
Gigi Meroni dipingeva calcio e quadri. I suoi dribbling ubriacanti sulla tela verde del campo sono su YouTube, oltre che nella memoria di tanti padri e nonni granata e non. L’altra parte della sua arte si potrà scoprire a brevissimo. Mercoledì 15 ottobre, in occasione del 58° anniversario della sua tragica scomparsa avvenuta il 15 ottobre 1967, quando fu travolto da un’auto, ad appena 24 anni, mentre attraversava corso Re Umberto, l’autoritratto del calciatore-pittore verrà consegnato dalla sua compagna, Cristiana Uberstadt, al Museo del Grande Torino.
L’opera entra quindi nelle splendide sale di Villa Claretta Alessandri (a Grugliasco), che già ospitano una serie di meravigliosi cimeli dell’ultracentenaria storia granata. Su tutti la splendida Balilla di Meroni, esposta nell’atrio del museo, custodita gelosamente e spolverata con cura dai volontari in occasione di ogni weekend di apertura. Domani inoltre, presso il cippo dedicato a Gigi Meroni in corso Re Umberto, di fronte al civico 46, si terrà la commemorazione ufficiale con la deposizione di una corona di fiori da parte del Torino Fc, alla presenza di don Riccardo Robella, il cappellano granata.
L’arte della «Farfalla granata», quella con il pennello al posto delle scarpe bullonate, è resa immortale da una serie di quadri che il calciatore anticonformista e beat dipingeva nella sua soffitta torinese di piazza Vittorio: oltre all’autoritratto di cui sopra, vari ritratti della sua Cristiana e tanti dipinti di mazzi di fiori.
Ma Meroni era un artista anche nel vestire. A volte si travestiva da «uomo qualunque», libero di non essere riconosciuto e fermato per strada. Altre volte indossava capi molto stravaganti, disegnati da lui stesso, ideali per passeggiare nella sua Como con una gallina al guinzaglio. Il calcio per lui era un mezzo, la pittura invece il fine: «Non vedo l’ora di essere ricco il giusto per comprarmi una casa sul mio lago di Como — diceva Gigi —da abitare con Cristiana facendo soltanto il pittore».
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14 ottobre 2025
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