
Giacomo Casanova la descrisse nei suoi diari come una delle sole due donne che l’aveva ferito. Quando la conobbe e si innamorò di lei il libertino veneziano aveva 17 anni. Si incontrarono nuovamente, molti anni dopo, in un bordello di Amsterdam. Arthur Japin ne ha fatto la protagonista del suo romanzo, «In Lucia’s Eyes», in cui immagina il percorso che portò la giovane donna, sfigurata dal vaiolo, a lavorare come domestica, quindi segretaria di una contessa, persino modello anatomico per un medico e, infine, sofisticata cortigiana Galatea de Pompignac, con il volto sempre velato da una maschera. Dar Zuzovsky, l’attrice che interpreta Lucia nel film di Michiel Van Erp «Splendida imperfezione. Il primo amore di Casanova» (in uscita il 21 agosto, con Jonah Hauer-King nel ruolo del seduttore) la descrive come una donna che cercò, a modo suo, di superare la gabbia delle convenzioni sociali.
«Una donna intelligente, in senso emotivo — racconta l’attrice, nata a Tel Aviv 34 anni fa —, capace di reinventarsi andando contro le impietose regole dell’epoca. Ciò che amo di lei è il fatto che non sia mai una vittima. Prende il controllo della narrazione che la società sta cercando di imporre in un’epoca in cui le donne non avevano libertà e autonomia. Mi ha colpito vedere una persona che sta lottando per ciò in cui crede e combattendo la brutalità di ciò che il mondo sta cercando di fare di lei, una sorta di mostro, dopo che, a causa del vaiolo, ha perduto la sua bellezza». Lucia è una sopravvissuta, dice. « Trova il modo di liberarsi dai suoi demoni, dalla paura, dalla vergogna e dal senso di colpa in nome della dignità».
Non sapeva nulla di lei, Dar Zuzovsky (conosciuta per la serie The Survivor), prima di leggere la sceneggiatura, firmata da Ursula Rani Sarma e Arthur Japin. «Conoscevo, come tutti, la figura di Casanova, il seduttore raccontato spesso dal cinema». In tantissimi film, il primo, di Alfréd Deésy, del 1918, già si basava sulle memorie del libertino uscite solo molto dopo la sua morte, nel 1798.
Per l’attrice incarnare la metamorfosi da Lucia a Galatea è stato complesso. «La vita a volte ci metta di fronte a sfide complesse che ti fanno crescere. Nel suo caso era una ragazza bellissima, molto felice e molto semplice, che incontra l’amore e non sa cosa l’aspetta. Dopo la malattia intraprende un viaggio alla ricerca della libertà di scegliere. Non era solo una vittima delle circostanze. Come attrice, la sfida principale era la trasformazione, il passaggio da Lucia e Galatea. Avendo girato prima la parte di Amsterdam, ho incontrato prima la versione di lei più riservata, più cauta e matura, segnata dalla vita, quando ha dovuto costruirsi questo alter ego per proteggersi. Anche la maschera era sorta di armatura per lei, l’ha aiutata: invece di scomparire a causa delle sue cicatrici, lei si reinventata per riprendere il controllo della sua storia. Usa l’intelligenza e il cervello, per trovare il modo di manovrare le persone che la circondano e trovare un nuovo posto nel mondo, perché non ha più la sua bellezza. Ovvero il metro attraverso cui si giudicava una donna».
È cambiato ma non troppo, dice Dar, un passato da modella. «Vorrei poter dire che quelle strutture sociali ormai non esistono più. Ma mi sembra che essere donna significhi ancora essere giudicata per il proprio aspetto fisico. Per me è sempre stato molto importante dimostrare che ho un cervello e una personalità e penso che anche questo ruolo sia stato una bella occasione anche per questo aspetto».
Un film che ha cambiato anche la sua idea di Casanova. «In un certo senso, a causa dell’immagine che mi ero fatta di questo personaggio, ho sempre avuto un po’ paura di una figura simile, tutta incentrato sul suo aspetto e sulla seduzione: il sesso, le donne, la caccia, il brivido, il pericolo. Non riuscivo a entrare in sintonia, ma quando ho letto la sceneggiatura l’ho visto sotto un’altra luce: come un ragazzo che sta solo cercando di scappare dal suo cuore spezzato. Un uomo che vuole solo essere amato. Sta affrontando il peso del rifiuto. Penso che questa sia la cosa più difficile da affrontare nel gioco dell’amore, mi ha fatto provare più compassione verso di lui».
Le riprese della parte veneta del film, coprodotto per l’Italia da Kino produzioni, sono state in location bellissime, racconta, tra Venezia e Padova. «Alcuni luoghi li abbiamo scoperti grazie al set. Adoro girare in Italia. Sono appena tornata da Matera, per la seconda stagione di «Martin Scorsese Presents: The Saints», la docuserie di cui il grande regista è produttore esecutivo, narratore e conduttore. Siamo stati anche a Polizzi Generosa, il paese dei suoi antenati. Io faccio Maria Maddalena». Ma questa è, decisamente, un’altra storia».
21 agosto 2025
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