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Bettini: «Le parole di Gentiloni sul rapporto con M5S? Il primo chiarimento va fatto dentro il Pd. Bene la casa riformista»

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Goffredo Bettini, dopo Marche e Calabria il campo largo sembra già in crisi…
«Calabria e Marche sono state due sconfitte dolorose, in parte previste, ma sulle quali riflettere con più profondità. La salute dell’alleanza progressista va valutata alla fine del ciclo elettorale delle Regionali. Non si possono dare giudizi “epocali” dopo ogni dato elettorale. Avremo la Campania, la Puglia, il Veneto. E stiamo votando per la Toscana. Il tempo per tirare le somme ci sarà, sono fiducioso sui nostri prossimi risultati. Ricordo che l’astensionismo è la vera malattia democratica da combattere; non ne veniamo a capo per tante ragioni. Per aggredirlo serve comprendere le sue ragioni di fondo e un lavoro di lunga lena».

Paolo Gentiloni chiede di fare chiarezza sui Cinque Stelle.
«Gentiloni ha posto, circa il rapporto con il Movimento Cinque Stelle, questioni riguardanti l’Europa, il riarmo e la guerra. Del tutto legittimo. Tuttavia, il primo chiarimento va fatto dentro il Pd. L’attuale riarmo europeo non è la difesa comune, che rafforzerebbe l’indispensabile unità politica degli Stati. Va esattamente nella direzione contraria. Persino tra i “volenterosi” emergono i primi dubbi sull’andare ognuno per conto proprio e che questo non ci porti da nessuna parte. Così come gli armamenti a Kiev: in assenza di un impegno, un afflato, un’azione concreta diplomatica dell’Europa a favore della pace, si rischia di prolungare l’agonia, innanzitutto, del popolo ucraino. Infine, essere consapevoli di appartenere all’alleanza atlantica non significa esserne servi, come la Meloni. È un tema decisivo per svolgere un ruolo efficace e autonomo dell’Italia e dell’Europa. Sono temi, questi, sui quali trovare una sintesi tra di noi e poi con Conte, Fratoianni, i Verdi e tutto il resto del nostro campo».

Nel Partito democratico c’è chi mette sotto processo Elly Schlein. La segreteria però va avanti, l’altro ieri ha incontrato la sindaca di Genova Silvia Salis, e punta a essere la competitor di Giorgia Meloni per Palazzo Chigi alle prossime elezioni.
«Porre al centro, ora, la scelta della leadership è un errore madornale. Ci dividerebbe e aumenterebbe i sospetti tra di noi. Non c’è alcun processo alla Schlein. Nessuno mette in discussione il suo ruolo. È perfino stucchevole ripetere ancora una volta quanto la segretaria abbia fatto per il Pd da quando ne ha preso in mano le redini. Se incontra le personalità progressiste più significative, come Silvia Salis, appartiene a quel lavoro di apertura, di dialogo, di ascolto che, io stesso, ho consigliato più volte di svolgere con maggiore convinzione e intensità».

Lei ha parlato per primo di tenda dei moderati alleati al centro. Si farà sul serio?
«Mi pare che la “tenda” o “casa riformista” siano finalmente all’ordine del giorno. Quando proposi cinque anni fa un progetto simile non ebbi risposte positive. Ora Renzi ha rilanciato questa idea nell’affollata Leopolda di qualche giorno fa. Il 20 ottobre a Roma, su iniziativa di Alessandro Onorato, formidabile assessore di Roma, tanti amministratori si riuniranno anche con Gaetano Manfredi e Silvia Salis, per un’aggregazione politica aperta, con l’ambizione di riunire tutte le forze laiche, liberali, cattoliche, innovative e riformiste che non si riconoscono negli attuali partiti, e dunque si danno l’obiettivo di arrivare al 10% di consensi. Sarà un grande aiuto per la vittoria contro la destra italiana. L’importante è che tali forze crescano dal basso, marchino la loro autonomia e non si dividano su una prematura scelta di leadership calata dall’alto. Questo è il consiglio che mi sento di dare».

Carlo Calenda può essere un vostro alleato o secondo lei si sta allontanando irreversibilmente dal centrosinistra?
«Calenda e Marattin hanno ribadito in tutte le salse di credere in un polo liberale, diverso e distinto dal polo progressista e da quello di destra. Mi dispiace. È uno spreco. E, per quel che vale, non condivido».

Giorgia Meloni ha detto che la sinistra è peggio di Hamas…
«È una vergogna. La sinistra italiana contro il terrorismo ha sacrificato le sue persone migliori. A partire dall’operaio Guido Rossa, barbaramente assassinato. Contro le stragi e il terrorismo neofascista e gli omicidi delle Brigate Rosse, furono in prima fila i comunisti italiani a difendere la Costituzione e la democrazia. Una premier non si può permettere di aggredire in questo modo le opposizioni. Dividendo il paese e fomentando l’odio».

Francesca Albanese ha espresso giudizi molto duri su Liliana Segre. E alcuni comuni di centrosinistra, fra cui Bologna, le vogliono dare la cittadinanza onoraria. Lei è d’accordo?
«Albanese è una donna competente e impegnata contro il massacro del popolo palestinese. Tuttavia ha usato espressioni politiche poco chiare, equivocabili e, alla fine, divisive. Le rispondo così: se fossi un sindaco non solleciterei la sua cittadinanza onoraria nella mia città».


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12 ottobre 2025

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