Home / Animali / Ecatombe di impollinatori in Europa: rischio estinzione per il 10% delle specie di api e il 15% di farfalle. E grossi guai per le colture

Ecatombe di impollinatori in Europa: rischio estinzione per il 10% delle specie di api e il 15% di farfalle. E grossi guai per le colture

//?#

L’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) ha lanciato un monito all’Europa sulla sopravvivenza degli impollinatori, e in particolare delle api selvatiche, sul suo territorio. Nell’aggiornamento della Lista Rossa delle specie minacciate, l’organizzazione segnala che ci sono quasi 100 specie di api selvatiche in più tra quelle considerate a vario livello in pericolo. Nel complesso si stima che il 10% delle api selvatiche in Europa (almeno 172 specie su 1.928 valutate) sia a rischio di estinzione. Nel 2014 erano invece 77. Non va molto meglio alle farfalle. Le nuove valutazioni indicano che sia a rischio di estinzione il 15% delle stesse: 65 su 442 specie valutate, in aumento rispetto alle 37 specie segnalate nel 2010. Oltre il 40% delle farfalle tipiche della regione europea e che non si trovano in nessun’altra parte del mondo sono ora minacciate o prossime a esserlo. Una precedente valutazione del 2022 relativa ai sirfidi, che sono di fatto mosche impollinatrici, aveva decretato come a rischio di estinzione il 37% delle specie. Insomma, uno scenario negativo su tutti i fronti. 

Il nuovo alert è stato diramato in concomitanza con il Congresso mondiale che la Iucn sta tenendo ad Abu Dhabi. La rivalutazione ha preso in considerazione api, farfalle, mammiferi, anfibi, rettili pesci e molluschi d’acqua dolce, coleotteri saproxilici (ossia dipendenti dal legno), libellule e damigelle. Il declino degli impollinatori desta però preoccupazioni maggiori perché ad essi è affidato uno dei compiti più importanti nel mantenimento della biodiversità. «Non sono solo splendidi da guardare – sottolinea Grethel Aguilar, direttrice generale dell’Iucn -. Gli impollinatori come api, sirfidi e farfalle sono un’ancora di salvezza per la nostra salute, i nostri sistemi alimentari e le nostre economie, ci permettono di avere la frutta, la verdura e i semi che ci nutrono. Quattro specie di colture e fiori selvatici su cinque nell’Ue dipendono dall’impollinazione degli insetti». 

La Red List è una sorta di cartella clinica sullo stato di salute della biodiversità e proprio come una cartella clinica evidenzia elementi di preoccupazione ma prova anche a indicare le cause della malattia, così da potere ipotizzare una cura. «Evidenziando le pressioni che le specie devono affrontare – dice ancora Aguilar -, la Lista Rossa ci aiuta anche a tracciare la strada da seguire. Fornisce i dati necessari per guidare azioni urgenti di conservazione, orientare gli sforzi di recupero e supportare i paesi europei nel raggiungimento degli obiettivi del Quadro Globale sulla Biodiversità. Sebbene le sfide siano reali, questo lavoro illumina le soluzioni, aiutandoci a garantire un futuro prospero per le persone e la natura». 

Ma proprio come avviene per la nostra salute, anche chi si occupa di quella della natura ha il dovere, come i medici, di dire le cose come stanno. «E la nuova valutazione – prende atto Kessika Roswall, commissaria europea per l’Ambiente – mostra che lo stato  stato di conservazione delle api selvatiche, delle farfalle e di altri impollinatori europei è disastroso. È necessaria un’azione urgente e collettiva per affrontare questa minaccia. Insieme agli Stati membri, la Commissione europea ha istituito un sistema di monitoraggio per gli impollinatori basato sul regolamento Ue sul ripristino della natura, che contribuirà a monitorare i nostri progressi. Ora dobbiamo concentrarci sull’attuazione e sulla cooperazione con gli Stati membri per proteggere i nostri impollinatori». 

