Anche i grandi artisti copiano. O, quanto meno, traggono ispirazione dalle opere altrui. Anche un genio come Rembrandt avrebbe fatto un’operazione di «cut and paste» virtuale per uno dei suoi dipinti più celebri, la «Ronda notturna» del 1642, uno dei «gioielli di famiglia» della collezione del Rijskmuseum di Amsterdam. Il grande quadro – una tela di 3,80 metri di altezza per 4,53 di larghezza, che raffigura un gruppo di miliziani civici di Amsterdam ed è considerata il capolavoro assoluto di Rembrandt, per le sue dimensioni e per l’innovativo uso della luce – è letteralmente sotto i riflettori per gli imponenti interventi di restauro a cui è sottoposto dal 2019, diventati essi stessi opera d’arte e motivo di attrazione, visto che vengono eseguiti sotto gli occhi dei visitatori con i restauratori in azione all’interno di una enorme teca di vetro realizzata attorno al dipinto, che non è stato spostato dalla sua abituale collocazione.
Proprio durante questi lavori, la curatrice Anne Lenders si è accorta dell’incredibile somiglianza tra il cane che compare nella «Ronda» e un altro quattro zampe raffigurato in un disegno di Adriaen Pietersz van de Venne, anch’esso parte della collezione del museo. Una coincidenza sorprendente che fino ad oggi non era stata mai evidenziata. Il cane, del resto, compare nell’angolo inferiore del quadro ed è sovrastato da una moltitudine di altri personaggi principali. Un comprimario, insomma, peraltro molto in ombra nel gioco di chiaroscuri del pittore che ha scelto di illuminare, quasi fossero inquadrati dal fascio di un occhio di bue, solo alcuni degli oltre 20 personaggi ritratti, lasciando gli altri nella penombra. Ad uno sguardo non attento l’animaletto, che guarda verso l’esterno del quadro, attratto da un suonatore di tamburo, rischia addirittura di sfuggire. Ma non è stato così per Lenders, che quell’opera l’ha studiata e riletta un’infinità di volte e che ha ben presenti anche tutti gli altri lavori presenti nel monumentale palazzo che ospita il museo.

«La testa del cane, il collare e persino la posa sono praticamente identici», ha dichiarato la storica dell’arte, sottolineando come difficilmente possa trattarsi di una casualità. Alcuni studi più approfonditi, comprendenti anche l’utilizzo di raggi X, hanno del resto confermato che in una prima versione abbozzata l’animale era ancora più simile a quello disegnato da van de Venne e che solo alla fine dei lavori è stato leggermente modificato. Resta in ogni caso una grande scoperta, che finirà per catturare ancora di più l’attenzione del pubblico, sia sull’opera di Rembrandt sia su quella che presumibilmente l’ha ispirata – «De vrouw van Potifar beschuldigt Joze», ovvero «Giuseppe accusato dalla moglie di Putifarre» – e sul suo autore.

Lo stesso museo ha dedicato ampio spazio alla vicenda sul proprio sito internet ma anche all’interno dello spazio espositivo, tanto che ha deciso di posizionare una riproduzione del quadro di van de Venne vicino alla teca del restauro, così da agevolare il confronto ai visitatori interessati alla querelle. Quanto a Rembrandt, la «riproduzione» potrebbe essere stata per lui molto meno complicata di quanto si possa pensare: l’immagine del quadro di van Venne era infatti stata utilizzata come copertina di un libro molto popolare a quei tempi e questo potrebbe avere agevolato il grande artista. Secondo gli studiosi del Rijksmuseum , inoltre, già in altre opere di Rembrandt sarebbe evidente un’influenza esercitata da van de Venne, che fu anche incisore, editore e poeta. «È straordinario che, dopo secoli di studi, possiamo ancora fare nuove scoperte su uno dei dipinti più analizzati della storia dell’arte» ha dichiarato il direttore del Rijksmuseum, Taco Dibbits.

25 settembre 2025 ( modifica il 25 settembre 2025 | 13:34)
© RIPRODUZIONE RISERVATA