
Come si riconosce l’emicrania e quali sono i trattamenti efficaci?
Risponde Maria Clara Tonini, responsabile Centro cefalee, Clinica San Carlo, Paderno Dugnano (VAI AL FORUM)
L’emicrania è considerata una vera e propria malattia neurologica benigna, la cui corretta diagnosi viene esplicitata non con esami strumentali o biochimici, come per la maggior parte delle malattie, ma con precisi criteri diagnostici e linee guida, declinati dalla Classificazione Internazionale delle Cefalee. Il sintomo è la cefalea che deve durare dalle quattro alle settantadue ore con due delle seguenti caratteristiche: una localizzazione unilaterale – talvolta anche bilaterale -, un dolore pulsante, di intensità medio-forte che limita o impedisce lo svolgimento delle attività quotidiane; un peggioramento con l’attività fisica. Durante l’attacco emicranico devono essere presenti almeno uno dei seguenti sintomi: nausea e/o vomito, fastidio alla luce (fotofobia) e ai suoni (fonofobia).
Quando diventa cronica
Nel 12% della popolazione è una malattia ad andamento episodico se si manifesta con una frequenza inferiore ai 15 giorni di mal di testa al mese; viene definita cronica nel 1,4-2% dei casi, se la cefalea è presente per più di 15 giorni al mese per più di tre mesi. Nel 2,5-3% dei casi l’emicrania episodica evolve in una forma cronica. Studi scientificamente validati hanno dimostrato che soggetti con una frequenza basale superiore ai 10 giorni di cefalea al mese per più mesi o anni continuativamente avevano un rischio circa 6 volte maggiore di cronicizzazione rispetto a soggetti con bassa frequenza di attacchi. Altri studi hanno evidenziato che il rischio di cronicizzazione è di circa 9 volte maggiore se presente un uso eccessivo di analgesici, in particolare per i farmaci di associazione, dose dipendente – più di 10 assunzioni al mese per i triptani e 15 per i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) e paracetamolo.
Le terapie efficaci
Non da trascurare che l’uso eccessivo di farmaci sintomatici non solo può favorire la cronicizzazione dell’emicrania, ma può causare una nuova cefalea definita «medication overuse headache» (Moh, mal di testa da uso eccessivo di farmaco), che sommandosi ai giorni con emicrania determina un mal di testa continuo, peggiorando ulteriormente la qualità di vita e il benessere in generale. Una tempestiva diagnosi e un corretta gestione terapeutica diventano un momento importante. La terapia sintomatica ha l’obiettivo di bloccare l’attacco nel più breve tempo possibile e quindi va assunta tempestivamente – entro la prima mezzora/ora dall’inizio del mal di testa. Rappresenta l’approccio migliore quando la frequenza degli attacchi non è elevata e quando la frequenza degli stessi si risolve con la sola terapia sintomatica. Si avvale dei Fans o dei triptani, che rappresentano la classe di prima scelta dell’attacco emicranico, o del paracetamolo; attualmente viene indicata una nuova classe di farmaci chiamata gepanti.
Gli altri farmaci
La profilassi è indicata in tutti gli attacchi con frequenza medio-alta o quando sono parzialmente o completamente non responsivi alla terapia sintomatica. Ne fanno parte i beta bloccanti, i calcioantagonisti, gli inibitori dei recettori dell’angiotensina, alcuni antiepilettici, gli antidepressivi triciclici e i rivoluzionari anticorpi monoclonali anti CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina). Infine la tossina botulinica tipo A si è dimostrata efficace nei soggetti con emicrania cronica non rispondenti o intolleranti ai farmaci di profilassi. Va ricordato che qualunque terapia di profilassi va mantenuta per un periodo di tempo di almeno tre mesi, evitando sospensioni improvvise, e che va considerata efficace se la frequenza dei giorni di mal di testa si riduce di almeno il 30-50%, non sottovalutando l’efficacia anche in termini di riduzione dell’intensità del dolore.
19 agosto 2025
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