
Tra fondi, snellimento della burocrazia e defiscalizzazione le Zes mettono d’accordo tutti. A dividere e a vanificarne la potenza è la gestione. E infatti sulla soppressione della struttura di missione Zes, prevista da un emendamento al decreto Terra dei Fuochi, votato in Senato ieri dalla maggioranza di governo, si è scatenata una pioggia di critiche.
I primi a dirsi stupiti sono i gli imprenditori campani. «Esprimiamo grande preoccupazione — hanno scritto in una nota congiunta Emilio De Vizia, presidente di Confindustria Campania, e Costanzo Jannotti Pecci, presidente dell’Unione industriali di Napoli —. Restiamo a dir poco perplessi su una iniziativa che trascura un dato elementare: l’efficacia della Zes unica si è palesata con i fatti. Perché mai si intende creare una sorta di ministero cancellando la Cabina di regia della Zes unica? Per rendere definitivo uno strumento “temporaneo”? Bastava eliminare il limite temporale della missione, senza ipotizzare una struttura burocratica con l’istituzione di due uffici dirigenziali di livello generale e cinque uffici di livello dirigenziale non generale».
Gli industriali, presi alla sprovvista dal governo, parlano in maniera chiara di uno «smantellamento della Zes». La struttura di missione, istituita nel gennaio 2024 presso la presidenza del Consiglio, aveva la regia della Zes Unica per il Mezzogiorno, creata dall’allora ministro per il Sud Raffaele Fitto accorpando le 8 zone economiche speciali delle regioni meridionali. La missione, coordinata da Giosy Romano, rientrato anche nel totonomi delle candidature del centrodestra per la presidenza della Regione Campania, ha fatto registrare numeri positivi. I 600 milioni del Pnrr per i progetti del cosiddetto «Ultimo Miglio» sono stati appaltati e le autorizzazioni uniche per nuovi insediamento sono più di 800.
Questa struttura, che doveva cessare l’attività a fine 2026, è sostituta dal nuovo Dipartimento per il Sud, guidato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed ex leader Cisl, Luigi Sbarra.
I motivi della cancellazione della struttura di missione, che rischia di creare confusione burocratica e di allontanare i tanto agognati investitori, sono dunque da ricercare non nelle dinamiche di mera riorganizzazione, come ripete Sbarra, ma in quelle di una gestione politica dei progetti di sviluppo. Ed è proprio su questo che attaccano le opposizioni. «Il governo Meloni — ha commentato il deputato dem Marco Sarracino — usa il Mezzogiorno come terreno di scontro interno al centrodestra. Il nuovo Dipartimento per il Sud è l’ennesima prova dell’assenza di una reale politica per lo sviluppo del Meridione. Si confeziona un incarico su misura per il sottosegretario Sbarra, che resterà alla storia come il più inutile tra i membri del governo».
Per l’altro deputato e segretario campano del Pd in pectore Piero De Luca tutto avviene «solo per affidare una struttura al neo sottosegretario Sbarra. Una scelta che conferma ancora una volta l’approccio arrogante e personalistico con cui la destra sta gestendo il governo del Paese».
Un personalismo che il padre, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, interpreta a suo modo. «Il Dipartimento per il Sud può essere un aiuto per lo sviluppo? — si domanda il governatore — Se ci fossi io sì. Se ci sono gli altri ho la sensazione che rischia di essere un altro strumento di clientela politica e di centralizzazione delle decisioni».
A conti fatti la Zes rischia di diventare l’ennesima occasione di sviluppo per il Sud che si incaglia nelle reti, fitte e inestricabili, della politica politicante. «Togliamo da sotto il governo del ministro Foti la correlazione di Pnrr, Zes e Fsc e passiamo da Re Mida al Re Sbarra — denuncia il senatore M5S, Luigi Nave —. In realtà si andrà a creare un nuovo poltronificio che a noi non interessa e non è ciò di cui ha bisogno la Terra dei fuochi. Ciò che chiediamo è un impegno maggiore del governo».
Rischi che invece non vede Luigi Sbarra. «Il nuovo Dipartimento — ha confermato il sottosegretario nel corso di un convegno ieri — procederà ad una più efficace riorganizzazione di strutture, funzioni e risorse umane già esistenti. Non si introducono nuove articolazioni amministrative ma si procede — ha spiegato — ad un riordino e il lavoro della struttura di missione verrà valorizzato, non superato».
Lo stesso Sbarra ha evidenziato il buon lavoro fatto dalla struttura soppressa. «Ad oggi — ha precisato – sono stati rilasciati oltre 800 provvedimenti autorizzativi, con un valore degli investimenti di circa 2,2 miliardi di euro che comporteranno un aumento di oltre 7.000 unità lavorative. Abbiamo, inoltre, 2,55 miliardi di credito d’imposta riconosciuto, con investimenti per oltre 5 miliardi. Nel 2024 sono state presentate oltre 16.000 domande per accedere al beneficio fiscale».
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26 settembre 2025
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