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Concessioni balneari e indennizzi, in Emilia-Romagna la «fronda» Pd contro l’asse tra Salvini e de Pascale: «Non stiamo con la lobby delle spiagge»

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Battagliare in Europa per ottenere lo sblocco del decreto indennizzi (attingendo dalle casse pubbliche) a beneficio dei titolari uscenti delle concessioni balneari in vista delle gare previste dall’applicazione della legge Bolkestein. 

L’equilibrio dell’asse siglato tra il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale (che ha ricevuto parole d’elogio da Confcommercio e Confesercenti a livello nazionale) si regge sul tentativo di esaudire le richieste dei titolari degli stabilimenti balneari ma nel Partito Democratico di Rimini ha generato una fronda: 65 iscritti firmatari di una lettera indirizzata al segretario regionale Luigi Tosiani hanno protestato contro le posizioni espresse da Michele de Pascale in fiera durante il Ttg, la fiera del Turismo, dove era ospite assieme ai rappresentanti di categoria e allo stesso ministro. 

«Siamo in totale disaccordo rispetto alla posizione espressa dal presidente in tema di concessioni balneari», è la premessa.

Le concessioni balneari, gli indennizzi e il caso nel Pd

Le ragioni della protesta originano dal nodo indennizzi: «La Commissione Europea è stata chiarissima: gli indennizzi ai concessionari uscenti creano un vantaggio competitivo e alterano la concorrenza, scoraggiando nuovi operatori e violando il principio di parità di accesso».

C’è però da fare un distinguo. «L’unica possibilità è che i titolari uscenti dalle concessioni balneari li percepiscano da chi subentra, dopo le gare. Ovvero che a sborsare siano i nuovi titolari e non i cittadini italiani», spiega Maurizio Melucci, tra i firmatari della lettera. Su questo, va detto che il governatore ha già rassicurato gli iscritti: «Sono favorevole agli indennizzi, nella misura in cui vengano concessi a carico di chi subentra».

I firmatari della lettera contro la posizione di de Pascale

«Tutti i partiti, compreso il nostro, hanno avuto responsabilità nel ritardo dell’attuazione della legge Bolkestein. Tuttavia, è stato in particolare il centrodestra a promettere ai concessionari l’impossibile: dall’uscita dalla Bolkestein, le evidenze pubbliche devono essere fatte, e non può esistere alcun diritto di prelazione» avevano attaccato i «frondisti». 

Duro il loro giudizio sui titolari degli stabilimenti, che si evince dai passaggi messi nero su bianco sulla lettera: «Pensare di compensare una categoria che per anni ha beneficiato di canoni bassi e proroghe automatiche — si legge — significa alimentare un privilegio». 

«Non possiamo schierarci con una lobby»

Motivo per cui i «frondisti» chiedono che il Partito Democratico, «non si schieri a difesa di una lobby ormai priva di motivazioni credibili, garantisca bandi trasparenti e realmente aperti, eviti concentrazioni delle concessioni in mano a pochi gruppi, favorisca micro e piccole imprese innovative, anche nuove, che vogliano investire e competere».

Mentre Michele de Pascale aveva chiesto al ministro e alla premier Giorgia Meloni di sbattere i pugni in Commissione Europea, il ministro Salvini aveva provato ad andare oltre, proponendo la modifica dell’articolo 49 del codice della navigazione, che stabilisce che «alla scadenza della concessione, tutti i beni non amovibili realizzati sul suolo demaniale restano allo Stato, senza diritto ad alcun indennizzo». 

Quello che contestano i dem «ribelli»

«I concessionari hanno sottoscritto contratti che contengono espressamente questa clausola. Solo in casi eccezionali, e documentati, l’Unione Europea riconosce la possibilità di compensare gli investimenti non ammortizzati degli ultimi cinque anni — e nulla di più», spiegano i firmatari

Tra cui figura l’ex assessore regionale al Turismo Maurizio Melucci, amministratori di alcuni comuni dell’entroterra riminese come Mauro Vannoni e Renzo Casadei (assessori Santarcangelo), Lorenzo Grilli (Montegridolfo), Massimo Raggini (sindaco di Poggio Torriana).


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13 ottobre 2025

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