
Chi sarà colpito dalle nuove tariffe minacciate da Trump?
Ieri i titoli delle aziende farmaceutiche asiatiche sono crollati in Borsa dopo l’annuncio di dazi fino al 100% sui farmaci importati negli Usa. I titoli europei invece, tutto sommato, hanno retto. I produttori europei infatti dovrebbero riuscire a salvarsi grazie al tetto tariffario del 15% previsto dall’accordo Ue-Usa, che Bruxelles considera «un’assicurazione che non si verificheranno dazi più elevati per gli operatori economici europei».
Ci sono rischi per le case farmaceutiche europee? Come hanno reagito all’annuncio?
L’accordo commerciale Ue-Usa contiene una clausola che mantiene i dazi sui prodotti farmaceutici al 15%. Ma non è giuridicamente vincolante. In ogni caso, le case farmaceutiche Ue e anche quelle svizzere sperano che gli investimenti negli Usa e gli impegni presi per aumentare la produzione americana possano consentire loro di evitare le nuove tariffe record minacciate da Trump giovedì. Ieri Novartis ha dichiarato che i dazi sui farmaci statunitensi non dovrebbero avere ripercussioni sull’azienda, poiché i lavori di costruzione di nuovi stabilimenti negli Usa sono già avviati. Anche Sanofi, Roche, AstraZeneca e altri gruppi stanno investendo negli Usa.
Il mercato americano è strategico per la filiera europea e italiana. Il valore dell’export di farmaci e vaccini italiani negli Stati Uniti nel 2024 ammontava a circa 11 miliardi di euro.
Un settore strettamente legato al farmaceutico è la chimica, cosa sta succedendo con i dazi?
Tra i prodotti esentati dalle tariffe americane del 15%, oltre ai farmaci generici e i loro ingredienti rientrano anche i precursori chimici. Ma rimangono da chiarire ancora molti dettagli. Oltre ai dazi, sul settore pesa l’aumento della produzione chimica cinese, che dal 2021 è cresciuta del 26%, mentre la produzione chimica dell’Ue ha perso il 12%, sottolinea Federchimica. «Le politiche industriali degli Usa volte ad attrarre investimenti aumentano il rischio di delocalizzazione — avverte il presidente Francesco Buzzella — rendendo urgente una politica industriale europea forte».
Trump minaccia dazi del 50% sui mobili, che impatto avrebbero per le imprese italiane?
Il rischio, avverte Federlegno, è di azzerare il mercato Usa. Già con le attuali tariffe del 15%, a luglio l’export di mobili verso gli Usa è rallentato del 7,7% rispetto all’anno precedente. Per l’industria italiana del mobile gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato estero dopo la Francia, con 1,7 miliardi di euro di export nel 2024.
Dall’intesa Ue-Usa rimangono fuori acciaio e alluminio sui quali pesa una tariffa del 50%, che effetti ha sull’export italiano?
Il dazio del 50% vale anche per le parti metalliche di moltissimi prodotti. Questa estensione, in vigore da agosto, sta penalizzando soprattutto la meccanica. Un settore chiave, considerato che l’export italiano verso gli Stati Uniti di macchinari e impianti vale oltre 12 miliardi. Alle imprese è richiesto di dichiarare alla dogana il peso e il valore della componente metallica.
Un onere difficile da sostenere soprattutto per le pmi. «Ci sono macchinari fermi nei porti statunitensi a causa dell’incertezza generata dalle doppie tariffe», racconta il presidente di Federmacchine Bruno Bettelli. «Sommando il dazio del 15% sul prodotto finito con il 50% applicato alla componente in acciaio, il dazio reale su molti macchinari supera il 25%».
27 settembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
27 settembre 2025
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