
L’accordo tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco a Gaza prevedeva – oltre al ritiro dell’esercito israeliano dentro la Striscia lungo una linea concordata in sede di trattativa – la liberazione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre e la scarcerazione di 1.968 detenuti palestinesi.
Gli ostaggi liberati e il bilancio definitivo
I venti ostaggi israliani ancora in vita sono stati liberati nel corso della mattina del 13 ottobre: qui l’elenco completo, con i nomi e le biografie.
Dei 251 ostaggi trattenuti nella Striscia, 168 sono tornati vivi, secondo i conteggi di Cnn. Di questi, 105 sono stati rilasciati durante il primo cessate il fuoco nel 2023, cinque rilasciati da Hamas al di fuori di qualsiasi accordo di tregua, otto salvati dall’Idf, 30 rilasciati durante il cessate il fuoco a gennaio scorso e 20 rilasciati nelle ultime ore con l’intesa tra Israele e Hamas.
Nel totale figurano anche Hisham al-Sayed, cittadino beduino di Israele rimasto detenuto a Gaza dal 2015, e Avera Mengistu, un etiope-israeliano originario della città di Ashkelon, nel sud di Israele, scomparso dopo essere entrato a Gaza nel 2014.
Gli 83 ostaggi che hanno perso la vita durante la prigionia si sommano alle vittime «dirette» dell’attacco del 7 ottobre 2023, per un totale che supera i 1.200 morti.Â
I corpi degli ostaggi morti
I corpi di altri 28 cittadini israeliani (27 di persone rapite il 7 ottobre più quello del soldato Hadar Goldin, ucciso nel 2014) avrebbero dovuto essere riconsegnati oggi, ma per il momento Hamas sembra essere in grado di restituirne solo quattro.
Si tratterebbe, secondo quanto dichiarato dai miliziani, dei cadaveri di Guy Illouz, Yossi Sharabi, Bipin Joshi e del capitano delle Idf Daniel Perez.Â
Hamas aveva avvertito delle difficoltà nel localizzare alcuni dei corpi, in virtù della situazione di devastazione in cui versa la Striscia dopo oltre due anni di guerra (si stima che il 90% degli edifici siano stati danneggiati o distrutti). Si era anche ipotizzato – durante le trattative – di istituire una task force internazionale per la ricerca, la localizzazione e l’estrazione dei corpi nelle macerie.Â
Per il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, la restituzione di soli quattro corpi rappresenterebbe una violazione degli impegni presi a Sharm el-Sheik. «Qualsiasi ritardo o rifiuto deliberato verrà considerato – ha dichiarato Katz – come una violazione dell’accordo e verrà affrontato di conseguenza».
I prigionieri palestinesi liberati
I detenuti palestinesi scarcerati da Israele sono, in totale, 1.968. Tra loro, ci sono 250 condannati all’ergastolo (per lo più per reati commessi durante la seconda intifada, in molti casi per terrorismo) e 1.718 cittadini palestinesi (anche minorenni) arrestati nel corso della guerra, in molti casi per motivi politici e, non di rado, detenuti senza un regolare processo.
Inizialmente Israele aveva fatto sapere che avrebbe atteso il rilascio di tutti gli ostaggi – vivi e morti – prima di liberare i detenuti palestinesi previsti dall’accordo. Invece, le scarcerazioni sono avvenute in mattinata. In tutto 38 autobus sono partiti dalla prigione israeliana di Ofer, in direzione di Ramallah, in Cisgiordania, e Khan Yunis, nella Striscia di Gaza. Alcuni sono stati espulsi in Egitto.Â
I prigionieri arrivati a Ramallah sono stati accolti da una folla esultante e in lacrime, radunatasi nonostante i divieti imposti da Israele.  Secondo il Guardian, le persone liberate – molte delle quali scarne e visibilmente affaticate dalla prigionia – facevano segni di pace dagli autobus mentre la folla gridava i loro nomi. Una volta aperte le porte, la polizia non è riuscita a trattenere la folla: i familiari si sono precipitati sui loro cari, abbracciandoli e portandoli sulle spalle verso i parenti in attesa.
Chi è stato liberato, e chi no
Come ha scritto Giusi Fasano, tra i 250 ergastolani che sono tornati liberi ci sono 63 membri di Hamas e 159 di al-Fatah; 15 di loro hanno come destinazione Gerusalemme Est, 100 andranno in Cisgiordania e 135 saranno espulsi in Paesi che hanno già dato disponibilità ad accoglierli.
Fra loro Baher Badr, 11 ergastoli per aver pianificato un bombardamento a una stazione di autobus; Nabil Abu Khdir, che assassinò la sorella accusandola di aver aderito allo Shin Bet; Muhammad Daoud, che bruciò viva una donna incinta e suo figlio; Ahmed Kaabna, che nel 1997 ammazzò a coltellate due ragazzi rincorrendone uno che aveva provato a scappare; Mahmoud Moussa Issa, che rapì e uccise un agente della polizia di frontiera nel 1992; Ahmad Jamal Ahmad Qanba, che assassinò un rabbino nel 2018; Iyad al-Rub, mente di un attacco suicida nella città di Hadera; Mahmoud Atallah, accusato di una serie di stupri contro due soldatesse; Murad Badr Abdallah Dais, che nel 2016 accoltellò una 38enne davanti alla figlia adolescente.Â
Israele si è invece rifiutato di liberare Marwan e Abdullah Barghouti e Ahmed Saadat, simboli e leader di primo piano del movimento nazionale palestinese. Non saranno restituiti nemmeno i corpi di Yahya e Mohammad Sinwar, fratelli alla guida del gruppo islamista uccisi fra ottobre 2024 e maggio 2025.
13 ottobre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA