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La Bce congela i tassi (per ora): cosa cambia per i mutui. Inflazione vicina al target, le attese per le prossime mosse

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La Banca centrale europea ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati: 2% sui depositi, 2,15% sui rifinanziamenti principali e 2,40% sui rifinanziamenti marginali. Una scelta ampiamente attesa dagli analisti, che conferma la linea di prudenza di Francoforte in un contesto di crescita moderata e disinflazione in corso.

«Prevediamo che questa settimana la Bce manterrà invariati i tassi», aveva sottolineato nei giorni scorsi Josefina Rodriguez, economista di Vanguard Europe, secondo cui «i dati in arrivo sono sostanzialmente in linea con le proiezioni di giugno» e l’inflazione resta «sulla buona strada per raggiungere il 2% nel medio termine». La stessa Rodriguez ha rimarcato che la politica monetaria è «in una buona posizione», pur ribadendo la dipendenza della Bce dall’evoluzione dei dati economici.

Un orientamento condiviso anche all’interno del Consiglio direttivo, dove diversi membri hanno escluso la necessità di mosse immediate. Come aveva osservato qualche giorno fa Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, «non vi è alcun motivo per adeguare la politica», mentre il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, aveva sottolineato che «non vi sono molti argomenti» per un intervento sui tassi.

Sul fronte delle famiglie, lo stop al ciclo di tagli si traduce in un sostanziale congelamento delle rate dei mutui variabili. Secondo le simulazioni di Facile.it e Mutui.it, la rata «dovrebbe fermarsi sui valori attuali, vale a dire tra i 610 e i 615 euro». Gli esperti spiegano che l’Euribor «potrebbe già aver scontato l’ultimo taglio previsto entro fine anno», rendendo improbabili ulteriori benefici per chi ha un finanziamento indicizzato. Anche i future sugli Euribor confermano che l’indice sembra aver raggiunto il suo punto di equilibrio «intorno al 2%, e dovrebbe rimanere su questi livelli fino a fine anno e per tutto il 2026».

Cautela, dunque, resta la parola d’ordine a Francoforte, con l’istituto guidato da Christine Lagarde (in foto) che si prepara a navigare in un contesto complesso, tra disinflazione in atto, incertezze politiche in Europa e tensioni commerciali globali. Un elemento di rischio, secondo Luke Bartholomew, vicecapo economista di Aberdeen Investments, potrebbe arrivare dalla Francia: «un forte sell-off dei titoli di Stato francesi, dovuto all’incertezza politica e fiscale, rappresenterebbe un inasprimento significativo delle condizioni finanziarie nell’area euro, il che potrebbe incentivare nuovi tagli dei tassi».

Nei prossimi mesi, aggiunge Dave Chappell, senior fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, «sarà più chiaro se il Comitato dovrà intervenire con una riduzione dei tassi; il fattore determinante potrebbe essere un indebolimento dell’economia statunitense che porterebbe a un ulteriore rafforzamento dell’euro».

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11 settembre 2025

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