
Riparte domani, alle 10, Ping Pong, la trasmissione condotta dalla giornalista Annalisa Chirico, dal lunedì al venerdì, su Rai Radio Uno, giunta alla terza stagione.
Quali novità porterà nel suo programma?
«Ping Pong si conferma l’arena politica del mattino. Ringrazio per la fiducia l’ad Giampaolo Rossi e il direttore Nicola Rao. Saremo ancora un luogo di confronto che cercherà di guidare gli ascoltatori nella giornata politica. Lo faremo con l’aiuto dei nostri ospiti, in un’ottica pluralistica da servizio pubblico».
Solo politica dunque?
«No, la seconda novità è che al venerdì tratteremo temi di società e costume, parlando di nuove tendenze. Cominceremo con la dogmania, che in Italia dilaga nelle famiglie con effetti positivi ma anche con qualche esagerazione in un Paese che ha sostituito i neonati con i cuccioli».
Quale cifra direbbe di avere nella conduzione?
«Non sono per la neutralità del giornalista-notaio: esprimo le mie opinioni e lascio spazio a quelle diverse dalla mia».
Il suo metodo ha sollevato critiche?
«Polemiche ci sono state quando ho detto la mia su uno sciopero della Cgil o sulle vittime israeliane del 7 ottobre».
In questo momento bisognerebbe abbassare i toni?
«L’informazione radiotelevisiva si nutre dei contrasti: non può farne a meno. Poi riconosco che la polarizzazione ha portato a degli eccessi, come quelli che la premier Meloni ha fatto notare quando ha parlato delle minacce che le sono arrivate dopo l’assassinio negli Usa di Charlie Kirk».
La Rai è TeleMeloni?
«L’editore della Rai è la politica: è la legge che ha posto le regole. Io ne sono consapevole. Poi ci sono quelli che, quando erano al governo, la occupavano senza farsi problemi, oggi che sono all’opposizione denunciano l’altrui occupazione. Quello che è certo è che con Meloni è finito il tempo in cui per lavorare dovevi avere la tessera di un sindacato o andare alle Feste dell’Unità».
Ma qualche direttore si è visto alla festa Atreju di FdI… Tornando al giornalismo: è un mestiere per donne oggi?
«Intanto dobbiamo dimostrare di essere brave il doppio di un collega. E poi ai vertici, in ogni settore, ce ne sono ancora in poche. Ecco perché sono contenta di essere diventata direttore responsabile di Fortune Italia. Pur avendo una donna premier c’è ancora tanta strada da fare in Italia: alla guida dei consigli di amministrazione le donne sono solo il 4%».
27 settembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
27 settembre 2025
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