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Il cibo tra cultura e sviluppo sostenibile e la situazione degli allevamenti in Ue: appuntamento al «Festival delle Creature» di Assisi

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Gli animali domestici, viene ribadito spesso, sono sempre più membri delle nostre famiglie e di conseguenza delle nostre società. Tutti gli animali, domestici e no, sono poi «esseri senzienti» e così li definisce anche l’Ue dal Trattato di Lisbona in avanti. E assieme alla biodiversità e all’ambiente da tre anni hanno anche una tutela nella Costituzione italiana, all’articolo 9 che già tutelava il paesaggio e i beni culturali. Quale deve essere allora il nostro rapporto con loro? A questa domanda cercherà di rispondere il «Festival delle Creature», che oggi e domani ad Assisi chiama a raccolta politici, esperti, esponenti del mondo della fede e della scienza, per un confronto che cerca di raccogliere, a distanza di 800 anni, l’eredità del Cantico delle Creature di San Francesco. 

Tra i tanti temi che verranno affrontati, c’è anche quello del rapporto giuridico con loro. Se gli animali sono esseri senzienti e non cose, da esseri senzienti e non da cose devono essere trattati. A partire dalla loro tutela, che è tra gli argomenti di dibattito più accesi a livello Ue. Da un lato, infatti, viene riconosciuto il ruolo che gli animali hanno nella vita delle persone, dall’altro c’è forte resistenza all’introduzione di cambiamenti nelle procedure di allevamento di quelli cosiddetti «da reddito», che perlopiù oggi provengono non da piccole realtà agricole tradizionali ma da grandi impianti produttivi gestiti con criteri industriali. 

Anche su questi temi si farà il punto ad Assisi. Una questione che sta procedendo senza grosse resistenze è quella della tracciabilità degli animali d’affezione. La proposta di regolamento già approvata dalla commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo, e ora in fase di negoziazione finale, punta ad introdurre nuove norme per contrastare il traffico di cuccioli e per dare dignità anche agli animali che fino ad oggi erano venduti in modo legale ma in condizioni non rispettose della loro dignità. «Tra le misure concrete previste – spiega Dario Nardella, ex sindaco di Firenze e oggi europarlamentare – c’è la registrazione obbligatoria entro 48 ore di tutti i cani e gatti introdotti nel territorio europeo, con identificazione tramite microchip in tutti gli Stati membri. È inoltre previsto il divieto di vendita di cani e gatti nei negozi, accompagnato da regole precise a tutela del benessere animale. Si vuole poi introdurre un passaporto digitale, complementare a quello cartaceo già esistente, che renderà facilmente accessibili le informazioni cliniche, vaccinali e identificative in tutta la Ue».

Sugli animali domestici, fatta la tara a qualche resistenza di lobby che tutelano i tradizionali canali di vendita, non sembrano esserci grosse differenze di vedute all’Eurocamera. Le cose cambiano però se si parla di benessere degli animali negli allevamenti. La stessa Commissione Ue ha più volte evidenziato la necessità di passare a metodi più rispettosi di quelli che, appunto, sono pur sempre «esseri senzienti», ancorché destinati a diventare cibo. Che prima di arrivare al macello devono comunque potere vivere una vita senza inutili sofferenze, con spazi adeguati e trattamenti rispettosi. Cosa che, alle attuali condizioni, non sempre avviene.  

«Se vogliamo occuparci di agricoltura e allevamenti, l’unico approccio per farlo è riconoscere lo stretto legame tra salute umana, salute animale e salute degli ecosistemi – spiega l’onorevole Camilla Laureti, europarlamentare, che sarà tra gli ospiti giovedì 9 ottobre-. Per gli allevamenti l’obiettivo deve essere il passaggio a forme estensive e sostenibili, il rilancio di pratiche preziose come la pastorizia e il rispetto dei cinque pilastri del benessere animale. Solo in questo modo possiamo tutelare l’ambiente e la nostra stessa salute». Nel perseguimento di questo obiettivo, che garantisce nel contempo la tutela dell’ambiente e della salute umana, è necessario promuovere, in ambito europeo, strategie come la Farm to Fork (F2F), piano decennale messo a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente, la Strategia Ue per la biodiversità 2030 che, in linea con il Green Deal, si propone di impegnare i Paesi Ue a ripristinare la natura e a preservarne la diversità biologica.

8 ottobre 2025 ( modifica il 8 ottobre 2025 | 10:41)

8 ottobre 2025 ( modifica il 8 ottobre 2025 | 10:41)

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