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I droni sugli aeroporti, le tensioni fra Danimarca e Russia e quell’isola in mezzo al Baltico: cosa sta succedendo

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«Bornholm viene usata per minacciare la sicurezza della Russia, inclusa la regione di Kaliningrad». L’ha detto una settimana fa Vladimir Barbin, ambasciatore russo in Danimarca, per commentare la scelta di Copenaghen di riattivare dopo 25 anni un reggimento sull’isola più orientale del Paese, distante meno di 200 chilometri dall’enclave di Kaliningrad. 

A distanza di appena tre giorni, nei cieli dell’aeroporto di Copenaghen – e poi di Oslo – comparivano i primi droni, che avrebbero costretto a interrompere i voli per quattro ore. «Droni russi», secondo il presidente ucraino Zelenksy: un’accusa ribadita poi dalla premier danese Mette Frederiksen, mentre il Cremlino negava ogni coinvolgimento. Gli avvistamenti di droni sono poi proseguiti nei giorni successivi (oggi, 27 settembre, sulla base militare di Karup).

Al momento non ci sono elementi concreti che colleghino i due eventi, l’irritazione dell’ambasciatore di Mosca e i droni sui cieli danesi. Ma la vicinanza temporale non può che far sorgere spontanea una domanda: i droni sono una rappresaglia «soft» dei russi nei confronti della Danimarca? Una sorta di avvertimento per il futuro? 

Del resto la storia di Bornholm, isola danese nel mezzo del Baltico che alla fine della Seconda guerra mondiale rischiò seriamente di diventare sovietica, è quella di un territorio al confine fra due mondi. Se durante la Guerra Fredda ha rappresentato il luogo ideale per spiare i movimenti dei russi al di là della Cortina di ferro, con lo scoppio del conflitto in Ucraina l’isola si è ritrovata di nuovo al centro dello scacchiere internazionale. Come ha confermato nel 2022 l’esplosione del gasdotto Nord Stream 2 proprio nelle acque al largo di Bornholm.

I droni sugli aeroporti, le tensioni fra Danimarca e Russia e quell'isola in mezzo al Baltico: cosa sta succedendo

La «corsa» alla Danimarca

Dopo la caduta di Berlino il 30 aprile del 1945, si scatenò fra gli Alleati una corsa alla Danimarca. La sera del 4 maggio la Bbc annunciò che le forze britanniche avevano liberato la Danimarca continentale. Un destino diverso sarebbe toccato alle isole: la Groenlandia venne liberata dagli americani, mentre Bornholm finiva di nuovo sotto le bombe.

Furono proprio i sovietici ad arrivare per primi sull’isola. Piccolo problema, il comandante della guarnigione tedesca a Bornholm aveva ricevuto ordini precisi: poteva sì arrendersi, ma soltanto agli Alleati occidentali. I tedeschi inviarono telegrammi a Copenaghen per chiedere che almeno un soldato britannico fosse trasferito sull’isola, ma non arrivò nessuno.

Bombardamenti a tappeto su Bornholm

La presenza tedesca sull’isola in quei giorni era massiccia: oltre 10.000 soldati e rifugiati tedeschi in fuga. A partire dal 7 maggio gli aerei sovietici bombardarono senza sosta Rønne e Nexø, le due città principali: a Nexø non rimase in piedi nemmeno un’abitazione, mentre a Rønne se ne salvarono solo 400 su 3.400.

Durante l’attacco, che provocò dieci vittime civili, alla radio danese non venne permesso di dare la notizia dei bombardamenti per non rovinare i festeggiamenti per la liberazione. Quando il 9 maggio le truppe sovietiche sbarcarono sull’isola, la guarnigione tedesca si arrese dopo un breve combattimento.

Gli 11 mesi di occupazione russa

La popolazione di Bornholm accolse i circa 8.000 soldati sovietici con sospetto: «Stanno rubando tutto come dei delinquenti» disse il governatore dell’isola una settimana dopo l’inizio dell’occupazione. Il generale Alexandr Yakushov, capo delle forze di Stalin sull’isola, prese rapidamente dei provvedimenti per tenere i soldati separati dai locali. 

L’occupazione si prolungò per mesi. Diverse famiglie, temendo che i russi volessero rimanere, decisero di andarsene. La situazione creò molta preoccupazione anche nella comunità internazionale. Un articolo del Corriere d’Informazione racconta bene quale fosse il clima: «Il tragico episodio di Bornholm ha fatto rabbrividire l’intero Paese».

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Il risiko del Nord Europa

Ma perché i russi rimanevano a Bornholm? Il progetto era piuttosto chiaro: volevano usare l’occupazione dell’isola al tavolo della trattativa per spostare dalla loro parte i nuovi equilibri dell’Europa. I politici danesi, britannici e statunitensi cominciarono a dubitare che i sovietici si sarebbero ritirati senza un intervento diplomatico e forse anche militare.

E invece nell’aprile 1946 le forze sovietiche lasciarono l’isola pacificamente. Stalin accettò di lasciare il controllo della Groenlandia e dell’Islanda agli anglo-americani, mantenendo i Paesi baltici nella sua sfera d’influenza. In questo risiko la Danimarca entrò a tutti gli effetti nel blocco occidentale, ma in cambio di una promessa: nessun soldato straniero avrebbe messo piede a Bornholm (come vedremo, non andrà così). 

