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Gli affari poco chiari del genero di Trump, tra superyacht e miliardari sauditi

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Uno dei generi del presidente americano Donald Trump, Michael Boulos, avrebbe a più riprese approfittato per il proprio tornaconto personale dell’importante parentela acquisita. Lo racconta un’approfondita inchiesta del New York Times che ha scavato in varie operazioni finanziarie, apparentemente un po’ opache, condotte negli ultimi quattro anni dal marito di Tiffany Trump. Nata nel 1993 da Trump e dalla sua seconda moglie, l’attrice Marla Maples (lei e Donald si sposarono due mesi dopo la nascita della loro unica figlia per poi divorziare nel 1999), Tiffany è cresciuta con la madre in California ed è rimasta per molti anni lontana dai riflettori. Anche per questo è stata spesso definita dai media americani «the forgotten daughter», ovvero «la figlia dimenticata» di Trump. E, quando nel 2019 il presidente, allora al suo primo mandato, licenziò la sua segretaria personale Madeleine Westerhout per aver violato il suo obbligo alla privacy parlando con dei giornalisti, Politico scrisse che l’assistente aveva rivelato che il presidente non amava essere fotografato a fianco di Tiffany perché la riteneva in sovrappeso.

Secondo il New York Times, fin dal giorno del suo fidanzamento con Tiffany, avvenuto nel gennaio del 2021, Boulos avrebbe cercato di approfittare della sua posizione per tentare di fare qualche affare lucroso dai contorni un po’ borderline. Una delle sue prime «vittime» sarebbe stato il suo futuro cognato Jared Kushner, sposato con un’altra figlia di Trump, Ivanka – e a sua volta accusato di essere un esempio di nepotismo, dal momento che si sarebbe giovato della parentela con Trump per ottenere dei ruoli rilevanti all’interno dell’amministrazione. Boulos e suo cugino Jimmy Frangi avrebbero coinvolto Kushner nell’acquisto di un superyacht la cui costruzione non era stata ancora completata, con l’obiettivo di terminarlo e poi rivenderlo con un importante margine di guadagno. Secondo l’inchiesta del New York Times, oltre a incassare una provvigione per l’intermediazione, i due cugini (o quantomeno Frangi), a insaputa di Kushner, avrebbero gonfiato di un paio di milioni di dollari la cifra di acquisto dello yacht per trattenere la differenza con l’inganno. Boulos e Frangi hanno incassato rispettivamente 300 e 400 mila dollari per la loro attività di brokeraggio, ma lo yacht, a distanza di tre anni, pur avendo ricevuto un nome (Solstice) langue ancora in Grecia, senza che i lavori siano stati terminati. Tutti gli interessati hanno negato alcuna malversazione.

La seconda vicenda su cui si è concentrata l’attenzione del New York Times riguarda il miliardario saudita Abdulelah Allam, che vive negli Stati Uniti in un esilio auto-imposto. Anche in questo caso sarebbe coinvolto Frangi, il cugino di Boulos. Allam, con cui Frangi avrebbe accumulato un ingente debito, aveva l’esigenza di recuperare il suo enorme patrimonio immobiliare in patria, che gli era stato sequestrato nel 2017 in seguito a un’operazione anticorruzione sollecitata dal principe ereditario saudita Mohammad bin Salman. Frangi e Boulos, in cambio dell’estinzione del debito contratto dal primo con Allam, avrebbero maneggiato per invitare il miliardario saudita al matrimonio di Michael con Tiffany, poi avvenuto nel 2022 nel golf club di Mar-a-Lago di proprietà di Trump. L’idea era di creare una photo opportunity per Allam: comparendo in qualche immagine accanto a Trump, il saudita avrebbe potuto vantare una sua presunta vicinanza con l’allora ex presidente americano e, in grazia di questa amicizia, avrebbe forse potuto tornare in possesso dei suoi beni in patria. Anche in questo caso l’operazione non è riuscita: Allam non è stato invitato al matrimonio e non ha recuperato le sue proprietà. Ma dai suoi conti sarebbero comunque arrivati a Boulos 100 mila dollari, che sono stati poi giustificati come il pagamento di un debito pregresso.

Anche il padre di Michael, Massad Boulos, si sarebbe avvantaggiato della parentela acquisita con Trump. Businessman appartenente a una vasta famiglia di origine libanese, Massad Boulos, ceo di una azienda nigeriana controllata dal suocero che vende camion e macchinari di vario tipo nel Paese africano, veniva descritto dai giornali come un imprenditore molto ricco. Ma poi, un’altra inchiesta del New York Times, pubblicata l’anno scorso, ha scoperto che le sue quote nell’azienda del suocero ammontavano a meno di 2 dollari. In ogni caso, durante la campagna di Trump per le elezioni presidenziali dell’anno scorso, Boulos senior si è speso molto per raccogliere voti per lui all’interno delle comunità arabo-americane. Boulos ha agito soprattutto in Michigan, uno Stato determinante in cui Trump ha poi vinto di stretta misura su Kamala Harris e in cui quattro anni prima aveva invece perso la sfida con Joe Biden.

Dopo la vittoria di Trump, Massad Boulos è stato nominato consigliere presidenziale per il Medio Oriente e poi senior adviser presso il Dipartimento di Stato per l’Africa. E, anche in questo caso, emerge un ruolo del figlio Michael. L’ex premier della Guinea, Lansana Kouyaté, ha detto in alcune interviste che Boulos junior, dopo che il padre ha ricevuto l’incarico di consigliere per l’Africa, ha iniziato subito a darsi un certo daffare per «mettere in contatto degli investitori statunitensi con alcuni governi africani». Poi Kouyaté ha smentito tutto. Nel frattempo, il 15 maggio di quest’anno, Michael Boulos e Tiffany, hanno dato a Trump un altro nipote: Alexander.

22 agosto 2025

22 agosto 2025

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