
I fan di Bad Bunny a New York o a Miami se la dovrebbero prendere con la dura politica degli Stati Uniti in tema di immigrazione. Il rapper portoricano da record, che secondo Moody’s con i suoi trenta concerti a Porto Rico ha fatto aumentare il pil nazionale dello 0,15%, ha deciso di tenere fuori gli Usa del suo tour perché teme che i suoi spettatori di origine latina possano avere problemi con l’Ice, l’agenzia federale statunitense che si occupa del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione.
In un’intervista al magazine Id, al musicista vincitore di tre Grammy è stato chiesto se avesse deciso di saltare gli Stati Uniti per preoccupazione riguardo le deportazioni di massa di latinoamericani. «Amico, sinceramente sì», è stata la risposta della star mondiale del reggaeton, attesa il 17 e il 18 luglio 2026 per due concerti sold out a Milano. «Ci sono state molte ragioni per cui non mi sono presentato negli Stati Uniti, e nessuna di queste era dovuta all’odio: mi sono esibito lì molte volte. Mi è piaciuto entrare in contatto con i latinoamericani che vivono negli Stati Uniti».
In un certo, ha spiegato l’autore di Debí tirar más fotos, proponendo una residency di 30 show a Porto Rico, dall’11 luglio al 14 settembre (con nove date riservate ai portoricani), ha dato la possibilità agli statunitensi di venire ad ascoltarlo nel suo Paese. «La gente dagli Stati Uniti poteva venire qui a vedere lo spettacolo. Latini e portoricani degli Stati Uniti potevano anche viaggiare qui, o in qualsiasi parte del mondo». In territorio statunitense, invece, poteva esserci il problema del «f***g Ice», l’agenzia per l’immigrazione, fuori dai suoi concerti. «Ed è qualcosa di cui stavamo parlando e che ci preoccupava molto».
Da qui la decisione del cantante, 31 anni, di evitare di esibirsi negli Usa. Rafforzata dopo la rielezione di Donald Trump a presidente e la stretta sulle espulsioni dei migranti.
11 settembre 2025
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