Le orecchie della Nato a Est

Nel 1946 il governo danese si accordò in segreto con l’intelligence statunitense per monitorare i movimenti a Est della Cortina di Ferro da Bornholm. Nel 1948 venne costruita una prima rudimentale stazione di spionaggio ad Aakikerby mentre dieci anni dopo l’Intelligence prese in gestione il faro di Dueodde, sulla punta Sud-Est dell’isola.

Da qui si registravano conversazioni, messaggi inviati via telegrafo e comunicazioni cifrate: tutte informazioni che, condivise con gli altri Paesi della Nato, servivano a intuire le intenzioni dei sovietici e il loro potenziale bellico. Il sistema provò la sua utilità nel 1968, quando l’intelligence danese intuì con mesi di anticipo che in agosto i carrarmati sovietici sarebbero entrati in Cecoslovacchia.

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Le tensioni in Ucraina: torna la «guerra fredda»

Tutto finito? Macché. L’emergere delle tensioni fra Russia e Ucraina e poi lo scoppio della guerra hanno rappresentato per Bornholm un ritorno al passato. Lo scenario è cambiato, Bornholm si ritrova di nuovo al centro dello scacchiere internazionale e nel 2017 il governo danese annuncia la costruzione di una nuova stazione di spionaggio alta 85 metri nei pressi di Østermarie.

L’obiettivo dichiarato è intercettare le comunicazioni russe: «La struttura rafforzerà la nostra capacità di comprendere le intenzioni della Russia nei confronti della Danimarca e nelle zone limitrofe» dice Lars Findsen, capo dell’intelligence danese. L’anno successivo la Nato annuncia il potenziamento di un radar militare, sempre a Bornholm, capace di monitorare lo spazio aereo del Baltico con un raggio di 470 chilometri.

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Il sabotaggio del Nord Stream 2

Arriviamo così al 2022. Alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina, la Russia ricorda alla Danimarca il vecchio accordo del 1946, in base al quale a Bornholm non si sarebbero potute dislocare truppe straniere. Il primo ministro danese Mette Frederiksen risponde con fermezza. La Danimarca, dice, «è un membro della Nato e farà tutto ciò che ritiene necessario per salvaguardare la propria sicurezza».

Il 17 giugno 2022 la Danimarca denuncia la violazione delle sue acque territoriali da parte di una corvetta russa a Nord dell’isoletta di Christiansø, al largo di Bornholm. «La Russia ancora una volta viola le regole internazionali non rispettando i confini» denuncia il ministro degli Esteri danese Jeppe Kofod. 

Nello stesso periodo vengono inviati a Bornholm due caccia F-16. E sono proprio questi aerei a notare per primi, il 26 settembre 2022, le gigantesche bolle di gas che affiorano sulla superficie delle acque a Nord-Est dell’isola. La vicenda è quella dell’esplosione di un tratto del Nord Stream 2, il gasdotto realizzato per trasportare attraverso il Baltico il gas proveniente dalla Russia. Un mistero trova una soluzione nell’agosto 2024, quando la Germania emette un mandato d’arresto per un sub ucraino accusato di essere uno degli autori del sabotaggio.

L’irritazione dell’ambasciatore

Una settimana fa, l’ultimo capitolo (per ora) di questa lunga e tormentata storia. «Bornholm è rimasta un’isola di pace persino durante la Guerra Fredda. Oggi, invece, viene usata per minacciare la sicurezza della Russia, inclusa la regione di Kaliningrad» dichiara l’ambasciatore russo in Danimarca Vladimir Barbin al quotidiano russo Izvestia.

Cos’è successo? Lo scorso giugno il governo danese ha deciso di attivare il Bornholms Regiment nella caserma del capoluogo Rønne: un nuovo corpo composto da quasi 1000 militari, che avrà a disposizione 15 veicoli blindati Patria 6×6 APC (la Danimarca ne ha acquistati in totale 129). L’isola, ha comunicato il governo, ospiterà anche armi di precisione a lungo raggio e un complesso mobile antinave.

Il Bornholms Værn, la storica brigata che presidiava l’isola, era stata sciolta nel 2001 e da allora l’isola non aveva più avuto un reggimento permanente. La scelta di ricollocare militari a Bornholm, dopo 25 anni, è una diretta conseguenza della guerra in Ucraina e delle mire espansionistiche russe, e non poteva che irritare Mosca.

I droni sugli aeroporti

Lunedì 22 settembre, a pochi giorni dalle dichiarazione dell’ambasciatore russo, sono comparsi i primi droni sopra l’aeroporto di Copenaghen. La premier Mette Frederiksen ha subito accusato Mosca («C’è principalmente un paese che rappresenta una minaccia per la sicurezza dell’Europa, ovvero la Russia»). 

Nei giorni successivi altri droni sono stati avvistati sopra gli aeroporti di Aalborg, Esbjerg, Sonderborg e la base aerea militare di Skrydstrup, creando notevoli problemi al traffico aereo. 

27 settembre 2025 ( modifica il 27 settembre 2025 | 11:09)

27 settembre 2025 ( modifica il 27 settembre 2025 | 11:09)

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