Home / Esteri / Nepal, dopo il caos il vuoto di potere: il coprifuoco imposto dall’esercito e l’aeroporto bloccato. Cosa succede ora?

Nepal, dopo il caos il vuoto di potere: il coprifuoco imposto dall’esercito e l’aeroporto bloccato. Cosa succede ora?

//?#

Gli osservatori internazionali guardano «con attenzione», così il Commissario Onu per i diritti umani Volker Turk, la situazione in Nepal, dove 48 ore di proteste violente tra lunedì e martedì hanno rovesciato il governo e messo la capitale a ferro e fuoco. A guardare da vicino il Parlamento di Kathmandu, dove si sono da poco spente le fiamme appiccate dai rivoltosi e le mura sono nere di fumo, c’è l’esercito, che martedì sera ha preso il controllo delle strade e protegge il presidente Ram Chandra Paudel, scappato lunedì in elicottero e ora rientrato. Mercoledì pomeriggio – il fuso orario di Kathmandu è 3 ore e 45 minuti avanti a quello di Roma – Paudel, protetto dagli stessi militari, incontrerà i manifestanti. Il coprifuoco è dichiarato per un tempo indefinito. 

Alla Reuters il portavoce dell’esercito Raja Ram Basnet dice che «stiamo tentando di normalizzare la situazione, prima di tutto. L’impegno è di proteggere le vite dei cittadini e le loro proprietà». Negozi chiusi, mercati disdetti. Tra lunedì e martedì sono state date alle fiamme, come il Parlamento, le case dell’ex primo ministro – la moglie era dentro casa, ed è in condizioni gravissime – dell’attuale premier, del ministro degli Interni. L’aeroporto di Kathmandu resta chiuso. 

La rabbia popolare, che si è chetata solo dopo le dimissioni di KP Sharma Oli, è esplosa per una legge che bloccava i social network, voluta dal premier (ora dimissionario) per limitare il cybercrime, di fatto per controllare il dissenso; e cova da mesi, anni, in un Paese – incastonato tra Cina e India e in mezzo alle loro tensioni – dove il salario medio è di 1.100 euro l’anno, e dove i figli dei ministri e delle autorità conducono vite all’insegna del lusso e le documentano proprio sui social che il governo voleva bloccare. 

Ma cosa succederà ora? Sui media locali la notizia più imminente è l’incontro, a breve, tra il capo di Stato Paudel e i manifestanti, ma i dettagli sono pochi in un momento in cui le istituzioni democratiche – già giovani, essendo il Nepal stato una monarchia fino alla guerra civile del 2008 – sono fragilissime, e la sicurezza dei loro esponenti è a rischio. Certo con le dimissioni del governo il Parlamento sarà dissolto, e si terranno nuove elezioni. Nel frattempo si ipotizza che i partiti si riuniscano, tutti, per esprimere un governo che gestisca gli affari correnti. 

Più difficile capire cosa potrà mettere un freno al malcontento popolare. Dei 30 milioni di nepalesi, quasi 3 milioni lavorano fuori dal Paese per l’assenza cronica di posti di lavoro – anche per questo, perché erano stati «tagliati fuori» dalle comunicazioni, il blocco social ha fatto infuriare così tanto le famiglie – e sono quasi tutti giovani. La situazione non cambierà nella notte. Cina e India osservano da vicino, e martedì il premier indiano Narendra Modi ha commentato sui social che «la stabilità del Nepal per noi è della massima importanza, così come la sua pace e la sua prosperità. Chiedo ai miei fratelli e sorelle nel Paese di mantenere pace e ordine». 

Numerosi osservatori internazionali si sono nel frattempo attivati per monitorare il rispetto dei diritti umani nel Paese, dove la repressione delle proteste tra lunedì e martedì ha provocato almeno 22 morti e circa 400 feriti. L’Onu fa sapere che le sue agenzie sono «pronte» a fornire assistenza: l’Oms, l’Unicef, e anche l’ufficio dell’alto commissario dell’Onu per i rifugiati, che in una nota ha promesso «un’inchiesta rapida e trasparente» sulla repressione delle scorse ore. La nota invita anche «tutte le forze di sicurezza ad attenersi ai principi fondamentali del diritto nell’uso della forza e delle armi. Il Nepal ha una democrazia vivace e una società civile attiva, e il dialogo è il modo migliore per affrontare le preoccupazioni dei più giovani». I social media sono stati riattivati, già da martedì. 

10 settembre 2025 ( modifica il 10 settembre 2025 | 12:42)

10 settembre 2025 ( modifica il 10 settembre 2025 | 12:42)

Fonte Originale