
Circa 4,2 miliardi di dollari per guadagnare due ore e aspettare i rinforzi. Alla fine questo è lo scopo dell’«East Shield», lo scudo orientale che la Polonia ha cominciato a costruire nel 2024 e che dovrebbe essere terminato nel 2028. È una fortificazione che corre per 800 chilometri disegnando una gigantesca L tra il confine con la Bielorussia e quello con l’enclave russa di Kaliningrad.
Dopo l’incursione dei droni russi, nella notte tra martedì 9 e mercoledì 10 settembre, il governo guidato da Donald Tusk ha deciso di forzare i tempi. Lo «scudo orientale» è una combinazione tra concetti bellici del primo Novecento e risorse tecnologiche contemporanee. Il progetto prevede una sequenza di trincee e barriere anti carro, ma anche di sensori e sistemi sofisticati di video sorveglianza. Nessuno, a Varsavia, pensa che questi ostacoli possano fermare un’armata nemica, cioè russa. Ma rallentarla sì. Quanto basta perché possano essere mobilitati l’esercito nazionale e i rinforizi della Nato, a cominciare dai 10 mila soldati americani presenti sul territorio.
Ma l’incursione dei droni russi sta seminando qualche dubbio. Per quanto in allerta perenne, la risposta aerea polacca e delle forze alleate (olandesi e italiani in questo caso) è stata faticosa. Che cosa succederebbe se i russi dovessero riprovarci con un dispiegamento massiccio di velivoli? La voce «droni» sta, dunque, salendo rapidamente nella scala delle priorità militari. Anche in questo caso non si parte da zero, ma occorre accelerare.
L’industria polacca del settore ha già fatto grandi progressi. In pochi anni l’azienda leader, la Wb Electronics, ha aumentato la produzione di due-tre volte. Oggi è in grado di assemblare circa 1000 droni al mese. La Russia, secondo le stime più quotate, arriva a 5.100. Proprio in questi giorni, governo e Parlamento stanno lavorando al bilancio del 2026.
I generali suggeriscono di convogliare ancora più investimenti su questa arma, ormai protagonista della guerra in Ucraina. Le risorse finanziarie non mancano, perché l’esecutivo è pronto a sacrificare altre voci importanti pur di dare la precedenza alla difesa. Nel 2026 la spesa militare passerà dall’attuale 4,5% sul pil al 4,8%.
Inoltre la Polonia si è già assicurato un terzo dei fondi messi a disposizione dalla Commissione europea, nell’ambito del piano di riarmo: 43,7 miliardi di euro su 150 miliardi. Infine va conteggiato l’apporto delle forze Nato che abbiamo già visto all’opera pochi giorni fa.
Lo schema per la blindatura dei confini è pronto. Il primo livello, come detto, è formato dall’ «East Shield». In parallelo il «muro dei droni», per richiamare l’espressione usata per l’Ucraina dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Nelle immediate retrovie e nelle basi dislocate sul territorio si concenterà il grosso dell’esercito: 205 mila soldati che dovrebbero diventare 300 mila entro il 2035, più circa 300 mila riservisti. Un’enormità.
È già cominciato un ampliamento e, nello stesso tempo, un profondo ammodernamento dei mezzi a disposizione. L’esercito disporrà di altre due divisioni, passando da quattro a sei, equipaggiate con veicoli corazzati e artiglieria pesante. Le nuove unità verranno schierate lungo il corso della Vistola, nelle zone centrali del Paese, pronte ad accorrere verso Kaliningrad o verso la Bielorussia (o tutte e due). I carri armati dell’era sovietica sono già in fase di rottamazione, sostituiti dagli Abrams, comprati dagli americani.
Lo sforzo tocca, naturalmente, anche il controllo dei cieli. La flotta di elicotteri aumenta da 16 a 96, grazie all’arrivo degli Apache, ancora una volta made in Usa. Il numero degli aerei da combattimento sale da 94 a 128, con l’innesto della versione più moderna degli F-35 e degli F-16 costruiti in America, oltre ai velivoli più leggeri coreani, gli Fa-50.
Ma i polacchi ora temono anche le potenziali minacce in arrivo dal Mar Baltico, dove la città di Danzica condivide la costa con la russa Kalingrad, l’ex Konigsberg, la città di Immanuel Kant, frequentata a lungo anche da Hannah Arendt. Le due navi da guerra, cedute dalla marina americana, verranno rimpiazzate da tre fregate Miecznik, un programma in joint venture con il Regno Unito. Allo studio anche l’allestimento di una squadriglia di sottomarini: Varsavia sta esaminando le proposte di aziende francesi, tedesche, svedesi e sud coreane. I polacchi vogliono chiudere ogni varco e vogliono farlo il più presto possibile.
11 settembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
11 settembre 2025
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