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«Superstizione e magia nell’antica Roma»: un volume racconta rituali, numeri e scaramanzie nell’Urbe

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Porta iella, porta sfiga, porta male… Quante volte lo si sente dire: di luoghi, accadimenti e — perfino — persone. Un tema pressoché infinito, che affonda le sue radici nella notte dei tempi sfidando ogni sorta d’illuminismo e scontate «geografie».

Superstizioni diffuse fin dall’antichità

Roma, ad esempio: non sarà Napoli ma è vittima (oggetto, soggetto, comunque protagonista) delle sue superstizioni, diffuse fin dall’antichità. Ed è a queste nello specifico che è dedicato il volume di Maria Cristina Martini, prolifica autrice di libri di romanistica e direttore della casa editrice MMC, marchio specializzato in pagine divulgative sulla Città Eterna.

Origini di credenze vive ancora oggi

Superstizione e magia nell’antica Roma il titolo del libro: un centinaio di pagine in cui si parla di divinazione, gesti scaramantici, maledizioni, di arti magiche, di influenza dei numeri e di simbologie astrali. Un’analisi che punta a far scoprire al lettore le origini di numerose credenze ancora oggi vive nella società.

Anna Perenna, divinità festeggiata il giorno delle Idi di marzo

Il viaggio alla ricerca della (s)fortuna prende in analisi casi celebri e meno celebri. Tra i primi l’archeo-ritrovamento — correva l’anno 1999 — della cosiddetta Fontana di Anna Perenna, antica divinità festeggiata il giorno delle Idi di marzo, primitivo capodanno romano). Rinvenuta durante gli scavi per la realizzazione di un parcheggio interrato in via Guidobaldo Dal Monte ai Parioli, angolo con piazza Euclide, la Fonte è un fulcro di rituali magici e maledetti. Nella cisterna retrostante della fonte» — risalente almeno al IV secolo avanti Cristo e utilizzata oltre il VI secolo dopo — furono infatti ritrovati diversi oggetti utilizzati per pratiche magiche e riti religiosi: laminette in piombo con maledizioni, contenitori di piombo contenenti figurine antropomorfe, un pentolone di rame e diverse monete e lucerne, oggi conservati presso le Terme di Diocleziano, una delle sedi del Museo Nazionale Romano.

«Strigae» e «versipelles»

Stessa sede dove si trovano altri esemplari di defixiones, (dal verbo defigere, inchiodare, conficcare): maledizioni, anatemi diretti a qualcuno per vendetta o rivalità in amore, incisi su lamine arrotolate di piombo o su contenitori metallici (in una ritrovata in via Latina viene direttamente evocato il dio degli inferi…). In questa carrellata di strigae, versipelles

(alla lettera:

uomini col potere di cambiare pelle e trasformarsi), festività, riti propiziatori, giorni fausti e infausti, spazio anche alla figura di Simon Mago, personaggio che suscitò scalpore al tempo di Claudio e Nerone imperatori. Illusionista e occultista che praticava arti magiche, in grado con il suo carisma di affascinare il popolo, nonostante si fosse convertito al Cristianesimo venne considerato il primo degli eretici.

«Accanto a una città conquistatrice, se ne scopre una insicura»

«Questo quinto libro della collana Roma misteriosa — racconta l’autrice — si occupa di un aspetto meno razionale dell’ Urbe antica, quello legato a credenze e superstizioni cui i romani credevano con convinzione. Accanto a una città potente, conquistatrice e con forte spirito pratico, se ne scopre una molto più insicura, composta da una popolazione assillata dalle indecisioni sulle scelte da effettuare».

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22 agosto 2025 ( modifica il 22 agosto 2025 | 07:17)

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