, scegliere lui dove andare, che attività fare o che film guardare. Doveva avere il controllo su tutto».
Dal 1974 al 1988 lavora in una compagnia che vende e installa allarmi per imprese commerciali, attività da cui si pensa abbia imparato a disattivare i dispositivi di sicurezza delle case. Dopodiché diventa responsabile dei censimenti e infine supervisore del dipartimento di vigilanza a Park City. Oltre al lavoro, è presidente del Consiglio della Congregazione della Chiesa Luterana e capo scout.
L’omicidio della famiglia Otero
Il 15 gennaio 1974 Rader commette il primo omicidio. O meglio, i primi quattro. Le vittime sono i membri della famiglia Otero, assassinati nella loro casa a Wichita. Il padre, Joseph, ha 38 anni, la madre Julie ne ha 33, mentre i due bambini, un maschio e una femmina, hanno rispettivamente 9 e 11 anni. Dopo averli uccisi, Rader porta la piccola in cantina e la impicca a un tubo sul soffitto. Sul suo corpo non ci sono segni di violenza, eppure sulla scena del crimine viene trovato dello sperma.
Dopo l’arresto di tre persone, Rader scrive alla polizia in forma anonima per assumersi le responsabilità dei quattro omicidi, descrive la scena del crimine nei minimi dettagli e suggerisce che, «dato che i predatori sessuali non cambiano il loro modus operandi, neanche io cambierò il mio. Le parole chiave per me saranno legare, torturare e uccidere, B.T.K.». E conclude: «Sarà quello che accadrà alla prossima vittima».
Shirley Vian e Nancy Fox: legate e uccise
A marzo 1977 uccide Shirley Vian. La donna quel giorno è a casa con i suoi tre figli, si sente poco bene e manda il più grande a fare la spesa. Rientrando, il bambino trova un uomo davanti alla porta d’ingresso. Rader si fa aprire, entra e poi chiude i figli in bagno. Questi riescono a scappare e a chiedere aiuto; ma quando tornano la madre è già morta, legata e con un sacchetto di plastica in testa.
Anche Nancy Fox, 25 anni, viene ritrovata legata e strangolata. È chiaro che il suo omicidio è opera dello stesso serial killer.
Le lettere ai media: «Quanti altri dovrò ucciderne?»
«Quanti altri dovrò ucciderne perché il mio nome finisca sui giornali o abbia un eco nazionale?». Si apre così la nuova lettera che BTK spedisce alla stazione televisiva Kake. Nel testo racconta di aver ucciso in tutto sette persone. Nella lista di vittime da lui fornita però, risultano solo sei nomi: la famiglia Otero, Vian e Fox. Mantiene mistero su una sesta donna non ancora identificata, e che diverse fonti sostengono sia Kathryn Bright, di 21 anni.
Bright frequenta la Wichita State University. Quel giorno sta rientrando a casa con il fratello, ma arrivata alla porta d’ingresso viene aggredita da un uomo con una pistola. Il fratello sopravvive fingendosi morto, mentre la sorella muore per mano del killer. Il giovane racconterà tutto alla polizia, ma il suo identikit non si rivelerà di grande aiuto.
L’omicidio scampato e l’ultima lettera prima del silenzio
Nel 1979 Rader punta un’altra donna, da cui ammette di essere stato «ossessionato»: si chiama Anna Williams e ha 63 anni. La notte in cui aveva pianificato di ucciderla però, Williams torna a casa più tardi del solito. Rader la aspetta per un po’, poi decide di mollare. Racconterà di essere rimasto «veramente deluso» dal fatto che fosse riuscita a sfuggirgli.
Dopo quella sera, si ferma per quattro anni. Anche l’ultima lettera a media e polizia risale al 1979. La figlia all’epoca ha solo un anno. Ricordando quei momenti Kerri Rawson racconta: «La lettera risale al mio primo compleanno. Mio padre festeggiò con me e poi uscì per imbucarla». A quanto pare, la nascita dei figli contribuisce a fermarlo temporaneamente. «Era impegnato ad accudirci» spiega Kerri.

Gli ultimi due omicidi
L’ottavo omicidio avviene il 27 aprile del 1985. La vittima è Marine Hedge, una donna di 53 anni. Dopo averla uccisa, Rader trasporta il corpo fino alla sua Chiesa – già preparata con dei teli di plastica neri -, poi la lega, pratica bondage, la fotografa e infine, guardandola, si masturba.
