
Mentre la Cina ricatta l’Occidente con il nuovo embargo sulle terre rare, si riapre un fronte europeo nella guerra dei microchip. In prima linea per l’UE c’è l’Olanda, già coinvolta ai tempi dell’Amministrazione Biden, quando ci fu una stretta «atlantica» per impedire a Pechino l’accesso a macchina per la produzione di semiconduttori particolarmente sofisticati. Queste misure restrittive del commercio internazionali vengono ad aggiungersi alle offensive dei dazi, la cui escalation non è cessata.
L’ultimo episodio lo segnala la Bbc. La novità è che stavolta viene nazionalizzata d’autorità e quindi espropriata di fatto un’azienda sotto controllo cinese che si trova sul territorio europeo, un «cavallo di Troia» della Repubblica Popolare. In pratica è una misura preventiva nella guerra degli embarghi incrociati: un governo europeo decide di giocare d’anticipo, prima di subire restrizioni e penurie nella fornitura di componenti indispensabili.
Secondo quanto riferisce la Bbc il governo olandese ha assunto il controllo di Nexperia, un produttore di microchip di proprietà cinese con sede nei Paesi Bassi, nel tentativo di «tutelare la fornitura europea di semiconduttori» per automobili e altri prodotti elettronici, e di «proteggere la sicurezza economica dell’Europa».
L’Aia ha dichiarato di aver preso questa decisione a causa di «gravi carenze nella governance» dell’azienda e per evitare che, in caso di emergenza, i chip potessero diventare indisponibili.
Il gruppo cinese Wingtech, proprietario di Nexperia, ha annunciato che prenderà «provvedimenti per difendere i propri diritti» e chiederà il sostegno del governo cinese. L’Aia agisce in difesa di interessi non soltanto nazionali ma europei. Siamo quindi a una recrudescenza delle tensioni tra l’Unione Europea e la Cina, già aumentate negli ultimi mesi sia per motivi commerciali sia per i rapporti di Pechino con la Russia. Sul fronte commerciale, mentre i dazi di Donald Trump hanno fatto crollare l’export di “made in China” e l’avanzo commerciale Cina-Usa, la pressione delle vendite cinesi si è dirottata verso l’Europa. A Bruxelles cresce l’allarme per questa minaccia cinese, e la consapevolezza che occorre reagire. Lungi dal materializzarsi un asse Europa-Cina contro i dazi americani – che era stato ipotizzato dopo il Liberation Day di Trump – quel che si sta delineando è un tardivo ma graduale allineamento europeo sul protezionismo contro Pechino.
Anche l’ultima mossa dell’Olanda è coerente con questa convergenza verso le strategie di Washington. Ma va sottolineato che queste strategie risalgono già a Biden, ed è uno dei terreni d’intesa bipartisan fra democratici e repubblicani Usa. Nel dicembre 2024, quando ancora c’era Biden alla Casa Bianca, il governo statunitense ha inserito Wingtech in una “lista nera”, qualificandola come una minaccia alla sicurezza nazionale. In base a queste norme, le aziende americane non possono esportare prodotti di fabbricazione statunitense verso le imprese incluse nella lista, salvo autorizzazioni speciali. Il che significa che gli americani negano forniture di tecnologie anche alle filiali europee di questo gruppo messo al bando. Nel Regno Unito, Nexperia è stata costretta a vendere il suo impianto di chip al silicio di Newport, dopo che parlamentari e ministri avevano espresso preoccupazioni in materia di sicurezza nazionale.
Il ministero olandese dell’Economia ha spiegato di aver preso la «decisione eccezionale» di applicare una legge di emergenza (Goods Availability Act) a causa di «segnali acuti di gravi carenze di governance» all’interno di Nexperia. «Tali segnali rappresentavano una minaccia per la continuità e la tutela, sul suolo olandese ed europeo, di conoscenze e capacità tecnologiche cruciali», si legge nel comunicato del ministero. «La perdita di tali competenze potrebbe costituire un rischio per la sicurezza economica olandese ed europea». È un linguaggio drastico, giustifica un provvedimento improntato alla tutela della sicurezza nazionale, con termini che evocano uno scenario di tipo bellico o quasi. La nota non specifica nel dettaglio quali fossero i rischi legati alle operazioni dell’azienda.
Sacha Courtial, esperto dei rapporti UE-Cina presso l’Istituto Jacques Delors, ha dichiarato alla Bbc che il pesante intervento dell’Aia mira a «garantire la continuità della fornitura di chip in Europa» e a «proteggere la proprietà intellettuale olandese». In una situazione di crisi, un’azienda di proprietà cinese potrebbe essere sottoposta a pressioni da parte di Pechino per interrompere le forniture, danneggiando gravemente i settori industriali europei come quello automobilistico o dell’elettronica, ha spiegato Courtial. La mossa dell’Aia, secondo lo stesso esperto, assegna priorità alla sicurezza economica rispetto ai principi del libero mercato e potrebbe aprire la strada ad altri governi europei per seguire l’esempio olandese.
La legge intitolata Goods Availability Act consente al governo olandese di intervenire nelle aziende in circostanze eccezionali, come nel caso di minacce alla sicurezza economica nazionale o per assicurare la disponibilità di beni essenziali. Equivale per certi aspetti ad una Golden Share. Il ministro dell’Economia olandese ora potrà annullare o bloccare decisioni di Nexperia se considerate potenzialmente dannose per gli interessi dell’azienda, per il suo futuro nei Paesi Bassi o in Europa, o per garantire la continuità della fornitura in caso di emergenza. Il presidente della casa madre cinese, Zhang Xuezheng, è stato sospeso dai consigli di amministrazione di Nexperia con un’ordinanza del tribunale di Amsterdam all’inizio di ottobre. Le azioni di Wingtech, quotate a Shanghai, sono crollate del 10% lunedì mattina subito dopo l’annuncio dall’Aia.
Un precedente importante risale al giugno 2023: quando la stretta dell’Olanda sulle proprie esportazioni di tecnologie per la produzione di microchip verso la Cina diventa esecutiva. In quella circostanza, l’intervento dell’Aia è l’effetto di una pressione esercitata dall’Amministrazione Biden, che ha coinvolto anche il Giappone nella stessa strategia anti-cinese. Lo schema di controllo dell’export sui semiconduttori ricalca il blocco imposto da Biden fin dal 2022. In base alle nuove norme, il colosso dei chip olandese Asml dovrà richiedere licenze specifiche per esportare le tecnologie per la produzione di chip impiegati anche nella costruzione di armi.
L’adesione dell’Olanda era particolarmente ambita dagli americani perché l’Asml occupa un segmento di mercato strategico in questo settore, per bloccare l’ascesa della Repubblica Popolare nelle categorie più avanzate dei semiconduttori. L’Asml olandese è una delle sole tre aziende mondiali che fabbricano «stampanti per micro-chip» di tipo molto avanzato.
Un altro produttore è il Giappone, che aderisce alla stessa strategia americana. Questo significa che l’industria cinese dei semiconduttori si vede privata dei macchinari di nuova generazione, indispensabili per adeguare la qualità e la potenza dei microchip che sforna dalle sue «fabs»: così si chiamano in gergo gli impianti di produzione dei semiconduttori, le memorie e circuiti integrati che rappresentano il sistema nervoso di ogni apparecchio elettronico e digitale.
14 ottobre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
14 ottobre 2025
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