
Fata Morgana è più del titolo dello show con cui Gianfranco Jannuzzo si prepara, da martedì 14 fino al 26 ottobre, a calcare il palcoscenico del Teatro Manzoni di Milano (il prossimo appuntamento, a maggio 2026, lo giocherà in casa, nella sua Agrigento): «È la storia di un sogno — dice l’attore, commediografo e regista che il 7 dicembre compirà 71 anni —, e inseguire i sogni è il modo più sicuro che abbiamo di vivere la realtà».
Uno «spettacolo composito» in cui «si balla si ride, si canta». In una parola, assicura Jannuzzo, «Coinvolgente. Sarò in scena accompagnato da quattro musicisti: un oboista, un chitarrista, un pianista e un violoncellista. Parlerò di opposti che si attraggono, di miti celtici e sicilianità, di dialetti e di culture. Ma saranno presenti anche temi come l’insularità, l’amore per il mare, la figura della donna. Sarà un affresco colorato — e sappiamo quanto ci sia bisogno di colori in questo presente opaco — della nostra meravigliosa Italia».
Quella di Jannuzzo è una carriera partita da lontano: «Sin da piccolo mi piaceva essere al centro dell’attenzione. Mio padre, un professore di lettere innamorato della sua famiglia e della sua città, voleva offrirci la possibilità di avere vicino una sede universitaria, così ci trasferimmo a Roma. A patto, ponemmo noi figli come condizione, che potessimo tornare in Sicilia ogni estate. Quando avete nostalgia di qualcosa, inseguite quel qualcosa, ci disse, sognare significa anche fare un progetto su sé stessi. La vita è sogno, per citare Pedro Calderón de la Barca, e noi italiani siamo un sogno concretizzato»
«Eravamo tanti “staterelli” — continua Jannuzzo —, ognuno con la propria storia, siamo diventati una nazione. Giro nei teatri e vedo che gli emiliani hanno lo stesso cuore grande dei calabresi, i lombardi lo stesso concetto di amicizia dei siciliani».
L’attore dal palco cerca di contagiare il pubblico con la sua carica di energia e di simpatia, con aneddoti e sketch. «Fata Morgana è una guerriera celtica — spiega —, arriva nel nostro Paese e costruisce un palazzo di cristallo tra Scilla e Cariddi. Protettrice delle donne, è una straniera accolta in un Paese che non è il suo. Ecco un tema che mi sta a cuore, l’accoglienza: non dobbiamo dimenticare che siamo stati anche noi migranti, sappiamo cosa significa non essere i benvenuti. Invece i lampedusani hanno insegnato al mondo cos’è la solidarietà».
Nonostante la lunga esperienza, Jannuzzo si esibirà «come sempre con trepidazione, anche se confortato da un piccolo record personale: Alessandro Arnone, direttore del Manzoni, mi ha ricordato che sono l’attore con più presenze nel suo teatro, ben 19».
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12 ottobre 2025
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