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Elezioni regionali, nuovo rinvio per il candidato del centrodestra. Salvini: «Il nome la prossima settimana»

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Le quotazioni di un vertice risolutivo del centrodestra sul Veneto già giovedì erano bassine. E, in serata, il vicepremier, Matteo Salvini, a margine di un evento elettorale a Macerata, dà la conferma: vertice risolutivo slittato per l’ennesima volta: «Sul Veneto la Puglia e la Campania conto che la settimana prossima sia quella giusta e poi si cominci». Così com’era prevedibile, del resto, nessun annuncio prima di aver blindato la riconferma del meloniano Francesco Acquaroli nell’unica regione al momento governata da FdI.

L’aria immobile e le tensioni

Il giorno giusto su cui scommettere potrebbe non essere martedì dato che la premier Giorgia Meloni, i suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, insieme a Maurizio Lupi, sono attesi a Lamezia Terme, in Calabria, per sostenere la corsa di Roberto Occhiuto, ergo se ne riparla mercoledì, con buona probabilità. L’aria, nel frattempo, in Veneto è immobile, come prima di un temporale liberatorio. Immobile ma segnata da tensioni ormai spasmodiche. Anche internamente alla Lega. Per dare un’idea del clima, nei giorni scorsi, l’annuncio del provvedimento regionale da parte dell’assessore (leghista) all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, che prevede la limitazione di due eventi in ogni comune in cui si bruci legna o polvere pirica, insomma, Panevin e fuochi d’artificio, ha scatenato una polemica con il capo dell’intrgruppo Lega, Alberto Villanova che difende le proloco, «baluardo delle nostre tradizioni».

Tempi risicati

Intanto il tempo stringe. Il conto alla rovescia segna -58 giorni all’apertura dei seggi. Sufficienti, si calcola, per il candidato della corazzata di centrodestra che in Veneto vanta un filotto pluridecennale, stretti per chi deve sgomitare a colpi di preferenze per guadagnarsi sul campo un seggio in consiglio regionale (con annesso investimento economico da mettere sul conto oltre al tour de force sul territorio). Tempi risicati a destra, quindi, molto meno nel campo largo del centrosinistra che è in pista ormai da due mesi abbondanti con il suo candidato, l’avvocato trevigiano Giovanni Manildo.

Il vantaggio di Manildo

Che ha per le mani un vantaggio oggettivo. Prendiamo la presentazione del «position paper» di Confartigianato di due giorni fa, Manildo ha campo libero a rispondere in assenza di un avversario designato. E lo fa cogliendo la palla al balzo di un’analisi fortemente critica da parte degli artigiani. «Le richieste di Confartigianato Veneto, e in generale del mondo veneto dell’impresa, parlano chiaro: serve una Regione che ascolti, che progetti, che agisca. È la stessa direzione su cui stiamo costruendo il nostro programma: un patto con le imprese, i lavoratori e i territori, per rilanciare il Veneto» risponde Manildo che rileva «la serietà con cui è stato costruito quel documento è un esempio virtuoso di partecipazione e visione. È a chi lavora ogni giorno che la politica deve dare risposte. E invece il centrodestra, dopo trent’anni di governo, arriva a meno di due mesi dal voto senza ancora aver indicato un candidato. Una mancanza di rispetto verso la nostra terra trattata come una pedina». L’assist degli artigiani viene trasformato, letteralmente, in un goal a porta vuota.

Nessun commento da Lega, FdI o FI. A difendere il centrodestra si alza solo la voce di Antonio De Poli, Udc: «Da Confartigianato stimolo positivo, ora un Patto sociale per il futuro del Veneto. Oggi più che mai c’è bisogno di un luogo di confronto con i rappresentanti dei corpi intermedi e delle categorie economiche e sociali».


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26 settembre 2025

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