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Il segugio ferma il cacciatore: fa discutere lo spot di Fondazione Capellino-Almo Nature che si schiera contro la riforma della caccia

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Il mirino segnala che è il momento giusto. La preda, uno splendido cervo, è perfettamente a bersaglio. Basta tirare il grilletto ed è conquistata. Meno di un secondo e tutto è finito. Qualcosa però muove verso il basso il braccio del cacciatore . L’uomo sposta lo sguardo, vede la zampa del suo fedele segugio appoggiata al suo polso e incrocia i suoi occhi. Quegli stessi occhi che nel bosco hanno appena visto altri animali liberi e in armonia con la natura e che ora sembrano dirgli: no, non farlo. E lui non lo fa.

Nella realtà questo non succede. Accade invece nello spot realizzato dalla Fondazione Capellino, a cui fa capo il marchio di pet food Almo Nature, che ha deciso di prendere posizione contro la riforma dell’attività venatoria prevista dal ddl 1552 ora al vaglio del Senato, che porta la firma del capogruppo di FdI, Lucio Malan, e di quelli di Lega (Massimiliano Romeo), Forza Italia (Maurizio Gasparri) e Civici-Maie (Giorgio Salvitti). Una discesa in campo dei big dei partiti della maggioranza che carica di forte peso specifico il testo che vuole rivedere profondamente la legge 157 che dal 1992 regola la caccia in Italia.

Un gesto forte da parte di un’azienda che si occupa di animali e di ambiente e che da alcuni anni ha deciso di investire nella loro tutela tutti i proventi, attraverso appunto la creazione della Fondazione che oggi è di fatto la proprietaria della società. E che gestisce i proventi per attività in ambito sociale e ambientale. «L’ambiente è il nostro azionista di riferimento» è lo slogan con cui si presentano.

La nuova campagna, all’insegna dello claim «Niente giustifica la caccia», è partita nella ricorrenza di San Francesco, giornata mondiale degli animali, e proseguirà per tutto il mese in televisione, su alcuni dei principali canali nazionali,  e via web. Allo spot si accompagna una petizione rivolta a tutti gli italiani «di qualunque convinzione politica» che chiede ai parlamentari «di ogni schieramento» di non votare a favore di quel ddl di cui sono molti i punti contestati: l’allungamento della stagione venatoria, la possibile riduzione delle aree naturali protette, la caccia in aree demaniali, sulla neve o sui valichi montani (quest’ultima già sdoganata con un emendamento nel Dl Montagna), l’ampliamento delle possibilità di ricorrere a richiami vivi e altro ancora.

«Vogliamo riaprire un confronto serio sull’attività venatoria, senza bandiere né appartenenze – spiega Pier Giovanni Capellino, presidente della Fondazione -. La domanda è semplice: possiamo ancora permettere che il futuro della natura sia affidato ai fucili? Questa legge non è nell’interesse della gente, dell’agricoltura e dell’ambiente. Aumenta l’insicurezza dei cittadini sempre più costretti a condividere campi, sentieri e boschi con la presenza di armi». Non solo: «Le campagne agricole, le aree protette, i boschi e le colline italiane rischiano con la nuova legge di diventare terreni di caccia per chiunque, anche per cacciatori provenienti dall’estero» . Con questa iniziativa, spiega ancora Capellino, la Fondazione e il marchio Almo Nature ribadiscono la loro posizione, ovvero che la tutela della biodiversità non è un’opzione ma un dovere. «La campagna vuole sensibilizzare, mobilitare e trasformare la consapevolezza collettiva in azione concreta. Perché la difesa del pianeta passa dalle scelte di oggi, di ogni individuo e in ogni territorio».

Lo spot della Fondazione Capellino non è piaciuto a Federcaccia che con il presidente Massimo Buconi parla di «pubblicità ingannevole» e di attacco sistematico e motivato alla figura del cacciatore «che esercita una passione nel rispetto della legge e svolge anche una funzione di interesse pubblico». L’associazione contesta le semplificazioni sulle ripercussioni che potrebbero avere le nuove norme in discussione e fa notare la contraddizione di un’azienda che si schiera contro l’attività venatoria ma che tra le proprie linee ha anche un prodotto, nella fattispecie una lattina di cibo umido, che ha anche il cinghiale tra gli ingredienti.

Almo Nature non è però l’unico marchio sceso in campo contro l’ipotesi di una caccia più estesa. Lush, l’azienda inglese di cosmetici naturali e cruelty free che ha fatto delle battaglie animaliste la propria cifra sociale (a partire dal no ai test sugli animali, scelta attuata fin dalle origini che ha fatto scuola e ora è diventata legge per tutti nella Ue), ha realizzato un’edizione speciale di un suo sapone solido, Paw, che riproduce l’impronta di un animale selvatico, i cui proventi vengono per tre quarti destinati alla Lega per l’abolizione della caccia che con Enpa, Lav, Lndc e Animalisti Italiani è tra i promotori di una proposta di legge di iniziativa popolare per vietare del tutto l’attività venatoria. Nel presentarlo, l’azienda fa proprio il no a quello che il mondo animalista ha ribattezzato il «ddl sparatutto» e sostiene la petizione a sostegno dell’abolizione, che ha già superato le 50 mila firme del quorum (ad oggi sono quasi 54 mila) ma che punta ad una cifra molto più ampia, quota 100 mila, per dare più forza alla mobilitazione. «Se la legge sparatutto verrà approvata – scrive Lush, che nei suoi negozi ha collocato sagome di animali che rilanciano il messaggio anti-doppiette – le conseguenze per le persone e la biodiversità saranno gravissime. I fucili potrebbero sparare ovunque e saremmo noi nel loro mirino».

10 ottobre 2025 ( modifica il 10 ottobre 2025 | 15:01)

10 ottobre 2025 ( modifica il 10 ottobre 2025 | 15:01)

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