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Bollicine e AI, alleanza promettente. E Trento balla col basso di Saturnino

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Dall’Intelligenza Artificiale ai virtuosismi di Saturnino, passando attraverso un nuovo approccio verso l’enoturismo, i 60 anni dell’Associazione Italiana Sommelier e i mille aneddoti raccontati dagli chef stellati. Tra riflessioni e meraviglia si è sviluppato il filo conduttore della prima giornata del Trentodoc Festival giunto alla quarta edizione. 

La prima domanda della giornata è da grattacapo: come le aziende vitivinicole possono usare l’Intelligenza Artificiale (AI)? «Per affrontare un tema così importante, ho dovuto studiare», dice Riccardo Luna, editorialista del Corriere della Sera ed esperto sulla materia a colloquio con Luciano Ferraro, direttore artistico del Festival e vice direttore del quotidiano di via Solferino. «Le due più importanti rivoluzioni nel settore sono state le botti e i tappi in sughero», dice Luna. «Fino ad oggi il vino ha sfidato il tempo, con le sue lente evoluzioni, con una vita parallela e distante da quelle rivoluzioni industriali, basate su velocità e quantità». Una risposta rassicurante di fronte a scenari in cui l’AI sta cambiando il mondo di vedere le cose e quello del lavoro. «Nel settore vitivinicolo apre nuovi scenari di marketing: la possibilità, ad esempio, di traduzioni e testi in tutte le lingue» e quindi nuovi mercati in un momento in cui dazi e giacenze costringono i produttori a nuove strategie.

In questa prospettiva i prossimi dieci anni vedranno cambiare il mondo delle cantine. È Violante Gardini Cinelli Colombini, presidente del Movimento Turistico del Vino ha suggerire gli step per far crescere un mondo già a doppie cifre: aprire le cantine nel week end, prezzi accessibili per attirare i giovani, ma anche rischiare proponendo Riserve e prodotti Premium e puntando sulla comunicazione, senza dimenticare che il «turista è un amante infedele» e per tenerselo caro ci vuole creatività. «L’inglese oggi non basta. Importante conoscere anche altre lingue ad esempio il tedesco», dice Raffaella Bologna, titolare della Cantina Braida, in Piemonte.
Dal Trentodoc al Barolo. L’enoturismo interessa l’intero Paese. «In Monferrato abbiamo una narrazione gastronomica importante, sta iniziando la stagione del tartufo», dice Braida. Vino e cibo. Il binomio vincente per l’Associazione Italiana Sommelier che al Festival celebra i suoi primi 60 anni. Con il presidente Sandro Camilli, si racconta Francesco Valenti, figlio del fondatore dell’Ais. «La prima sede è stata casa nostra», dice. Oggi, Ais conta 45mila soci, una realtà strutturata in «cui si impara un mestiere», dice Camilli.

Cosa chiedono oggi i clienti ai ristoratori? Cosa si intende per «lusso»? Questo il dibattito che ha aperto Cook Tales. Per Rossella Cerea, responsabile accoglienza, formazione e innovazione del ristorante Da Vittorio, il lusso è un’esperienza personalizzata, tagliata sul cliente stesso, mentre i produttori puntano su ingredienti di nicchia. Alla Loggia del Romanino, si confrontano gli chef stellati Anthony Genovese (Il Pagliaccio), la canadese Jessica Rosval (Gatto Verde) e il peruviano Anthony Robles (Azotea). «Amo l’Italia, ma mi sono permessa di essere sempre due passi fuori. Dopo due decadi, ho iniziato a cucinare e ad esprimere la mia creatività», dice Rosval. «Fino a dieci anni fa non era possibile fare il tipo di cucina che propongo oggi», dice Robles. «A Torino, dove vivo, la comunità latino americana è cresciuta e con essa l’esigenza di avere le materie prime da usare per le ricette tradizionali. Farsi accettare è stato impegnativo. Ma ci sono riuscito.«Ai giovani chiedo di non scopiazzare – dice Genovese – L’identità è la forza del futuro». Quell’identità su cui ha puntato Giovanni Tava, produttore di uova di montagna. Le sue galline razzolano all’aperto, tra i castagni a 600 metri di quota. «Ho creato la mia azienda perché non trovavo uova gustose che mi soddisfacessero. Ho studiato la gallina e il suo mondo. Ho creato un ecosistema ad esempio introducendo due gatti per la deratizzazione naturale. Oggi ho anche una colonia di 14 micetti». 

Trentodoc Festival è anche intrattenimento, spettacolo. Musicista e di recente stand up comedian, Ghemon ha parlato della difficoltà di far ridere, un’«attività in cui ci si mette in gioco». E al Festival irrompe il basso di Saturnino. «Il bassista è come la DC, deve appianare i contrasti della band». Il musicista marchigiano ha tracciato con le note il suo legame profondo di amicizia con Jovanotti rinnovato sulla fiducia da 35 anni. Gran finale con accordi virtuosistici affidati alla loop station, con il pubblico in piedi a ballare.

27 settembre 2025

27 settembre 2025

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