L’anno dopo uccide la 28enne Vicky Wegerle, mentre l’ultima vittima, Dolores David, di 62 anni, viene ritrovata nel febbraio del 1991.
Le nuove lettere nel 2004 e l’arresto
È il 2004. Sono passati 30 anni dagli omicidi della famiglia Otero. Per la comunità locale BTK è ormai una leggenda: c’è chi pensa sia scappato, morto oppure in carcere.
Forse proprio per questo motivo, Rader torna a farsi sentire consegnando al giornale di Wichita una lettera e la patente della vittima di un omicidio che non è mai stato collegato a lui. Nel testo spiega che si tratta di Vicki Wegerle, uccisa a casa sua nel 1986. Come ulteriore prova allega delle foto scattate sulla scena del crimine, non in possesso della polizia. Da quel momento, ogni quattro o sei settimane, scrive a media e forze dell’ordine. Poi, a gennaio 2005, l’errore.
BTK fa arrivare alla polizia un pacco con dei floppy disk: nelle lettere precedenti aveva espresso il desiderio di iniziare a comunicare in quel modo, pur temendo di essere rintracciato. E infatti… Rader non si accorge che all’interno di un dischetto c’era ancora traccia di un file Word intitolato «Christ Lutheran Church». L’ultima modifica effettuata su quel documento è di un certo Dennis. Dopo una veloce ricerca la polizia arriva a Rader.
Serve solo una conferma. Gli agenti recuperano il Dna della figlia di Dennis – al tempo 26enne – da un vecchio pap test realizzato durante l’università, e lo confrontano con il dna ritrovato sotto le unghie di alcune vittime. Ottengono così la conferma: il 25 febbraio 2005 Dennis Rader viene arrestato.
I vestiti ritrovati nel capanno di casa
Non passa molto prima che inizi a confessare tutto, compresi due omicidi che ancora non gli erano stati attribuiti, ovvero quelli avvenuti tra gli anni ’80 e ’90 quando si pensava non fosse più in attività: Dolores Davis («le ho messo un collant in testa e l’ho strangolata») e Marine Hedge («era il progetto Biscotto, l’ho uccisa durante una spedizione scout, era un’ottima copertura»). In più, aggiunge che «se fossi stato solo, senza obblighi sociali, famiglia, Chiesa e lavoro, avrei ucciso molte più persone».
Ammette anche che aveva già adocchiato la prossima vittima e pensava di agire a ottobre 2005. Rader, infatti, i suoi omicidi li aveva sempre studiati e preparati nel dettaglio. Nel suo ufficio vengono ritrovati disegni di donne legate, 70 faldoni contenenti appunti e progetti, dettagli di pedinamenti e omicidi, e foto di lui stesso mentre pratica bondage con addosso i vestiti delle vittime. Quei vestiti, compresi gioielli e biancheria intima, sono stati ritrovati nel capanno di sua proprietà.
Il processo e la condanna a 175 anni
A febbraio 2005 viene incriminato con dieci capi di imputazione per omicidio di primo grado. A marzo viene fissata una cauzione di 10 milioni di dollari e gli viene assegnato un difensore d’ufficio. A giugno, durante il processo, si dichiara colpevole, e descrive per 45 minuti, «in modo calmo e dettagliato», tutti gli omicidi commessi, spiegando di averlo fatto per «soddisfare una fantasia sessuale».
Ad agosto 2005 viene condannato a dieci ergastoli per un totale di 175 anni. Scampa alla pena di morte solo perché non era in vigore al tempo dei fatti.
La figlia, grazie ai faldoni ritrovati nell’ufficio, aiuta ancora oggi la polizia a capire se esistono altre vittime. Un modo per fare giustizia, ma anche per scavare di più nel suo passato, visto che negli appunti di BTK ha trovato anche il nome «Kerri» scritto accanto alle «sesso» e «bondage».
L’ultima volta che si sono incontrati, in carcere, Rader ha riaffermato che le vittime sono solo dieci e che gli appunti su di lei erano solo fantasie. «Da quel momento ho smesso di cercare umanità in lui. Non è mio padre, non so chi sia» conclude Kerri Rader.
14 ottobre 2025 ( modifica il 14 ottobre 2025 | 12:22)
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