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È vero che quando si viaggia con il cruise control si consuma di più? I dati di uno studio americano

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Molti di noi quest’estate hanno percorso centinaia se non migliaia di chilometri in autostrada per raggiungere le località di vacanza e hanno quindi fatto uso di un dispositivo del quale ormai ogni auto è dotata: il cruise control adattivo. Se una volta il cruise control tradizionale era visto come un gadget da riservare ad una gigantesca station wagon americana bloccata sulle 80 miglia all’ora, ormai sono stati sdoganati anche sulle utilitarie.

Cruise control: solo comodi?

Nessuno però – se si esclude la comodità di non dover tenere il piede premuto sull’acceleratore – ha mai verificato se i moderni sistemi che mantengono la distanza dal veicolo che ci precede rallentando e accelerando automaticamente, abbiano altre utilità e se, soprattutto, influiscano sui consumi. Il tema non è trascurabile, anche perché negli ultimi 20 anni, la diffusione dei sistemi di controllo elettronici in un’infinità di componenti, dai motori, ai cambi automatici, fino alla complessità degli EMS (engine management system) che controllano batterie e motori elettrici, ha permesso di ottimizzare enormemente l’efficienza.

I dati della General Motors

Non bisogna però pensare che i software siano la panacea di tutti i mali, perché la vera efficienza energetica dipende ancora prevalentemente dallo stile di guida che si adotta. Proprio per questo le tecnologie di guida automatizzata sono progettate per sostituire i nostri piedi e ottenere risultati migliori in termini di sicurezza e fluidità di guida. Uno studio sponsorizzato dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e dall’Ufficio per le Tecnologie Veicolari (VTO) nell’ambito di un’iniziativa del Programma Sistemi di Mobilità Energeticamente Efficienti (EEMS) ha cercato di analizzare una serie di dati forniti dalla General Motors, per capire l’impatto energetico dell’ACC (Adaptive Cruise Control).

Un impatto trascurabile

Senza entrare nei dettagli dei modelli di analisi utilizzati dai ricercatori, quello che ci interessa sapere è che – in linea teorica – l’accelerazione più graduale del cruise control adattivo potrebbe migliorare i consumi, ma in realtà molti sistemi di varie Case, sono tutt’altro che progressivi nel gestire le ripartenze dopo un rallentamento. Il risultato quindi è che il loro uso penalizza leggermente l’efficienza: in soldoni, si consuma più benzina o batterie. Ma quanto? Pochissimo, tanto da essere un valore talmente trascurabile (solo 0,26 litri ogni 100 chilometri) da non essere nemmeno percepibile in un utilizzo normale. La cosa più sorprendente comunque è che lo studio ha scoperto che l’aumento del consumo di carburante è più fortemente correlato alla parte cruise control che alla parte adattiva.

L’adattivo va meglio quando si segue un’altra auto

Ipotizziamo di impostare una velocità e lasciare che il cruise control la mantenga, indipendentemente dal fatto che il sistema sia adattivo o meno. Le condizioni del traffico diventano una discriminante importante, perché con un cruise control tradizionale in caso di veicoli che procedono ad una velocità inferiore sulla nostra corsia siamo costretti a frenare e poi accelerare nuovamente, ma non necessariamente fino alla velocità precedentemente impostata. Ebbene lo studio ha dimostrato che quando il cruise control adattivo ha un veicolo davanti su cui puntare il radar, il consumo di carburante diminuisce leggermente, mentre succede il contrario quando il traffico scorre intorno a noi.

Quindi cosa conviene fare? I ricercatori qui si dimostrano a dir poco cauti e, a voler essere maliziosi, desiderosi di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Le loro conclusioni infatti sono che sono troppi i parametri che entrano in gioco e, conti alla mano, il modo migliore per risparmiare carburante è semplicemente andare più piano.

30 settembre 2025 (modifica il 30 settembre 2025 | 08:39)

30 settembre 2025 (modifica il 30 settembre 2025 | 08:39)

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