
DALLA NOSTRA INVIATA
MYKOLAIV Il via libera da Trump non è ancora arrivato e potrebbe anche non arrivare mai, se si considerano le continue giravolte della Casa Bianca. Ma presto Kiev potrebbe incassare il permesso di compare e usare missili Tomahawk. Più potenti degli Atacms, in grado di volare tra le 700 e le 1500 miglia (gli Atacms hanno una gittata di 190 miglia), di fabbricazione statunitense progettati per colpire bersagli terrestri dal mare e da piattaforme sottomarine, i Tomahawk sono missili da crociera che volano a bassa quota, particolarità che li rende difficile da rilevare. Utilizzati in diversi scenari, dall’Iraq di Desert Storm, alla Siria contro l’Isis, fino ai Caraibi contro i narcos, sono un’arma di cui gli Stati Uniti non rimarrebbero a corto qualora decidessero di venderne una quota all’alleato ucraino. Niente rischi dunque di andare a intaccare l’American First in materia di riserve militari, come successo per i Patriot.
Il presidente ucraino ha chiesto i Tomahawk al suo interlocutore durante un incontro a porte chiuse secondo quanto rivelato dal Telegraph e Axios e come confermano al Corriere fonti ucraine. E Trump, pur non avendo sciolto la riserva, si è detto favorevole alla richiesta. Una richiesta cui nemmeno l’amministrazione di Joe Biden, fin qui ben più filo Kiev di quella attuale, ha mai acconsentito spaventata dalle possibili reazioni di Mosca.
In realtà – fanno notare gli analisti – difficilmente questa arma può cambiare definitivamente il corso della guerra come già successo per gli Himars e gli Atacms. Ma farebbero aumentare la pressione sulla Russia per costringere Putin a sedersi al tavolo. Lo stesso Zelensky ha osservato che l’Ucraina potrebbe non aver nemmeno bisogno di schierare le armi se la richiesta venisse accolta, perché l’acquisto basterebbe già di per sé come messaggio. Kiev potrebbe impiegare questi missili per colpire basi aeree, centri di comando. Ma anche raffinerie. Uno scenario che spaventa non poco il Cremlino.
Di recente, come confermato anche dal capo di Stato maggiore ucraino Oleksandr Syrskyi, gli attacchi di Kiev al settore petrolifero russo hanno gravemente interrotto le forniture di carburante e la logistica per le forze armate di Mosca. «Le capacità del complesso militare-industriale nemico sono state notevolmente ridotte; lo possiamo vedere sul campo di battaglia», ha spiegato il generale durante l’ultimo briefing con la stampa.
La campagna DeepStrike, come la chiamano gli ucraini, fin qui basata sull’utilizzo dei droni sta ostacolando direttamente le attività operative e le linee di rifornimento russe: in meno di due mesi, le forze di Kiev avrebbero colpito 85 obiettivi di alto valore sul suolo russo, secondo lui. Tra cui 33 siti militari, basi, magazzini , aeroporti e aerei a terra, nonché 52 strutture militari-industriali che producono armi, munizioni, carburante e droni. Tradotto: se potenziata coi missili a lunga gittata, DeepStrike potrebbe provocare ulteriori grattacapi al Cremlino.
Anche sul fronte Est il quadro starebbe migliorando per Kiev rispetto ad agosto. Sempre il generale Syrskyi ha reso noto in un briefing che unità russe sono state intrappolate in direzione di Pokrovsk, lo snodo cruciale del Donetsk intorno a cui si combatte, dopo settimane di scontri che avevano spostato la linea del fronte verso nord. A Pokrovsk le unità russe di piccole dimensioni mandate in avanscoperta, secondo la nuova tattica lanciata da Mosca il mese scorso che Kiev ha definito dei «mille tagli», sono state lasciate avanzare per 12-20 chilometri in profondità prima che le forze ucraine ne anticipassero le manovre isolandole all’altezza del fiume Kazennyi Torets. «La loro distruzione è in corso», ha spiegato il comandante. Sono stati quindi liberati 168 chilometri quadrati di territorio, e altri 182 liberati da sabotatori russi. D’altro canto – riporta Isw – affermazioni non confermate diffuse dai milblogger russi confermano che le forze russe hanno conquistato Chunyshyne (a sud di Pokrovsk) e sono avanzate nel sud di Rodynske (a nord di Pokrovsk), a est di Myrnohrad e Balahan (entrambi a est di Pokrovsk) e a sud-est e nella parte occidentale di Pokrovsk.
In ogni caso gli obiettivi delle forze di Mosca della scorsa primavera ed estate, creare zone cuscinetto nelle regioni di Kharkiv e Sumy, conquistare Pokrovsk e raggiungere il confine del Donetsk, avanzare a Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Kherson, «non sono stati realizzati», secondo Kiev. Se dunque non si può certo parlare di vittoria per Kiev sul fronte di terra, è altrettanto vero che Mosca non sta raggiungendo i suoi obiettivi e non sembra in procinto di farlo nelle prossime settimane.
27 settembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA