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Festivaletteratura: bestseller del 1525, guerre d’oggi. E Mantova ascolta i ragazzi

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L’attualità che incendia il dibattito, ma anche i bestseller della storia della letteratura freschi dei loro 500 anni, e il mondo dei ragazzi. Il Festivaletteratura contiene moltitudini e se molti incontri ci impediscono di dimenticare le crisi che dilaniano il presente — l’emergenza Gaza e il conflitto russo-ucraino su tutte — ci sono filoni che affondano nelle radici della nostra cultura e si interrogano sui loro frutti. Ci sono gesti simbolici, come quello di Marcello Fois che indossa la maglietta Free Palestine perché, dice, «il mio assillo è che tra dieci anni qualcuno mi chiederà dov’ero, cosa stavo facendo mentre succedeva questo a Gaza», e testimonianze dirette come quella Atef Abu Saif, ex ministro della Cultura dell’Autorità palestinese, nato a Gaza, che venerdì a tarda sera ha parlato di ciò che sta accadendo nella sua terra a partire da Diario di un genocidio
(Fuoriscena) e da Vita appesa (Polidoro), in uscita il 16. Marija Stepanova (La sparizione, Bompiani) ha offerto una lucida, alta testimonianza su che cosa significa essere oggi una scrittrice russa: «Non mi sembra possibile tornare alla mia Mosca e non so nemmeno se lo vorrei — ha detto —perché credo che sia diventata una comunità completamente diversa. Certo, è facile dirsi: io sono tra i buoni. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina me ne sono andata, è stato il mio modo per dire: non in mio nome, non con le mie mani. Però non posso non riconoscere che faccio parte di questa società e devo prendermi la mia parte di responsabilità. Sento la necessità di capire la storia, di cercare l’origine di ciò che è successo e pensare cosa si può fare. Dell’evoluzione che la Russia ha subito in questi ultimi vent’anni si vedono le tracce in tutto il mondo…».

La sua riflessione sul conflitto si intreccia con quella sulla lingua: «Anche il russo è vittima di questa guerra così crudele, così contro la vita. È diventato uno strumento di violenza, per uccidere le persone». Non c’è, però, rassegnazione: «Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un numero: i rifugiati, gli sfollati, i profughi, insomma le persone che non vivono nei Paesi in cui sono nate sono 120 milioni in tutto il mondo, più o meno equivale a tutta la popolazione della Russia. E questo enorme numero di persone che non parlano la stessa lingua, hanno qualcosa in comune, il che fa di loro, di noi, una nuova comunità. La parola nazione non me la sentirete usare».

I bestseller del 1525

Sembra lontano dall’attualità che bussa alla porta, ma forse non lo è, un altro sentiero. Partendo da un gioiello della città, Palazzo Te, la cui costruzione iniziò nel 1525, Alessandro Della Casa, membro del comitato direttivo, si è interrogato su quali fossero i libri dell’anno e l’ha chiesto a Emilio Russo, docente di Letteratura italiana alla Sapienza e a Martina Dal Cengio, ricercatrice nello stesso ateneo. Ne sono usciti quattro incontri, quattro istantanee di un momento, il Cinquecento, in cui il mercato del libro esplode: editori che si fanno concorrenza e cercano un pubblico più vario, non solo quello delle corti, più edizioni dello stesso libro, copie pirata.

«Il senso — spiega Russo — è, da un lato, di cercare di inquadrare quella novità editoriale in quel momento storico; dall’altro, di indagare come quel tema sia ancora presente nel nostro mondo». Giovedì Michele Lodone ha parlato di polemiche religiose con il De servo arbitrio di Lutero, risposta al De libero arbitrio di Erasmo da Rotterdam; ieri Tommaso Braccini, dell’edizione del 1525 delle commedie di Aristofane, che contiene una novità, il testo della Pace, tema oggi sensibilissimo. Ci sono Le prose della volgar lingua di Pietro Bembo di cui parlerà domenica 7 Matteo Motolese, «un’opera molto attesa — spiega Russo — che segna una svolta. La norma di Bembo si afferma come punto di riferimento per tutta una serie di autori che si stanno muovendo sulla letteratura del tempo. Ci chiediamo: che rapporto c’è tra la storia della lingua, le grammatiche, e la scrittura letteraria? Ora sembra molto meno importante essere corretti grammaticalmente di quanto non fosse all’epoca di Bembo». Oggi Emanuele Lugli parla di amore con il Libro de natura de amore
scritto in latino da Mario Equicola e tradotto in volgare nel 1525. «È un trattato massiccio, pesante, pieno di citazioni, da cui cerchiamo di capire se possiamo ricavare la verità, vi prego, sull’amore, per citare Auden» dice Russo.

Le parole dei ragazzi

E Amori è anche uno dei tre temi, rigorosamente declinati al plurale, di cui si parla domani nel format Words Match curato da Simonetta Bitasi e Alice Torregiani. Con i ragazzi, in piazza Alberti, costruiscono una bibliografia aperta e ne parlano con gli scrittori. Con i linguisti Giuseppe Antonelli e Beatrice Cristalli si è discusso di Parole, oggi si parla di Attivismi. Perché, come sottolinea Cristalli, «la scelta delle parole non è un flusso automatico ma un processo articolato dove galleggiano tante idee che abbiamo su noi e sugli altri».

6 settembre 2025 (modifica il 6 settembre 2025 | 12:39)

6 settembre 2025 (modifica il 6 settembre 2025 | 12:39)

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