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Vietato parlare di veggie burger, bistecca di seitan o salsiccia vegana. Il Parlamento Ue fa quadrato attorno agli allevatori

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Mai più «veggie burger», «scaloppina di seitan», «salsiccia vegana», «bistecca di soia». E tutte le possibili combinazioni di nomi che affianchino termini tradizionalmente associati alla carne a prodotti che carne non sono. Per «carne» si devono al contrario intendere solamente le «parti commestibili di animali». Lo ha stabilito il Parlamento Europeo che nella oggi seduta plenaria di Strasburgo ha adottato-  con 532 voti favorevoli, 78 contrari e 25 astenuti – una posizione negoziale con il Consiglio europeo che punta a cambiare alcune parti della Pac, la Politica comune europea. L’intento è quello di «garantire una posizione più forte agli agricoltori europei», considerati non solo operatori economici ma anche un pezzo della «nostra identità», come ha dichiarato la relatrice Céline Imart, francese, iscritta al gruppo del Ppe. 

Quella lessicale non è la sola e neppure la più importante delle richieste avanzate, ma come sempre è quella che fa maggiormente discutere. Tutti i parlamentari italiani presenti hanno sostenuto la posizione complessiva, con l’unica eccezione del pd Pierfrancesco Maran che si è astenuto. Si erano però divisi proprio sull’emendamento riguardante la definizione di carne e sulle denominazioni «esclusive» ad esse riferite che ha visto il voto contrario di tutti gli eurodeputati del M5S e di diversi membri del Pd. 

Il tema è dibattuto da tempo ed è sulla falsariga di quanto già avvenuto con il divieto di utilizzare il termine «latte» per tutte le bevande che non lo siano veramente ma lo richiamino soltanto nel colore, nella forma liquida e nell’utilizzo, ma che sono realizzate con prodotti vegetali. Oggi, per esempio, non si dice più latte di soia, ma bevanda alla soia. La stessa rigidità viene ora chiesta per i prodotti che richiamano la carne senza essere di provenienza animale. L’idea di fondo è che i consumatori potrebbero essere indotti in confusione. Nella realtà è un modo per marcare, dal punto di vista del linguaggio, una primazia dei prodotti di origine animale. Difficile, insomma, che un consumatore possa fare confusione e ordinare un veggie burger pensando che si tratti di carne bovina, e men che meno un prodotto che senza termini inglesi si chiami espressamente salsiccia vegetale. Ma tant’è, così è deciso. 

Come detto, però, non è l’unico provvedimento contenuto nell’atto. Tra le misure richieste ci sono il no alla creazione di organizzazioni specifiche per i produttori biologici, che porterebbero secondo la maggioranza a una concorrenza interna non necessaria, la richiesta di un contratto scritto che regoli le consegne di tutti i prodotti agricoli sul territorio comunitario seppure con alcune limitazioni, la richiesta di maggiore chiarezza sull’utilizzo di denominazioni come «giusto» «equo» o equivalenti per i prodotti agricoli così come sul concetto di «filiera corta» (che dovrebbe essere limitata ai prodotti realizzati nell’Ue con un numero limitato di intermediari tra agricoltore e consumatore finale e scambiati su brevi distanze e in tempi ridotti). Altre richieste riguardano i livelli di residui di antiparassitari nei prodotti importati da Paesi extra Ue (che dovrebbero non essere superiori ai limiti in vigore in Europa) e l’impegno dei governi nazionali a dare priorità negli appalti pubblici alle forniture di prodotti con indicazioni geografiche dell’Ue. 

I negoziati con gli Stati membri sulla forma finale che dovrà avere la legge inizieranno martedì prossimo. 

8 ottobre 2025

8 ottobre 2025

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