
«L’irresponsabilità di qualcuno sta coprendo di vergogna il teatro San Carlo e la città di Napoli. Dopo sei mesi non abbiamo ancora il sovrintendente. Non ci vuole nulla, si va al Consiglio di indirizzo e si vota a maggioranza: si sono inventati manovre politiche, imbecillità, semplicemente per fare porcherie clientelari. Leggo che c’è una indagine sulla gestione dei fondi al San Carlo, mi fermo qui».
Il ruggito di Vincenzo De Luca non si placa. Si vede che c’è ancora tanto da correggere, dal suo punto di vista, in questa vigilia di campagna elettorale regionale. Ma se la mancanza di un programma in presenza di un candidato a succedergli per il centrosinistra già individuato gli appare una condizione insostenibile («C’è un inizio di candidatura nel centrosinistra, non ho capito se è definita e dove è stata definita, c’è il nulla rispetto al centrodestra: non ci sono parole, siamo al circo equestre. Ribadisco che fino a quando non mi sarà chiarito qual è il programma per la cui realizzazione ci si candida, io non ho candidati») il suo vero bersaglio non è tanto Roberto Fico, bensì colui che ritiene sia il regista della operazione elettorale: il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
Ed è all’indirizzo dell’inquilino di palazzo San Giacomo che De Luca rivolge le sue critiche attenzioni. A partire dal sostegno alle contestazioni che i residenti di Chiaia hanno sollevato contro l’occupazione prolungata di piazza Plebiscito da parte degli organizzatori dei concerti. «Voglio esprimere — dice — con sincerità la mia solidarietà ai residenti e ai cittadini di Napoli che hanno avuto anche un grande disagio. Credo che abbiano ragione. Obiettivamente, la ripetizione di questi eventi, e soprattutto la concentrazione in un arco temporale limitatissimo, è chiaro che ha creato dei problemi. Credo che per il futuro si debba tener conto anche di questo — ha puntualizzato il presidente della Regione nel corso del suo monologo social del venerdì —. È necessario non scaricare sui residenti e sui cittadini perché abbiamo alle spalle una decina di giorni che hanno provocato veramente un inferno nella città di Napoli che ha paralizzato tutto. Volevo ringraziarli per la pazienza che hanno avuto, ma dire contemporaneamente che la loro protesta è più che ragionevole, più che giusta. Bisogna, quindi, lavorare in futuro per limitare quanto più possibile questi disagi».
E poi, il solito elenco di investimenti su Napoli programmati dalla sua amministrazione: dal Collana, al Maradona, dalla Mostra d’Oltremare agli impianti per il nuoto. Sempre per confrontare la sua attenzione con quella prestata dal Comune: «C’è sempre qualche imbecille che rilancia questioni di campanile: Salerno, Napoli, Benevento. Niente di tutto questo».
Ma non risparmia qualche lezione di strategia politica all’opposizione del governo in parlamento sul dramma di Gaza, sebbene esprima un’adesione di massima all’iniziativa della Flotilla che serve — secondo lui — almeno a far rivoltare le coscienze: «L’opposizione ha sbagliato a non raccogliere la proposta di Meloni, vale a dire riconosciamo lo stato della Palestina a condizione che siano liberati gli ostaggi e che sia cancellata Hamas. Questa proposta andava accettata ma integrata con qualche altra. Bisogna liberare gli ostaggi, ma tenete conto che la barbarie diventa complicata da contrastare quando ti hanno ucciso madre, padre e figli — ha spiegato —. Io sono per estendere questa prescrizione che riguarda Hamas: eliminare dal contesto istituzionale tutti quelli che non riconoscono i due stati, Israele e Palestina, accettando i confini stabiliti dalle Nazioni Unite 30 anni fa. Nel rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite, chi è andato a occupare terre non sue se ne deve tornare casa».
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27 settembre 2025
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