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La nuova acqua di Sant’Anna: Europa, vetro & wellness. Bertone: «Dopo Eau Neuve guardiamo alle bollicine Sanpellegrino»

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«Gli Usa? Anche dopo l’annuncio di un accordo con l’Europa sui dazi, restano un mercato che al momento forse è meglio tenere in stand-by: troppe incertezze». E se a tirare il freno è Alberto Bertone, fondatore, presidente e ceo dell’Acqua Sant’Anna, sulle Alpi Cuneesi, si può immaginare il sentiment delle imprese in questo autunno. 

Bertone siede anche nel consiglio di Via Nazionale come referente del Piemonte, forte dell’impero delle acque minerali costruito dalla fine degli anni ‘90 a Vinadio: ora un colosso da 350 milioni di fatturato, oltre un miliardo e 600 mila di bottiglie l’anno

Perché parla ancora di incertezze se l’accordo sui dazi c’è stato? 
«Tutto il settore è in affanno, perché non si parla mai chiaramente di acqua minerale. Dunque resta l’alea del dubbio se il dazio al 15% valga anche per l’acqua. E considerato che entrare su un mercato come gli Usa vuol dire bilanciare milioni di euro per un nuovo scaffale, in questo momento è saggio riflettere su nuovi investimenti Oltreoceano. Anche perché l’Europa offre invece mille opportunità tutte da cogliere con i nuovi prodotti che stiamo mettendo sul mercato dopo l’acquisizione di Eau Neuve». 

Già, un’estate fa, Sant’Anna rilevava Eau Neuve: primo shopping all’estero. 
«Circa cinquanta milioni di investimento con piani molto ambiziosi: raddoppiare i volumi dello stabilimento che abbiamo rilevato con 50 persone», come detto a L’Economia. Nuove acquisizioni in vista, ora che Sanpellegrino arriva sul mercato? «Ci piacerebbe, certo. Non il versante francese ma quello italiano del business delle acque Nestlé, e quindi Sanpellegrino, Levissima e Acqua Panna. Ma il momento è di grande incertezza per il rebus dazi che pesa sul settore, ma sì ci interessa vedere i valori, i numeri della divisione acque minerali di Nestlé». 

Come procede il rilancio di Eau Neuve? 
«Le nostre prime bottiglie in alluminio e vetro, grazie agli impianti rilevati con l’operazione Eau Neuve, sono ora nei supermercati Esselunga e nelle principali catene italiane, mentre i conti di Eau Neuve sono finalmente in pareggio». 

Cosa cambia con Eau Neuve? 
«Nel 2008 abbiamo raggiunto la leadership in Italia delle acque minerali, ma mancava l’alto di gamma: ora integriamo la nostra offerta per famiglie con quella sartoriale di Eau Neuve, che già collabora per confezioni personalizzate con squadre di calcio e moda. Insomma, noi siamo forti nella grande distribuzione, grandi numeri di bottiglie che finiscono sulla tavola delle famiglie. Eau Neuve è forte nell’horeca: hotellerie, ristorazione, con prodotti di altissima gamma. E stiamo già registrando buoni risultati dalle nuove confezioni di lusso in tetrapack e alluminio che stiamo portando sui mercati europei e non solo: dalla Francia agli Emirati arabi». 


Shopping Oltralpe: che rapporto c’è con la Francia? 

«In Francia c’è il nostro primo competitor, l’acqua Evian di Danone: solo acquisendo un business all’estero, specie in un mercato come quello francese, puoi entrare davvero su quel territorio. E non parlo solo per noi ma per molte aziende. Insomma, l’operazione Eau Neuve ci ha aperto la porta della grande distribuzione d’Oltralpe, senza complessi di inferiorità». 

Come avete lavorato su Eau Neuve, che avete rilevato dal salotto buono degli imprenditori francesi? 
«Era un gioiello ma senza la gestione giusta per farlo brillare: abbiamo portato in pareggio i conti e oltreché in Francia stiamo lavorando molto con la distribuzione in Spagna visto che la fonte è proprio sui Pirenei, a cavallo tra i due Paesi. La Compagnie des Pyrénées, società di Mérens-les-Vals che controlla Eau Neuve, era nata con due soci nel 2017. Uno ha poi ceduto a fondi che fanno capo a famiglie di noti imprenditori francesi come i Bresson della catena Monoprix, una famiglia collegata ai Michelin. Risultato: abbiamo trattato la cessione con 7 fondi, oggi uno dei fondatori è rimasto al 7%. Noi siamo un business di famiglia, controllato al 57,5%, con il resto in capo alla famiglia Osella. Certo per far correre ancora di più Sant’Anna servirebbe la ferrovia». 

Spieghiamo, in che senso una ferrovia per essere più competitivi? «Servirebbe la via ferrata fino allo stabilimento per ritirare la merce, come può fare Danone con Evian: è il mio sogno. Penso ai nuovi treni ecologici a idrogeno, risparmieremmo il trasporto su gomma». 

Intanto Sant’Anna continua a lanciare nuovi prodotti, oltre all’acqua. 
«Sono cambiate le abitudini dei consumatori, addio ai 3×2, bisogna lanciare nuovi prodotti. Così dopo Sant’Anna Pro, l’acqua con acido ialuronico e collagene, ecco la linea Beauty & wellness SanFruit Sant’Anna con frutta Cuneese. Una mossa che ha reso necessario l’acquisto di una nuova linea da 35 milioni di euro capace di sfornare 45 mila bottiglie l’ora di bevande, dal tè lanciato nel 2012 alla soia, senza l’impiego di conservanti, perché il processo avviene in ambiente perfettamente asettico. Per l’acqua minerale sono ormai 24 le linee. Ma il mercato soffre una stagione anche meteorologicamente incerta: ad agosto il settore era in calo del 16%, noi contiamo di chiudere l’anno stabili a 350 milioni. E più che i dazi, visto che il mercato Usa per noi non è così strategico, temo la sugar tax minacciata dal governo a luglio e rinviata al 2026». 

In Europa è già applicata da Norvegia, Finlandia, Francia, Spagna, Polonia e Ungheria. Cinque centesimi di euro al litro per le bibite zuccherate il primo anno. Poi passerebbe a 10 nel 2026. 
«Ma ora che i consumatori sono attenti alla spesa, e gli imprenditori scontano il rincaro dell’energia, sarà uno choc. Basterebbe obbligare i produttori di bevande a sostituire lo zucchero con la stevia vegetale che già utilizziamo. Diciamo la verità, è un tassa camuffata da educazione al consumatore. Allora perché non tassare tutti i dolci?».

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11 settembre 2025 ( modifica il 11 settembre 2025 | 13:27)

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