La storia dei palestinesi è infarcita di violenze, equivoci e occasioni perdute. Da più di un secolo il progetto israeliano ne erode i diritti, da almeno 80 anni i palestinesi non sono capaci né di arginare l’espansione dello Stato ebraico né di conviverci pacificamente.
La differenza tra il progetto di uno Stato ebraico e di uno palestinese è che il primo è sempre stato chiaro. C’è persino un nome a identificare l’idea: sionismo. Il secondo, invece, si è formato lentamente, ha cambiato obiettivi e metodi, mancando di visione e leadership. I palestinesi hanno provato a costruire un proprio Stato col terrorismo, ma anche con le trattative, appoggiandosi all’ex Unione Sovietica e al nemico americano, con i sassi dell’Intifada e il diritto internazionale, con i deltaplani assassini del 7 ottobre e la resistenza non violenta dei contadini della Cisgiordania. A ogni passaggio è andata sempre peggio. Sino a oggi. Il tentativo di Hamas di rompere un equilibrio ingiusto rischia di avere come effetto quello di cancellare il sogno (e il diritto) dei palestinesi ad avere una patria.
Le origini
Nel 1917 il ministro britannico Balfour promise al miliardario e sionista Lord Rothschild una «casa nazionale per il popolo ebraico» in Palestina. Quando, nel 1947, l’Onu decise di dividere la Palestina in due Stati, uno ebraico e uno arabo, i palestinesi non erano pronti. Seguendo il progetto sionista gli immigrati ebrei avevano costruito istituzioni funzionanti, gli abitanti arabi dell’area no. Spesso si è rimproverato ai palestinesi di aver rifiutato lo Stato offerto loro dall’Onu, ma non esisteva all’epoca qualcosa che li rappresentasse. Per loro risposero Giordania ed Egitto che scatenarono una guerra contro Israele e occuparono rispettivamente Cisgiordania e Striscia di Gaza.
Identità nazionale
Su spinta della Lega Araba nasce nel 1964 l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp). Da statuto, gli obiettivi sono la liberazione della Palestina, la negazione dello «Stato sionista» e, come metodo, la lotta armata. Invece che «arabi di Palestina» si parla ormai di palestinesi. Nel 1967 Egitto, Giordania e Siria affrontano Israele per l’ultima volta. Dopo la loro sconfitta solo l’Olp rappresenta gli interessi palestinesi e riceve finanziamenti da tutto il mondo arabo. Diventa la «più ricca organizzazione terroristica del mondo», ma dal 1988 cambia linea. Prima adotta le Risoluzioni Onu sui due Stati (israeliano e palestinese), poi nel 1993 riconosce in una lettera ufficiale «il diritto dello Stato d’Israele all’esistenza pacifica e sicura». Lo statuto non viene però aggiornato.

Occasioni mancate
Gli Accordi di Oslo del 1993 e del 1995 danno finalmente vita a un embrione di amministrazione civile palestinese, quella che i sionisti avevano organizzato mezzo secolo prima. Nel 2012 la Palestina viene riconosciuta come «Stato osservatore» all’Onu. Le Risoluzioni delle Nazioni Unite che invitano alla soluzione dei «due Stati» non si contano, ma non si traducono in realtà. Una scuola di pensiero accusa la destra sionista di Israele di aver boicottato la nascita della Palestina. Prove sarebbero l’assassinio del premier Yitzhak Rabin che avrebbe voluto la pace e il sostegno dato ad Hamas contro l’Olp. Un’altra corrente interpretativa accusa l’Olp di aver evitato l’ultima firma per la speranza di cancellare Israele o per il timore di aver negoziato accordi troppo penalizzanti.
Doppia leadership
Con gli Accordi di Oslo ai palestinesi vengono riconosciute Cisgiordania e Striscia di Gaza, ma Israele si è riservato il controllo militare dell’83% della Cisgiordania e quello di tasse, energia, acqua, movimento di persone e merci. In più dal 1967 Israele favorisce insediamenti ebraici nelle aree palestinesi (le cosiddette «colonie»). Tutto ciò provoca la nascita di Hamas, in opposizione alla linea ormai pacifica decisa dall’Olp. Torna la lotta armata. Il culmine è l’attacco del 7 ottobre. Ancora una volta, Israele, sotto attacco, ne approfitta. Dopo la distruzione di Gaza ora prova a dividere la Cisgiordania con la nuova gigantesca colonia. Sono gli ultimi anelli di una catena.
22 agosto 2025
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