
«Il presidente Sergio Mattarella riconosce il valore umanitario preziosissimo della Global Sumud Flottilla e, con una narrazione totalmente diversa da quella del governo, rinnova il suo sconcerto per le atroci sofferenze a cui è sottoposta la popolazione di Gaza, invitando gli attivisti a valutare seriamente la disponibilità del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Per noi sono parole molto importanti, perché riconoscono il valore di una missione della società civile, nella sua piena autonomia».
Arturo Scotto parlamentare del Pd, con la collega Annalisa Corrado, è sulla barca dell’Arci, Karma, ora in rada a Creta.
Lei è un parlamentare e il presidente Mattarella vi ha chiesto di fermarvi e accettare la mediazione.
«Siamo qui in funzione di accompagnamento e abbiamo lavorato perché la missione potesse andare avanti in sicurezza. Stiamo svolgendo la nostra attività a protezione della Flotilla per quanto possibile. Condividiamo le sue parole».
Ma non quelle di Giorgia Meloni.
«C’è un abisso. Il presidente Mattarella riconosce l’alto valore politico di una missione umanitaria. Missione che è nel pieno del diritto internazionale: gli attacchi ricevuti in acque internazionali sono gravi e illegali. Il presidente inoltre invita a considerare la mediazione del Patriarcato latino. Invece Meloni è sembrata più impegnata nel costruire una polemica politica nei confronti della Flotilla fino a sostenere che è contro il suo governo. Vorrei ricordare sommessamente che ci sono 44 delegazioni diverse. Penso che un attivista spagnolo non voglia fare un dispetto a Meloni. L’Italia è importante ma non è il centro del mondo».
Cosa accade ora?
«Ora ci sarà un’interlocuzione tra lo steering committee (il comitato direttivo) di Flotilla e il Patriarcato latino e verificheremo se c’è una soluzione umanitaria. L’obiettivo è quello di aprire un corridoio e superare un assedio che vige dal 2007».
Un corridoio non temporaneo, è così?
«Serve un corridoio strutturale. Anche perché come dimostra l’appello di padre Romanelli, a Gaza non arriva neanche un pugno di riso, purtroppo non c’è nessuna forma di assistenza sanitaria nei confronti dei gazawi. Sono stato due volte al valico di Gaza in questo anno, posso testimoniare le tonnellate di aiuti stipati in Egitto. Non arriva uno spillo. Aprire un corridoio sarebbe un grande successo».
Se non dovesse avvenire?
«Io penso che alla fine questo obiettivo si può raggiungere grazie anche alla pressione popolare diffusa a sostegno di un popolo senza patria e senza potere, che spingerà i governi a muoversi».
Una delle critiche che vi muovono è che una volta in acque internazionali è come se volontariamente entraste nel conflitto.
«È paradossale: quelle acque secondo il diritto internazionale non appartengono a Israele, eppure si vuole far passare l’idea che quelli che si mettono in pericolo sono quaranta barchette a vela e non un governo che voglia impedirlo. Sembra che ci sia una pressione per fermare la Flotilla anziché Netanyahu».
Lei dice «ora il governo si deve fare da parte». Perché?
«Quando c’è un interlocuzione tra il Patriarcato latino e i vertici internazionali della Flotilla sarebbe bene mettersi da parte per evitare strumentalizzazioni politiche».
Quando avete intenzione di ripartire?
«Siamo in rada a Creta aspettando: ci sono riparazioni in corso ed è probabile che neanche oggi ripartiremo per le condizioni meteo difficili. Penso che tra 48 ore ci muoveremo».
Teme per la sua vita e degli altri attivisti?
«Dire che non abbiamo avuto paura in questi giorni sarebbe sbagliato. Abbiamo visto con i nostri occhi di cosa è capace un paese che da anni occupa un territorio che non è suo secondo tutte le risoluzioni e vede come una minaccia una missione umanitaria. La serata dell’attacco dei droni è stata brutta, ma abbiamo un equipaggio coeso e determinato».
Non sempre vi trovate d’accordo però.
«Certamente la Flotilla ha una composizione eterogenea al massimo, è chiaro che è difficile mettere insieme tante teste. La nostra barca ha un equilibrio pur nelle differenze. Abbiamo un idem sentire».
Quanti italiani siete attualmente?
«In partenza eravamo 59 direi ora una cinquantina».
Cosa spera?
«Spero di poter dire missione compiuta e tornare a Napoli a mangiare una pizza. E abbracciare i miei cari».
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26 settembre 2025
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