Proprio alla salvaguardia degli impollinatori selvatici – non tanto le api da miele, che vengono gestite e mantenute dalle filiere produttive avendo una elevata rilevanza economica – è dedicato anche il progetto Life «Pollinators», cofinanziato dalla Ue e che vede tra i soggetti coinvolti anche l’Università di Torino e il parco Zoom, oltre ad altri giardini zoologici e partner in diversi Paesi europei che metteranno a disposizione parte delle loro aree per favorire l’attività degli insetti. Un’azione che si concentra nelle aree urbane e periurbane dove la perdita di natura, per effetto dell’espansione delle aree urbanizzate e delle attività umane, ha ridotto gli spazi verdi e i campi fioriti, interrompendo i corridoi ecologici che favoriscono gli spostamenti degli insetti.

La riduzione degli habitat, rileva l’Iucn, continua a essere la principale minaccia per le api e le farfalle selvatiche europee. Gli impollinatori del nostro continente dipendono in larga misura dai paesaggi rurali tradizionali, in particolare dai prati ricchi di fiori creati da una gestione non intensiva. «L’intensificazione agricola e forestale, combinata con l’abbandono dei terreni nelle zone meno produttive, sta contribuendo al degrado e alla frammentazione degli habitat cruciali per la sopravvivenza degli impollinatori – scrive l’organizzazione nel suo paper -. La deposizione di azoto dai fertilizzanti e l’uso diffuso di pesticidi, inclusi erbicidi che riducono la diversità dei fiori, stanno avendo un impatto negativo su molti impollinatori come la Dufourea minuta, una specie di ape un tempo diffusa che ora è quasi completamente scomparsa dalle pianure dell’Europa centrale ed è classificata come in pericolo». 

C’è poi l’influenza del cambiamento climatico, che ha ripercussioni, secondo gli esperti dell’Iucn, sul 52% delle specie di farfalle minacciate, vale a dire circa il doppio rispetto al rapporto precedente. «Periodi di caldo prolungati, siccità e incendi boschivi – viene evidenziato – stanno deteriorando sempre più gli habitat delle farfalle nell’Europa meridionale, invadendo al contempo gli habitat sensibili di torbiere e tundra nelle zone alpine e boreali. Diverse specie, come il temolo del Nevada (Pseudochazara williamsi), in grave pericolo di estinzione e ora limitato ad alcune catene montuose nel sud-est della Spagna, soffrono di una combinazione di perdita di habitat e cambiamento climatico».  Non tutti gli insetti però subiscono allo stesso modo il cambiamento climatico.  Mentre i bombi e altri gruppi di specie adattate al freddo sono influenzati negativamente, altri, come le api carpentiere, beneficiano delle temperature più calde, che accelerano il loro sviluppo e la riproduzione.

Ma quali sono le colture più a rischio? L’Iucn ne cita alcune partendo dallo stato di declino dei loro impollinatori di riferimento. Tra le specie che ora rientrano nella categoria di quelle «minacciate» ne sono state contate quindici di bombi, che hanno un ruolo fondamentale nell’impollinazione di leguminose come piselli, fagioli, arachidi e trifoglio; e quattordici di api del cellophane, che aiutano a impollinare piante della famiglia delle margherite e alberi come aceri rossi e salici, sono ora classificate come minacciate. La specie di ape mineraria Simpanurgus phyllopodus, l’unica specie di questo genere in Europa e unica del continente, è ora valutata come in «pericolo critico». Una specie di farfalla, la Pieris wollastoni di Madeira, che era limitata all’omonima isola portoghese, è ora ufficialmente classificata come «estinta».

«Fino al 90% delle piante da fiore in Europa – evidenzia Denis Michez, docente dell’università di Mons e coordinatore del gruppo di valutazione – dipende dall’impollinazione animale, in particolare dalle api, che sono molto diverse per numero e varietà di specie. Purtroppo, le popolazioni di api selvatiche sono in drastico declino e non possono essere facilmente sostituite da colonie gestite, che comprendono meno dell’1% delle specie esistenti e vengono selezionate per la loro capacità di produrre miele o impollinare le colture. Se le api selvatiche scomparissero, anche molte piante selvatiche potrebbero essere a rischio, di cui i prati ricchi di fiori e le bellissime specie di orchidee sono solo alcuni esempi».

12 ottobre 2025 ( modifica il 12 ottobre 2025 | 11:57)

12 ottobre 2025 ( modifica il 12 ottobre 2025 | 11:57)

Fonte Originale