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Banche, salgono i crediti deteriorati in Francia e Germania, ma non in Italia

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Si risveglia il mercato europeo dei crediti deterioriati, ma con una forte polarizzazione: a soffrire di più sono Francia e Germania mentre l’Italia si rivela il Paese più in forma. Merito di un combinato che ha visto la pulizia operata da banche e operatori di settore unita soprattutto alle garanzie statali avviate e potenziata dall’epidemia Covid-19.
A fotografare lo scenario è stato il Market Watch Npl 2025 presentato dall’ufficio studi di Banca Ifis, secondo cui lo stock di Non performing exposures è aumentato di 16 miliardi, rispetto al minimo registrato nel primo trimestre 2023, collocandosi a 373 miliardi con un incremento di 9 punti base. Siamo molto lontani dal picco di quasi mille miliardi del 2015, esplosione che aveva la sua miccia in quel 4,50% di tasso di deterioramento accesasi due anni prima.

La spinta delle banche tedesche e francesi

A spingere il dato sono state le banche tedesche e francesi, dove le banche registrano rispettivamente un +14,4 miliardi di Npl e +11,8 miliardi dal primo trimestre 2023. Nel primo caso le criticità sono concentrate per l’89% nel mondo delle imprese con un incremento dovuto in particolare all’immobiliare mentre nel secondo caso le aziende pesano per il 69% con aumenti anche qui nel mattone ma anche nelle costruzioni, commercio e servizi alle imprese. L’Italia con la Spagna si è dimostrata uno scolaro diligente: la una riduzione è coerente con la maggiore salute economica dei due Paesi, dice Ifis. Nel nostro Paese i crediti deteriorati sono scesi di 8 miliardi, oltre i Pirenei di 5,1 miliardi.
«L’Italia mantiene invece un livello di rischio storicamente basso, anche nell’attuale contesto fortemente volatile, grazie all’efficacia con cui gli operatori del settore collaborano con il sistema bancario. L’industria italiana degli Npl ha raggiunto una maturità tale da essere un alleato
strategico delle banche»
, osserva Frederick Geertman, ad di Banca Ifis. «Rispetto a qualche anno fa, vediamo due fenomeni: in primo luogo la discesa delle transazioni medie, passata da 900 milioni-un miliardo, ai 400 milioni del 2018-2022 ai 200 milioni di oggi: dalle grandi operazioni di pulizia siamo passati al protagonismo di operatori anche più piccoli che si stan abituando a fare accordi di più lungo termine e a gestire i loro flussi».
«In secondo luogo – prosegue l’ad – c’è un mercato secondario vivace con il 40% delle transazioni realizzate da operatore che vendono tra loro mentre i portafogli diventano per di più unsecured (al 69%)».

Sguardo sul Paese

Venendo all’Italia lo stock totale di crediti deteriorati in Italia (banche e investitori) a fine 2025 è stimato a 275 miliardi di euro, un dato molto distante dal massimo dei 341 miliardi del 2015. Anche in Italia il peggioramento del credito risulta concentrato soprattutto nel segmento imprese: il tasso di deterioramento di queste ultime passa dall’1,3% del 2023 al 1,8% del 2024, a causa soprattutto dei settori edili, commerciale e dell’hospitality. Sul fronte opposto, invece, il credit default rate delle famiglie si mantiene stabile allo 0,6%, ovvero in linea coi livelli degli ultimi cinque anni. Nel triennio 2025-27, il Npe ratio lordo è previsto in calo al 2,3%, ben al di sotto della soglia del 5% fissata come obiettivo dalla Bce. Nello stesso periodo, il mercato italiano dei crediti deteriorati vedrà transare volumi di Npe pari a circa 22 miliardi di euro annui, con un peso sempre maggiore del mercato secondario.

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26 settembre 2025 ( modifica il 26 settembre 2025 | 16:53)

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