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Moldova, la Russia avrebbe reclutato e finanziato dei preti ortodossi per influenzare le elezioni

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La Moldova, Paese che ha ottenuto l’indipendenza dall’Urss nel 1991, sarebbe di nuovo oggetto di forti pressioni da parte della vicina Russia. Alla vigilia delle elezioni – domenica 28 settembre 2025 i cittadini moldavi andranno alle urne per rinnovare il parlamento – un’inchiesta di Reuters ha messo in luce un nuovo presunto tentativo di influenza orchestrato da Mosca, questa volta tramite le strutture ecclesiastiche ortodosse.

Secondo quanto ricostruito dall’agenzia di stampa, il clero ortodosso moldavo sarebbe stato arruolato per propagandare i messaggi pro-Russia nello Stato. Reuters ha ricostruito quanto accaduto a Padre Mihai Bicu e ad una dozzina di suoi colleghi, che nel 2024 hanno preso parte a un pellegrinaggio, destinazione Russia, interamente spesato dal Cremlino. I preti avrebbero ricevuto, a conclusione del viaggio, dei voucher da 10mila rubli che avrebbero dovuto utilizzare per esportare messaggi filo-russi in Moldova.

Sullo sfondo, le elezioni politiche moldave, ormai imminenti: saranno decisive per la nascita o meno di una nuova alleanza tra Chisinau e Mosca. La presidente in carica Maia Sandu e il suo Partito (Azione e Solidarietà, PAS) detengono attualmente la maggioranza assoluta con 63 seggi su 101. Sandu, eletta nel 2021, ha guidato il paese verso un maggiore allineamento con l’Ue, avviando i negoziati di adesione nel 2024. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale appare affievolito. Secondo un recente sondaggio dell’Istituto moldavo Idata, il PAS si attesterebbe oggi al 24.9%, con l’opposizione filorussa al 24.7%. Testa a testa. Il 26,6% degli elettori sarebbero però ancora incerti. 

L’obiettivo delle decine di canali Telgram creati dagli ecclesiastici moldavi arruolati da Mosca – secondo la ricostruzione di Reuters – sarebbe proprio quello di influenzare la popolazione in senso filo-russo, nella speranza di favorire l’opposizione alla presidente Sandu. I contenuti diffusi su Telegram dai religiosi si focalizzano sulla necessità di combattere i valori “decadenti” e “immorali” dell’Europa occidentale, definita “gay” e peccaminosa. Stanislav Secrieru, consigliere di sicurezza nazionale della presidente moldava, definisce «immorale» il tentativo russo di «trasformare la religione in un’arma».

A rafforzare l’ipotesi di una mossa del Cremlino pensata per influenzare le elezioni del parlamento moldavo, vi sarebbero speculazioni sul fatto che la Russia starebbe preparando il terreno anche per sommosse post-elezioni nel caso di vittoria dell’europeista Sandu.

Il 23 settembre scorso, l’intelligence russa aveva parlato di una possibile invasione della Moldova da parte della Nato. Lo scopo di una simile dichiarazione – del tutto priva di riscontri concreti – sarebbe stato sia quello di fomentare sentimenti contrari all’Europa, sia di giustificare eventuali mosse future del Cremlino contro lo stato.

Il perchè tutto questo stia accadendo in Moldova sta nella sua posizione strategica, in particolare rispetto alla vicina Ucraina, devastata dalla guerra portata avanti da Mosca. Un fattore di instabilità decisivo è poi rappresentato dal territorio separatista moldavo della Transnistria – autoproclamatosi indipendente nel 1990 e già sotto il controllo de facto del Cremlino – in cui la Russia mantiene 1.500 soldati.

La Moldova gioca inoltre un ruolo strategico nel sostegno a Kiev, nell’export di grano via il Danubio e come barriera contro l’influenza russa. Un ritorno del paese sotto l’orbita del Cremlino potrebbe indebolire il fianco orientale dell’Ue e rafforzerebbe i timori di nuove pressioni, anche militari, da parte di Mosca su Romania, Polonia e Paesi baltici.

26 settembre 2025

26 settembre 2025

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