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La Cina nella testa di Sinner: Pechino ha davvero i dati del (suo) cervello per addestrare soldati?

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Sta tracimando nel dibattito internazionale. Suonando come una spy story degna da film ambientato nella Guerra Fredda. D’altronde nella nuova Cortina di ferro digitale che separa l’Occidente dall’Oriente l’utilizzo dei dati sensibili è la nuova Mecca e il Muro tra Est ed Ovest si gioca sempre di più sulla ricerca applicata nella Difesa, che drena miliardi di dollari di investimenti immaginando scenari apocalittici da guerra totale. 

La Difesa come lo sport

E allora l’equazione tra ambito militare e sportivo viene facile: come migliorare gli studi relativi alle onde cerebrali che si propagano dal nostro cervello? E come estrarli nel bel mezzo di una performance agonistica ai massimi livelli? Perché se il cervello dei fenomeni sportivi, capace di alzare l’asticella dell’essere umano, sono visionabili da un lettore in grado di scandagliare in tempo reale la loro attività cerebrale, cosa osta applicare quegli stessi studi in ambito militare per formare super-soldati in grado di guidare caccia bombardieri a testate multiple atomiche?

Benchmark Sinner

Prendiamo Jannik Sinner, unanimemente riconosciuto come l’alfiere della «solidità mentale», capace di elevare il suo tennis nei punti decisivi dei tie-break. Finito suo malgrado nelle cronache puntute del giornalista investigativo americano Pablo Torre nel suo podcast Pablo Torre Finds Out (puoi ascoltarlo qui sulla piattaforma Spotify). Che sostiene – dopo un’indagine durata sei mesi, condotta insieme a Hunterbrook Media – come alcuni dei più grandi sportivi al mondo tra cui Jannik, ma anche Iga Swiatek, Mikaela Shiffrin e Charles Leclerc, sarebbero stati vittime di un’operazione di hackeraggio legata al governo cinese (ne abbiamo scritto qui).

Le bandane elettroniche

Lo strumento per intercettare i loro dati cerebrali sarebbero quello che alcuni addetti ai lavori definiscono «bandane» elettroniche che molti sportivi usano. Usate per migliorare le prestazioni attraverso tecniche di rilassamento e concentrazione. Tecnicamente si tratte di fasce neurali che si indossano sulla testa in grado di raccogliere i dati cerebrali attraverso sensori elettro-encefalografici per misurare e migliorare concentrazione e gestione dello stress durante gli sforzi fisici.

Il modello Focus Calm

Uno dei modelli principali è il «FocusCalm» , acquistabile online al costo di 240 euro, utilizzato anche da Formula Medicine, l’azienda fondata dal dottor Riccardo Ceccarelli che segue Sinner. Vengono realizzate da BrainCo, una società di neuro-tecnologie fondata ad Harvard, ma finanziata dal governo cinese. Non solo. Pechino sta sviluppando anche gli androidi di un’altra startup, Little Dragon Unitree, che secondo il Congresso Usa è anch’essa legata all’esercito cinese.

Gli studi sui «potenziali evocati»

Spiega il neuroscienziato Lorenzo Pia, associato all’Università di Torino, che gli studi si stanno concentrando sul concetto di «potenziale evocato». Parliamo di «un insieme di esami neurofisiologici che registrano le risposte elettriche del cervello a stimoli sensoriali come flash luminosi (potenziali visivi), suoni (potenziali uditivi) o stimoli tattili/pressione (potenziali somato-sensoriali), e anche le risposte motorie a uno stimolo sulla corteccia». L’esame valuta il corretto funzionamento delle vie nervose sensoriali e motorie, identificando ritardi o alterazioni nella conduzione degli impulsi, ed è utile ad esempio nella diagnosi di condizioni come la sclerosi multipla.

Le onde nel processo veglia-riposo

Con la collaborazione di una startup piemontese, SportHype, gli studi analizzano l’attività cerebrale riscontrabile da queste fasce neurali, che  scandagliano ad esempio il processo veglia-riposo. «Si valutano le onde elettriche che il cervello sta processando, ma al momento sono visionabili principalmente le attività del lobo frontale non in condizioni di grande mobilità come può essere una prestazione agonistica», dice Pia. Dunque ci sarebbero limiti applicativi, ma l’obiettivo di tutti (anche dei cinesi) è di capire come uno sportivo è entra nella fase Flow (nel flusso), in cui produce una prestazione ineguagliabile assumendo una posizione di grande rilassatezza, come se stesse meditando.

La ricerca sui golfisti

Tra gli sportivi sotto la lente troviamo anche i golfisti. «Si tratta di una disciplina molto routinaria, che dipende dalla postura, dalle fasi di gioco, dalle mazze che si usano in base alle buche. L’idea è che il flow sia paragonabile ad una situazione di trans agonistica, come se il cervello si disattivasse e si rilassasse, mentre la performance è massima», dice Pia. Chi scopre per prima come (e perché) si verifica questa disattivazione trova il Bengodi. Perché con quei dati (e con algoritmi opportunamente addestrati) si potrebbe replicare su scala infinita questi processi, e perché no addestrare anche i soldati e i piloti in situazione di grande stress. Fantascienza, non proprio. Converrebbe forse proteggere SportHype col golden power? Non sia mai che la mettono nel mirino i cinesi per capire che cosa i nostri scienziati migliori stanno davvero analizzando nei laboratori. Il diritto di veto del governo ad un’acquisizione ostile non sarebbe certo la prima volta.

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27 settembre 2025

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