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Tajani: «I candidati alle Regionali? No alle quote, si scelgano i migliori. Serve un taglio dell’Irpef»

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Non c’è necessità di un vertice straordinario, di un vertice dei leader per mettere nero su bianco le priorità della ripresa, c’è già il Consiglio dei ministri previsto per il 28 agosto e noi «ci sentiamo spesso tutti». Certo, che l’aria si cominci a fare più frizzante rispetto alla calma piatta agostana lo vede, però «è naturale, possono esserci dei punti in cui le nostre visioni divergono, non siamo un partito unico». Due esempi su tutti: la polemica sui responsabili delle autorità portuali di Palermo e Napoli, che vedono esponenti di FI (Schifani e il partito campano) contro il ministro delle Infrastrutture Salvini «hanno una logica, ma non sono casi politici». Così come sul caso della commissione sui vaccini che il ministro Schillaci ha revocato dopo le polemiche, facendo insorgere Salvini e Lollobrigida: «Anche qui, non è questione di partiti: il ministro ha agito con la sua autonomia, ma noi azzurri pensiamo che bisogna affidarsi alla scienza quando si tratta di medicina, e i vaccini sono un’arma straordinaria della scienza».
 
C’è troppa guerra in giro perché Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, si metta ad accendere micce. Piuttosto le spegne, anche sulle parole di Salvini che ha irriso Macron facendo infuriare la Francia: «La politica estera la fanno il premier e il ministro degli Esteri, questo conta». Pur rivendicando idee e ruolo del suo partito. Dalla manovra alle scelte per le Regionali.
 
Partiamo dall’economia: tante spese all’orizzonte dopo la decisione Usa sui dazi, per la difesa dell’Ucraina. FI cosa vuole nella manovra?
«Premetto: siamo una maggioranza unita, coesa, fondata su idee e visione del mondo comuni, e arriveremo tranquillamente alla fine della legislatura portando avanti le riforme cardine del nostro programma: giustizia, premierato, autonomia e riforma fiscale, per noi essenziale».
 
Ecco, su questo cosa volete sia previsto in manovra?
«Per prima cosa la riduzione dell’Irpef dal 35 al 33% per i redditi fino a 60 mila euro. Poi è vero che abbiamo avuto risultati straordinari sull’occupazione, ma ora dobbiamo rendere i salari più ricchi. Una ipotesi è detassare la quota di contributi del lavoratore che guadagna fino a 9 euro l’ora, rispetto ai 7,5 attuali. Altra idea è la detassazione di straordinari, festivi e premi di produttività. Non si potrà fare tutto ora, ma magari nell’arco di 2-3 anni».
 
La Lega insiste sulla rottamazione delle cartelle.
«Non siamo contrari a prescindere, ma la decontribuzione è un provvedimento strutturale, la rottamazione è una tantum. Se ci saranno risorse si faccia, ma prima vengono altre priorità».
 
Quali risorse? I dazi peseranno, la difesa pure…
«Sui dazi anche se si è raggiunto il miglior accordo possibile dovremo ancora lavorare, in particolare sui settori dell’acciaio, dell’agro-alimentare, dei vini. E puntiamo molto su un incremento dell’export, per arrivare dai 623 miliardi attuali a 700. Per le spese di difesa, teniamo conto che abbiamo chiesto fondi europei di 15 miliardi di cui si dovrà cominciare a restituirne dieci tra 5 anni. Sono risorse che potremo utilizzare per altro, come la sanità».
 
Con Salvini ci sono frizioni, a partire dallo scontro sulle nomine per i porti di Palermo e Napoli.
«Ma non sono questioni politiche, sono tecniche. In Sicilia si è contestata non la persona scelta dal ministro e non perché leghista, ma il fatto che non abbia le competenze necessarie per un ruolo tanto delicato. Si devono ascoltare le ragioni di Schifani. In Campania invece c’è una questione di incompatibilità».
 
E sulle nomine contestate di Schillaci per la commissione vaccini, poi ritirate?
«Anche qui, la nostra posizione è sempre la stessa. Noi di FI non chiediamo poltrone, ma vogliamo che in materia di scienza si adottino criteri scientifici, non opinioni. Aver debellato malattie ci dice quanto servano i vaccini. Non confondiamo gli errori gestionali fatti durante il Covid dal M5S con la necessità e l’importanza dei vaccini».
 
Regionali: ma quando li decidete i candidati?
«Adesso siamo concentrati sulle Marche, dove siamo convinti di ottenere grandi risultati anche noi come FI. Poi si voterà in Valle d’Aosta dove c’è il proporzionale e in Calabria dove si ripresenterà Occhiuto».
 
Resta non poco: Veneto, Campania, Toscana e Puglia. E magari anche Milano.
«Non cambio idea: non sarà questione di quote, ma di scegliere i migliori. FI si muove così, per qualsiasi ruolo, che siano autorità di enti o candidati. Quindi a settembre decideremo tutti insieme».

È favorevole alla lista Zaia? A chi dovrebbe spettare la corsa per la presidenza?
«Non sono favorevole alla lista perché alle elezioni si presentano i partiti, non esponenti di partiti con proprie liste, pur se forti e autorevoli. La scelta, anche qui dovrà cadere su chi ha più probabilità di fare bene, anche se in Veneto siamo favoriti».
 
In Campania candiderete Cirielli?
«L’ipotesi migliore sarebbe un civico, ma credo che Cirielli sia una figura autorevole e capace, non abbiamo preclusioni».
 
Puglia e Toscana?
«Se non ci sarà un candidato civico, penso che quella di Mauro D’Attis sia la candidatura migliore che potremmo presentare. In Toscana decideremo presto il candidato, intanto noi metteremo i nostri parlamentari locali tutti come capilista, perché è un’elezione importante».
 
Chiudiamo con Milano.
«Servirà un civico, ci sono diverse ipotesi attorno alle quali si può costruire una maggioranza composta dal centrodestra e da Azione».

21 agosto 2025 ( modifica il 21 agosto 2025 | 22:47)

21 agosto 2025 ( modifica il 21 agosto 2025 | 22:47)

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