Home / Esteri / Netanyahu all’Onu, tra mappe e quiz: «Nessun genocidio, né fame». L’Assemblea si svuota tra i fischi prima del discorso, a Gaza altoparlanti «per gli ostaggi»

Netanyahu all’Onu, tra mappe e quiz: «Nessun genocidio, né fame». L’Assemblea si svuota tra i fischi prima del discorso, a Gaza altoparlanti «per gli ostaggi»

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DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Decine di delegati lasciano la sala dell’Assemblea Generale, che rimane quasi vuota quando il premier israeliano Benjamin Netanyahu sale sul podio, mentre la galleria dove gli Stati membri possono invitare i loro ospiti è piena. Cosa senza precedenti, l’esercito israeliano ha piazzato altoparlanti a Gaza perché possano ascoltarlo anche gli ostaggi, i palestinesi e Hamas. E il premier israeliano spiega che l’intelligence ha fatto in modo che il discorso sia trasmesso direttamente anche sui cellulari degli abitanti della Striscia. Il leader dell’opposizione in Israele, Yair Lapid, paragona il premier a un dittatore: «Questa follia megalomane non è adatta a un paese democratico».

Netanyahu si rivolge agli ostaggi in ebraico: «Non vi abbiamo dimenticati, nemmeno per un secondo». Nota che ci sono ancora 20 ostaggi in vita di cui legge i nomi; e in totale 48 contando i cadaveri nelle mani di Hamas. «Molti nel mondo non ricordano più il 7 ottobre, ma noi sì», dice Netanyahu. Si rivolge poi a Hamas: «Liberate gli ostaggi adesso. Se lo fate vivrete, sennò vi daremo la caccia».

Il premier porta affisso alla giacca un codice QR che permette a tutti di visualizzare sui cellulari le atrocità commesse il 7 ottobre. Fuori, da Times Square, centinaia di manifestanti protestano: «Basta aiuti a Israele», «Basta affamare Gaza».

Netanyahu, contro il quale è stato spiccato un mandato d’arresto dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra, ribatte dal podio che le accuse di genocidio come pure l’idea che Israele affami i palestinesi sono «bugie antisemite», e che è Hamas a usare i civili come scudi umani e a rubare gli aiuti alimentari.

Il suo discorso è inoltre soprattutto un rimprovero ai leader occidentali che hanno riconosciuto lo Stato palestinese: «Una macchia di vergogna che vi accompagnerà». Netanyahu afferma che non solo il suo governo non vuole uno Stato palestinese ma il 90% degli israeliani lo rifiuta, come dimostra il voto alla Knesset; e dichiara che gli stessi palestinesi non vogliono la soluzione dei due Stati ma un solo Stato, il loro, e che questo vale anche per l’Autorità palestinese, non solo per Hamas. Francia, Gran Bretagna, Canada, Australia riconoscendo uno Stato palestinese hanno «ceduto» ai «media di parte» e alle «folle antisemite» lanciando a loro volta un messaggio antisemita, sostiene Netanyahu: «Uccidere gli ebrei ripaga». Li accusa di avere «incoraggiato il terrorismo» ovunque.

Come sua abitudine il premier israeliano ha portato all’Onu una mappa della regione: stavolta fa un segno di spunta con un pennarello nero sui Paesi che circondano Israele, descrivendo l’eliminazione dei leader che minacciavano la sua esistenza: Yahya Sinwar a Gaza, Hassan Nasrallah in Libano («Abbiamo mandato un messaggio ai pager di Hezbollah e il messaggio gli è arrivato»), «metà dei leader Houthi» in Yemen, la fine del regime di Assad in Siria, i comandanti e scienziati nucleari in Iran. Proprio queste vittorie – sostiene Netanyahu – possono portare a una pace «impensabile solo due anni fa», a partire dalla Siria e poi con il governo libanese se davvero disarmerà Hezbollah. 

Quanto a Gaza, la pace è possibile se Hamas accetta le sue richieste, che includono consegnare tutti gli ostaggi e la demilitarizzazione della Striscia, quest’ultima già rifiutata dai miliziani che chiedono la fine della guerra, il ritiro delle forze israeliane e il rilascio di prigionieri palestinesi.

«Penso che abbiamo un accordo», ha detto il presidente Trump parlando ai giornalisti dalla Casa Bianca poco dopo, senza fornire dettagli. Poiché è la settima o ottava volta che un accordo sembra possibile ma poi crolla, i media sono scettici

Una cosa che Netanyahu non menziona è l’annessione della Cirgiordania: Trump aveva promesso ai leader arabi che non permetterà a Israele di farlo. Il premier israeliano ha ringraziato più volte il presidente americano, che vedrà lunedì alla Casa Bianca: per l’azione «coraggiosa e decisiva» nell’affiancare Israele nei bombardamenti dei siti nucleari iraniani a giugno e per la lotta all’antisemitismo. 

Stavolta Netanyahu ha portato anche due cartelli per fare «un quiz» a risposta multipla durante il suo discorso: «Chi grida morte all’America?». A) Iran, b) Hamas, c) Hezbollah, D) gli Houthi e) Tutti loro. La risposta, la E, gli serve a concludere: «I nostri nemici sono i vostri nemici». E dunque «dare ai palestinesi uno Stato a un miglio di distanza da Gerusalemme sarebbe come dare ad Al Qaeda uno Stato a un miglio da New York. È una follia. Non lo faremo».

26 settembre 2025

26 settembre 2025

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